Formazione

Pasqualina Napoletano-Pse troppe buone intenzioni

La vicepresidente del Pse: "Sono stati fatti molti passi in avanti sui diritti sociali, ma è ancora tutta da giocare la partita sulla loro efficacia giuridica, e sulla pace...".

di Ettore Colombo

Pasqualina Napoletano, combattiva presidente della delegazione italiana dei Ds al Parlamento europeo, è vice-presidente del gruppo parlamentare del Pse. Da sempre sensibile ai problemi delle donne e molto attenta alle relazioni con l?Africa (è reduce da un viaggio in Algeria come osservatrice, per conto della Ue, delle recenti elezioni), difende competenze e attività del Parlamento europeo sui temi del sociale, ma sulla nuova Costituzione riconosce che “si poteva fare di più”. Vita: Onorevole Napoletano, quanto conta il sociale e la difesa dei suoi diritti, nei palazzi di Bruxelles? Pasqualina Napoletano: Gli spazi nelle istituzioni europee non sono molti né le procedure sono semplici: sulle materie del sociale, poi, serve il voto all?unanimità del Consiglio europeo e gli Stati, su tali materie, tendono a mantenere gelosamente le loro prerogative. Il punto di partenza per tutti, comunque, è il trattato di Amsterdam, che ha dato vita alla Carta sociale dell?Unione, a lungo solo protocollo aggiuntivo all?architettura istituzionale europea perché la Gran Bretagna si oppose alla sua adozione, ma che ora è parte integrante della Carta dei diritti fondamentali dell?Unione. Merito della presidenza tedesca, che la portò alla Conferenza di Nizza, dove fu definitivamente approvato. L?ispirazione di fondo sta nella Carta dei diritti dell?uomo adottata nel 1950 dal Consiglio d?Europa, ma mancavano, a quella Carta, proprio i diritti sociali. Ora ci sono, anche se ancora privi di efficacia giuridica: il vertice di Nizza, che approvò il testo, non la concesse. Vita: Resta il problema dell?efficacia, dunque? Napoletano: L?Unione può fare solo ciò che gli Stati nazionali delegano espressamente ad essa, il che vuol dire che oggi è impedita a fare politiche su materie che non le competono. La base giuridica d?azione sui diritti sociali è ancora incerta, ma col varo della nuova Costituzione si deciderà a maggioranza e il Parlamento avrà più peso. Una procedura di certo più democratica e partecipata che permetterà un maggiore coinvolgimento, non solo dei parlamentari europei, ma anche dei sindacati e delle associazioni del Terzo settore. Vita: La nuova Costituzione servirà anche ad armonizzare pratiche diverse? Napoletano: Nella nuova Costituzione c?è ancora troppa incoerenza tra la prima e seconda parte, decisamente innovativa, che fissa i principi (piena occupazione, uguaglianza tra i cittadini, lotta all?esclusione sociale) e la terza, dove vengono identificate le politiche per perseguirli, problema che la Convenzione ha un po? lasciato cadere, senza dire che le politiche dovrebbero poter essere adottate a maggioranza, non all?unanimità. Una regola, questa, che allontana i cittadini dall?Europa non rendendo più difficili le decisioni. Vita: Quali rapporti avete stabilito, come Pse, con le richieste del movimento new global? Napoletano: Come Pse abbiamo partecipato a un Forum sociale mondiale, quello di Bombay. Come delegazione del Pse abbiamo preso una posizione netta contro i sussidi alle esportazioni, anche se con qualche resistenza dei socialisti francesi, ma i passi in avanti dell?Unione sulla riforma della Pac sono ancora troppo timidi, né l?accordo Francia-Germania, prorogato fino al 2007, li aiuta. Vita: Dalla società civile è venuta una forte richiesta per la pace… Napoletano: Due nostri deputati, Elena Paciotti e Valdo Spini, presentarono un emendamento che diceva: “L?Europa ripudia la guerra” prima che iniziasse il movimento di pressione della società civile italiana perché le stesse parole venissero adottate nel testo della nuova Costituzione, ma vi fu come una sfasatura temporale e questa iniziativa, fatta proprio all?interno della Convenzione, non venne compresa e appoggiata all?esterno. Quando Forum del Terzo settore e Tavola della Pace fecero la stessa richiesta, purtroppo, la questione era già stata affrontata. Nella nuova Costituzione la pace non è menzionata tra i principi fondamentali, ma è citata come uno degli obiettivi dell?Unione.


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