Mondo

ItaliAfrica: i prossimi impegni

E se la Rai parlasse dall’Africa?

di Emanuela Citterio

E se la Rai parlasse dall?Africa? C?è da scommetterci, l?informazione sarebbe molto diversa. L?azzardo parte dal comitato promotore di Italiafrica, la manifestazione che per la prima volta, dal 15 al 17 aprile a Roma, ha messo al centro l?Africa, l?Europa, e nuove relazioni possibili fra i due continenti. “I nostri mezzi di informazione si occupano poco di ciò che accade in Africa, e spesso solo per raccontare drammi in corso d?opera dando un?immagine falsata di questo grande continente, che rappresenta invece un enorme potenziale per il futuro del mondo”. Firmato: comune di Roma, organizzazioni non governative italiane, tutti e tre i sindacati italiani, istituti missionari, tre agenzie dell?Onu. La rete nata attorno all?evento di Italiafrica rivolge l?appello direttamente alla presidente Lucia Annunziata: per una sede Rai in Africa. Perché, se si eccettua un ufficio a Il Cairo, formato da due persone, che si occupa soprattutto di Medio Oriente, non esiste una sede in tutto il continente africano. Fonti interne alla presidenza Rai ci confermano che ?la presidente è sensibile alla questione della pluralità dell?informazione? e che la proposta verrà presa in considerazione presto, forse già nel prossimo consiglio di amministrazione. Italiafrica non si smantella insieme al palco che il 17 aprile in Piazza del Popolo ha concluso la manifestazione di Roma. La prima a dirlo è Maria Pia Garavaglia, vicesindaco dell?Urbe, ex presidente della Croce Rossa, lady del sociale nell?amministrazione Veltroni. Lo fa al microfono che il 15 aprile le offrono i sindacati italiani e africani riuniti alla sede del Cnel a Roma. “La manifestazione di Italiafrica è un bell?inizio. Sia chiaro: un punto di partenza. Qualcuno ci ha chiesto se non temiamo di ?distrarci?, occupandoci dell?Africa. Speriamo si accorga che abbiamo cominciato un lavoro serio e indispensabile, anche per l?Italia e l?Europa”. Le fanno eco le parole di un?altra donna. Ugandese, Noerine Kaleeba, dell?organizzazione non governativa Action Aid: “Nei convegni è facile applaudirsi a vicenda”, scuote il pubblico. “Ma questa volta la posta in gioco è troppo importante. Vi prego, non sprechiamo questa occasione”. Il dramma dell?Aids – che in Africa spegne la vita di 30 milioni di persone e le speranze di molti di più – Noerine l?ha vissuto da vicino, dodici anni fa, quando le è morto il marito. “Dallo stigma sono passata all?espormi per affrontare il problema. È stato possibile perché qualcuno ha creduto in me. Ci sono italiani eccezionali in Uganda, devo dirvelo, fanno un lavoro grandioso. Senza le comboniane, e i volontari dell?associazione che ho incontrato, non sarei qui ora”. Noerine è diventata presidente di Action Aid International. Ora è lei a dire cosa serve fare nel proprio Paese “e se non mi ascoltano alzo il mio bastone”, dice ridendo. Farmaci accessibili per l?emergenza Aids, cancellazione del debito per i paesi più poveri, aumento degli aiuti allo sviluppo, embargo totale della vendita delle armi, sono gli obiettivi concreti dichiarati dagli organizzatori di Italiafrica. “Oltre ai progetti vogliamo portare avanti anche l?idea che ha animato l?iniziativa di Roma: la consapevolezza che Africa ed Europa hanno un destino comune” afferma Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant?Egidio. “Può sembrare ingenuo ma la nostra ambizione è quella di iniziare a cambiare il pensiero del mondo sull?Africa. Lo faremo grazie soprattutto ai membri africani della nostra comunità, continuando a essere presenti con progetti in Paesi africani ma anche qui in Italia, con una sensibilizzazione sul piano culturale. Siamo convinti che l?Europa, senza la relazione con questo continente, perda gran parte del suo significato”. I presupposti di un nuovo rapporto? A Italiafrica si parla molto di relazioni più eque nel commercio e di un?informazione più corretta. Sindacati, associazioni e isituzioni mettono in comune anche nuove forme di cooperazione. E dopo? “L?idea è quella di costituire un comitato permanente sull?Africa” afferma tre giorni dopo la coclusione dell?evento Angelo Baiocchi, direttore dell?Ufficio comunicazione del comune di Roma. “Ci siamo appena riuniti con il sindaco, e la parola d?ordine è non lasciar cadere nulla delle sinergie e degli spunti emersi da Italiafrica. Andremo avanti a due livelli: di pressione politica per tradurre gli spunti in operatività e sul piano della comunicazione”. Il sito www.italiafrica.org alla vigilia della manifestazione ha registrato centomila accessi al giorno. “Sarebbe delittuoso sprecare uno strumento che ci è costato fatica. L?ipotesi che porterò avanti sarà quella di far diventare il sito un luogo di convergenza di informazioni e iniziative sull?Africa, con un bollettino quotidiano di notizie. Potrebbe diventare un punto di riferimento internet, con il contributo dei diversi soggetti che hanno promosso Italiafrica”. Cancellazione del debito estero e aumento degli aiuti allo sviluppo sono due punti su cui continuerà l?impegno comune. A dircelo è Luigi Cal, direttore dell?Ufficio internazionale della Cisl. “Non sappiamo ancora come, ma la convinzione di tutte le sigle del comitato promotore è quella di rimanere unite su queste battaglie”. Già perché la questione del debito dei Paesi poveri è tutt?altro che risolta, se il 30 per cento del Prodotto interno lordo del Senegal “se ne va per pagare gli interessi ai Paesi creditori” come dice Mody Guiro, presidente della Confederazione nazionale dei lavoratori senegalesi. E ha qualcosa di assurdo se, come ha detto a Italiafrica la sindacalista burkinabè Mamounata Cissé “il debito è tre volte il valore delle nostre esportazioni”. Di fatto, nonostante le campagne e alcune iniziative di cancellazione da parte dei governi creditori, i Paesi africani continuano a spendere ogni anno 13 dollari per ogni dollaro di aiuti ricevuti, per ripagare il debito. “Troppo poco e troppo lentamente. Questo è in estrema sintesi il motivo per cui le cancellazioni non incidono nella realtà di molti Paesi in Africa” spiega l?economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione giustizia e solidarietà della Cei. “Bisogna fare di più e soprattutto collegare le cancellazioni a iniziative di sviluppo. In Italia basterebbe ridare sostanza alla legge 209, approvata nel Duemila”. Decine di viaggi in Africa alle spalle per la campagna giubilare di remissione del debito, il professor Moro dice di Italiafrica: “Per la prima volta c?è stata una mobilitazione unitaria a favore di questo continente. Anche se non è la prima volta che società civile e istituzioni si icontrano su questi temi. Lo abbiamo sperimentato nella campagna di cancellazione del debito, che aveva coinvolto anche consigli comunali e provinciali, pezzi di istituzioni. Mi sembra un buon metodo, può inaugurare dinamiche nuove, forse più utili. Voglio dire: non è scritto nei geni della società civile che debba essere in alternativa alle istituzioni politiche. Anche queste ultime sono un?espressione della popolazione, no?”. Priorità della Cisl a livello internazionale, ha annunciato Savino Pezzotta a Italiafrica, è anche la democratizzazione dell?Organizzazione mondiale del commercio. “I sussidi a 22mila coltivatori di cotone degli Stati Uniti mettono in ginocchio l?economia di undici Paesi africani, tanto per fare un esempio” spiega Luigi Cal. “Non si può parlare di sviluppo senza affrontare questo problema. In Italia esiste già un tavolo tecnico che lavora quotidianamente in collaborazione con i sindacati del sud del mondo. E dopo Italiafrica l?intenzione è di costituire anche un tavolo politico di confronto con il governo italiano, dove ridiscutere le politiche commerciali del nostro Paese”.


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