Società

Massa (Arci): «Cambiare nome al Terzo settore? Giusto gettare il sasso nello stagno»

Terzo settore o società civile? Per il presidente di Arci nazionale la sollecitazione del professor Zamagni richiama la necessità di una «revisione di sistema» e di un recupero dei valori del libero associazionismo

di Alessio Nisi

Un sasso nello stagno. Sono proprio queste le parole che il presidente di Arci nazionale, Walter Massa, utilizza a proposito dell’intervento di Stefano Zamagni, professore di Economia politica nell’Università di Bologna e presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali-Pas, al Meeting di Rimini. Zamagni, lo ricordiamo, aveva detto che il termine “Terzo settore” non rende ragione dell’importanza e della ricchezza all’interno della nostra società del ruolo di tante organizzazioni che dalla cultura, allo sport, dal socio assistenziale alla cooperazione sociale, sorreggono il welfare nel nostro Paese. Spiegando che “società civile”, è un’espressione che più correttamente «elimina una sorta di condizione di subordinazione rispetto al settore pubblico e al settore privato». L’intervento del professore ha sollevato un acceso dibattito tra economisti e protagonisti del sociale sul ruolo attuale e sul futuro del Terzo settore, di cui Vita ha dato conto. 

Con la sovrapposizione tra Terzo settore e politiche sociali abbiamo perso di vista quanto il Terzo settore sia legato al mondo della cultura, dello sport e dello stare insieme ricreativo: pilastri fondamentali delle nostre società

Walter Massa – presidente di Arci nazionale

Il valore del libero associazionismo

«Fa bene», spiega Massa, «il professor Zamagni a lanciare il tema. Non pensiamo come Arci che il Terzo settore sia sostanzialmente “quelle azioni legate a ciò che lo Stato non può fare”. Si sta perdendo quel valore del volontariato e dello stare insieme che è proprio del Terzo settore e che dell’associazionismo è una delle gambe principali». Oggi, aggiunge Massa, «il valore del libero associazionismo è messo fortemente in crisi da alcune storture della riforma sul Terzo settore». Per Massa si vuole rendere commerciale ciò che è «un’azione di società civile». Per questo è necessaria «una riflessione di sistema che parta da noi e coinvolga le istituzioni».

L’articolo 18 della Costituzione

Per superare questa distorsione, e anche in relazione a quanto detto da Zamagni, «credo ci vorrebbe una grande assise del Terzo settore, perché vada meglio riconosciuto da parte delle istituzioni e vada appunto rimesso a sistema. Lo Stato deve continuare ad avere un ruolo importantissimo perché non può essere tutto privato, però è altrettanto vero che noi non dobbiamo e non possiamo perdere il senso dell’articolo 18 della nostra Costituzione, quello che prevede appunto la libertà di associazione» e che prescinde, precisa, «da quello che fai in termini di utilità sociale».

Ricucire e sostenere le comunità territoriali

In particolare la riflessione del presidente di Arci nazionale prende le mosse da questa considerazione. «Non c’è alcun tipo di valorizzazione di questo mondo», nonostante, «il Terzo settore tenga in piedi questo Paese, occupandosi di fare quello che non fa più nessuno: ovvero ricucire le comunità territoriali, sostenerle e in moltissimi casi dare loro dei servizi. Al tempo stesso», lamenta Massa, «continuiamo ad interventi normativi decisamente sottotono, quando va bene».

Pilastro del welfare comunitario

Per Massa la subordinazione del Terzo settore al settore pubblico e privato di cui parla il professor Zamagni «c’è, esiste. È una distorsione della realtà in cui si immagina, quando va bene, il Terzo settore come volontariato, identificandolo con quell’insieme di persone che decidono di dedicare il loro tempo gratuitamente a tutta una serie di attività». Ma, ed è “ma” gigantesco, «in realtà oggi, per stessa ammissione delle normative nazionali, il Terzo settore è un pilastro fondamentale del welfare comunitario. Se non ci fosse il Terzo settore non ci sarebbero le ambulanze per arrivare in ospedale, non ci sarebbero i servizi sociali dei comuni. Se non ci fosse il Terzo settore un pezzo di sanità, soprattutto quella legata alla terza età non ci sarebbe».

Walter Massa, presidente di Arci Nazonale

Un passo in avanti

Dal “sasso nello stagno” alla riflessione di Leonardo Becchetti, economista di Roma Tor Vergata, secondo cui, nell’ottica di un nuovo paradigma economico, il settore civile deve essere l’unico grande settore privato del Paese. «È una sollecitazione suggestiva», dice Massa, «dobbiamo tenere conto che il Terzo settore è un sistema complesso: non possiamo trattare nello stesso modo il piccolo circolo del paese di provincia nelle aree interne nella stessa misura in cui trattiamo la grande centrale cooperativa che fa servizi di residenzialità per anziani». Ecco, aggiunge ancora, «questi elementi per stare insieme devono essere in qualche modo analizzati, distinti e portati a sistema».

Nel testo la foto di Walter Massa è di arci.it


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