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Legge marziale per i baby detenuti
Sono 550 i ragazzi palestinesi rinchiusi nel 2003 nelle carceri israeliane. "Senza alcun tipo di aiuto", denuncia Save The Children.
“C?è un solo posto in cui avvicinare e offrire supporto psicologico ai ragazzini palestinesi è impossibile: le carceri israeliane”. Carceri, spiega Tove Myhrman, responsabile dei programmi di Save The Children Svezia per Gaza e la Cisgiordania, in cui sono finiti 550 ragazzini, di cui molti dodicenni, solo nel 2003. Il loro crimine? «Nel 90% dei casi, sono accusati di aver lanciato pietre. Una colpa per cui la legge militare n. 53 degli israeliani prevede da 10 a 20 anni di detenzione a seconda che i sassi colpiscano i soldati o i loro automezzi», denuncia Save The Children nel rapporto Living Behind Barriers, Palestinian Children Speak Out. Trenta pagine ricche di numeri e testimonianze, presentate alla Commissione per i diritti umani dell?Onu in marzo, che suscitano molte domande.
Vita: Cosa succede ai ragazzi dopo l?arresto?
Tove Myhrman: Vengono portati nei cosiddetti Centri di detenzione, luoghi in cui vengono rinchiusi anche gli adulti in attesa di giudizio che, generalmente, si trovano negli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Qui possono rimanere molti mesi in attesa di un processo che, solitamente, avviene in uno dei tribunali militari nei Territori palestinesi. Dopo il processo, i ragazzini vengono portati nelle prigioni israeliane, come quella di Abu Kabir, vicino a Tel Aviv, o quella di Telmond, nei pressi di Haifa.
Vita: Ricevono supporto psicologico e assistenza legale in queste prigioni?
Myhrman: Non c?è alcun tipo di assistenza psicologica nelle carceri e possono passare fino a 19 giorni prima che un avvocato riceva il permesso di vedere il suo assistito. L?ordine militare n. 1500 dà ai soldati israeliani e allo Shabak, il loro servizio di sicurezza, il diritto di tenere i ragazzini in isolamento per 12 giorni con l?estensione di una settimana. Questa è una grave violazione della Convenzione Onu sui diritti dei bambini. E non è l?unica. In Israele ci sono due sistemi giudiziari paralleli: un sistema di giustizia militare applicato ai palestinesi nei territori occupati di Cisgiordania e della Striscia di Gaza, e un sistema di giustizia civile applicata ai cittadini israeliani. Secondo la giustizia civile di Israele, un minore non può essere arrestato a meno che non siano i presenti i suoi genitori, un assistente sociale o un avvocato. Ma il diritto viene negato ai minori palestinesi.
Vita: Le organizzazioni non profit israeliane e internazionali possono avvicinare e lavorare con i ragazzi detenuti?
Myhrman: Save The Children Svezia e l?International Commission for Jurists aiutano la sezione palestinese di Defence For Children International a dare assistenza legale gratuita ai ragazzini. Ma non ci sono enti che possano svolgere programmi sociali o di educazione con i ragazzi finché sono in prigione.
Vita: I genitori possono vederli?
Myhrman: Le visite dei parenti non sono permesse nei centri di detenzione, molti bambini ci hanno detto di aver visto i loro genitori per la prima volta durante il processo. Le visite nelle carceri israeliani sono difficili perché i palestinesi che vogliono entrare in Israele devono avere un permesso speciale molto difficile da ottenere.
Vita: Quanto restano in prigione i ragazzini e cosa succede loro quando vengono rimessi in libertà?
Myhrman: La pena massima per il lancio di pietre, l?accusa più frequente con cui finiscono in prigione, è vent?anni. Ma, in pratica, dà seguito a una condanna da 6 mesi a 5 anni di detenzione. Il sostegno agli ex detenuti varia e, in generale, comincia in famiglia. Sicuramente i servizi offerti ai ragazzini dalle organizzazioni non profit locali e internazionali possono essere migliorati: per questo dal 2004 abbiamo cominciato a lavorare a progetti di reinserimento nella società degli ex detenuti.
Vita: Crede che l?Accordo di Ginevra e la Road Map garantiscano una migliore protezione dei diritti dei bambini in Medio Oriente?
Myhrman: Nessuno dei piani di pace che finora sono stati messi sul tavolo, purtroppo, ha riservato la necessaria attenzione ai diritti dei bambini. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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