Cultura

Carlo Tognoli: Lasciatemi rilavorare

Da sindaco amatissimo a ministro, a indagato di Mani Pulite. Intervista a Carlo Tognoli.

di Stefano Arduini

Fino a dieci anni fa era una delle stelle emergenti della classe dirigente della Prima Repubblica. Con un curriculum da fare invidia: assessore a Milano dal 1970 al 76, sindaco della capitale economica del Paese per oltre dieci anni, dal maggio 1976 al dicembre 1986. L?anno successivo, lo sbarco nella capitale, nelle fila dei deputati socialisti. Una breve anticamera in attesa di entrare nella stanza dei bottoni, prima come ministro delle Aree urbane (fu il propugnatore delle piste ciclabili), quindi come timoniere del dicastero per il Turismo e lo spettacolo.
Erano gli anni dei governi Goria, De Mita e Andreotti. Democristiani. Preistoria. Un volo durato quasi cinque lustri, bruscamente interrotto dall?inchiesta di mani pulite. Dieci anni fa, Carlo Tognoli, classe 1938, abbandona lo scranno di Montecitorio e torna a Milano. Ma i tempi sono cambiati: Palazzo Marino è lontano anni luce, il mirino dei giudici è puntato su di lui. Prima di rivederlo sulla scena pubblica passeranno otto anni.
L?anno della rinascita è 2002. A casa Tognoli, sposato, con due figli (una femmina e un maschio), si appende un altro fiocco rosa: nasce l?associazione Amare Milano. Passano dodici mesi e il ministero dell?Istruzione gli consegna le chiavi della Fondazione del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo Da Vinci. Carlo Tognoli ritrova quindi un ufficio nel cuore di Milano. Al quarto piano di via San Vittore, 21: una bella scrivania di legno, ordinatissima e spoglia, e due immagini alla parete. La foto della formazione dell?Inter campione d?Italia nel 1953, scudetto bissato l?anno successivo (“Era l?Inter di Foni, quella del catenaccio all?italiana”), e il poster della mostra fotografica 1953. Milano ricostruita, omaggio ai cinquant?anni del museo che dirige.
Vita: Come ha vissuto questi ultimi dieci anni?
Carlo Tognoli: Molto male. Perché ho visto da vicino i danni che venivano fatti a questo Paese e a questa città. Non voglio parlare dei miei processi, tutti finiti bene, fra l?altro. Mi limito a osservare che con Mani Pulite è iniziato il declino dell?Italia. La giustizia sommaria di quel periodo ha decapitato una classe dirigente, non solo sul terreno politico, ma anche su quello delle imprese. Forse qualcuno meritava di finire alla sbarra, ma aver fatto di tutta l?erba un fascio è stato un errore imperdonabile. Fra il 1986 e il 1992 il Pil cresceva del 2% all?anno. Dopo di allora, la crescita prima si è dimezzata, poi è scesa fino ad arrivare allo zero. E non siamo usciti dal club dei cinque Paesi più industrializzati del mondo.
Vita: Proprio nel 1994 Craxi si rifugia ad Hammamet. Lei era uno dei suoi fedelissimi.
Tognoli: Ho conosciuto Craxi nel 1958. Il nostro era un rapporto di collaborazione politica. Già allora dimostrava grande creatività e grandi idee. Invecchiando si migliora nella tattica, ma se uno ha capacità strategiche, si vede da giovane. Craxi allora era un leader. Fu lui che per primo, dalle aule universitarie, inventò il centrosinistra, favorendo l?accordo fra l?Unione goliardica, i laici, e l?Intesa, i cattolici. Ben prima, cioè, che diventasse una politica nazionale. Dopo il 1994 ci siamo persi di vista, lui in Tunisia e io qui, con le mie grane giudiziarie.
Vita: Tutta colpa dei giudici, quindi?
Tognoli: Io non l?ho detto. La responsabilità è di quello che è accaduto.
Vita: Non che oggi le cose vadano meglio. Cosa pensa dei casi Parmalat e Cirio?
Tognoli: Mi limito a valutare che le vicende che hanno caratterizzato Tangentopoli sono ben poca cosa rispetto a queste ultime. Qui lo spreco di risorse è stato gigantesco, molto più che nel periodo della Prima Repubblica.
Vita: Milano, intanto, continua a boccheggiare. Oliviero Toscani ha detto che se dovesse descrivere la città in un flash, fotograferebbe una lapide. Concorda?
Tognoli: Non sarei così severo. Anche se dopo la ricostruzione post bellica, si è fatto molto di più sotto che sopra. La prima linea della metropolitana è stata inaugurata nel 1964, negli anni 70 è partita la seconda, e io negli anni 80 ho avviato la terza. Veniamo da una stagione cupa: gli anni 90. Negli ultimi cinque o sei anni, però, sotto l?amministrazione del sindaco Albertini qualcosa si è fatto. Penso alla Bicocca e al Portello.
Vita: Lei ha battezzato la sua associazione, Amare Milano. Una denominazione che sa tanto di invito, di appello. Così soddisfatto non lo deve essere. Da dove si parte per rilanciare la città?
Tognoli: La missione dell?associazione, che si avvale di testimonial del calibro del professor Adriano De Maio, ex rettore del Politecnico di Milano, dell?oncologo Umberto Veronesi e del giornalista del Corriere della Sera Guido Vergani, è quella di affrontare i problemi di Milano e della Lombardia proponendo e discutendo di grandi infrastrutture e di eventi che possano rimettere Milano al centro dell?attenzione internazionale.
Vita: Pensa a qualcosa di concreto?
Tognoli: Portare qui le Olimpiadi del 2016. Una proposta che, mi sembra, abbia convinto sia Albertini che Formigoni. E guardate che non è un?idea dell?ultima ora. Io ci avevo già pensato nel 1981, poi dovetti rinunciare perché la città di Barcellona ci chiese di fare un passo indietro. Alla fine sostenemmo la candidatura spagnola che si aggiudicò i Giochi del 1992. Credo che oggi ci siano tutte le condizioni per rilanciare la nostra proposta di un?Olimpiade ecocompatibile: la realizzazione di grandi infrastrutture dovrà essere bilanciata dal rispetto ambientale.
Vita: Altre idee?
Tognoli: La creazione di un tavolo permanente per la governance della grande Milano, un?area che comprende la provincia del capoluogo, ma anche Varese, Como, Lecco e Bergamo. Per far funzionare il motore di questa città policentrica, tuttavia, che non vuole essere una megalopoli, è necessario che sindaci, Province, Regione, Camere di commercio, associazioni degli industriali, sindacati e privati remino tutti nelle stessa direzione. Il primo passo potrebbe essere la realizzazione di un secondo passante ferroviario che colleghi il Nord-Ovest al Sud-Ovest del territorio.
Vita: Montanelli diceva: “Chi arriva a Milano, diventa milanese anche se non lo è”. È ancora vero?
Tognoli: Credo di sì. Milano non ha mai chiuso la porta in faccia a chi ha delle qualità.
Vita: Però l?emergenza casa è un ostacolo quasi insuperabile per molti.
Tognoli: Abbiamo calcolato che a Milano, per i redditi medio bassi, ovvero quelli che non possono accedere agli aiuti pubblici, siano necessari come minimo 20mila alloggi per dare un tetto ad almeno 50mila persone.
Vita: Lo ha detto ad Albertini?
Tognoli: Agli inizi degli anni 80 lanciai un piano casa per 20mila persone. Un?esperienza che si dovrebbe replicare, concedendo alloggi in affitto controllato.
Vita: Dov?è finita la rinomata generosità meneghina?
Tognoli: Temo che questa caratteristica si sia un po? affievolita, ultimamente. Non dimentichiamo che la generosità della città non era una predisposizione generica, ma molto puntuale, caratterizzata da vasti interventi sociali del Comune in collaborazione con le opere pie di carità. Purtroppo Milano sta ancora scontando la crisi generata da Mani Pulite. Quando si annienta una classe dirigente, i primi a risentirne sono gli enti pubblici, che dovrebbero fungere da guida nelle politiche sociali. Io, per esempio, quando ero assessore all?Assistenza introdussi, primo in Italia, l?assistenza domiciliare agli anziani.
Vita: Milano ha recentemente vissuto il passaggio di testimone dal cardinale Martini all?attuale arcivescovo, il cardinal Dionigi Tettamanzi. Che impatto ha avuto sulla città questo cambio?
Tognoli: Dal punto di vista dell?attenzione ai problemi sociali, non vedo grandi differenze. La guardia è sempre alta. Diverso è il modo di porgersi: Martini è un biblista, un uomo di cultura raffinata, abituato a dialogare con gli intellettuali. Tettamanzi mi sembra più pastore, più a contatto con il popolo.
Vita: Da questa città è partita la scalata di due leader della Seconda Repubblica: prima Bossi, poi Berlusconi. Partiamo dal senatur in camicia verde.
Tognoli: Un uomo di grande intuito, con un modo di fare tutto suo, che ha saputo interpretare un sentimento anti romano e anti meridionale presente nel Settentrione. Una certa parte di cittadini del Nord crede che molta della ricchezza prodotta qui finisca ingiustamente al Sud.
Vita: E Berlusconi?
Tognoli: Mi astengo da ogni valutazione politica. Le idee che ho me le tengo per me.
Vita: Prendiamola alla larga. Da che parte sta: centrodestra o centrosinistra?
Tognoli: Sono neutrale. Non sto con il centrodestra, ma nemmeno con questo centrosinistra. Io non credo al bipolarismo: è stato un grave errore. Almeno in Italia. Capisco che alle radici di questa legge elettorale ci sia l?obiettivo di rendere più solide le maggioranze, ma di fatto la conseguenza è stata la moltiplicazione dei partiti, non la loro diminuzione.
Vita: All?interno, però, di coalizioni predeterminate.
Tognoli: Certo, ma questo non è un pregio. Così facendo si è introdotta una schematizzazione terribile. Tutto è bianco o nero, ma la realtà non è così. Non solo esiste il grigio, ma anche il rosa, l?azzurro, il marroncino e il color caffelatte. Agli italiani piace convincersi di non essere faziosi, ma in realtà sono faziosissimi. Il bipolarismo accentua le caratteristiche negative del nostro popolo. Spero vivamente che si possa tornare al proporzionale.
Vita: Cos?è, il primo punto del programma elettorale della lista Amare Milano?
Tognoli: Non so. Per adesso non mi piacciono né gli uni, né gli altri. Perciò resto fuori dall?agone politico. Da uomo libero.
Vita: C?è ancora qualcosa che Carlo Tognoli apprezza di Milano?
Tognoli: I servizi del trasporto pubblico funzionano bene, anche se sono contrario all?introduzione delle metrotranvie. E poi i servizi medico-sanitari. Gli ospedali non saranno pulitissimi, ma dal punto di vista delle professionalità sono all?avanguardia in Europa.
Vita: Da presidente della Fondazione del Museo della scienza ha recentemente avviato un progetto di sostegno rivolto ai parenti dei detenuti del carcere di San Vittore, che si trova a pochi metri dalla vostra sede. Di cosa si tratta?
Tognoli: Abbiamo messo a disposizione dei figli dei carcerati uno spazio e degli educatori in modo che possano trascorre qui le ore di attesa prima dei colloqui. Al caldo, e con tutte le attrezzature del museo a loro disposizione. Spesso si tratta di persone giovanissime che arrivano da molto lontano e sono costrette a interminabili code fuori dalle porte del carcere.
Vita: Si parla di trasferire San Vittore fuori dal centro cittadino. Il direttore Luigi Pagano è assolutamente contrario. Lei che dice?
Tognoli: Lo trasferirei domani. Capisco che per alcuni sia comodo averlo nel cuore della città, ma è un simbolo negativo.
Vita: Brutti ricordi della stagione di Tangentopoli?
Tognoli: No. Pensavo ai tanti antifascisti che sono stati incarcerati lì dentro. Al suo posto costruirei un parco e una Casa dello studente.
Vita: Un?ultima domanda, al tifoso nerazzurro Tognoli. Negli ultimi dieci anni l?Inter ha inanellato un flop dietro l?altro. Com?è possibile?
Tognoli: Troppi cambiamenti: abbiamo comprato e ceduto gente come Roberto Carlos e Simeone. Calciatori amatissimi dai tifosi e legati a questa maglia. Errori che stiamo ancora pagando.

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