Mondo

Iraq: sicurezza privata business da 1 mld di euro

La sicurezza e' infatti uno dei principali business del dopoguerra iracheno: si calcola che il giro d' affari in questo settore superi il miliardo di euro

di Paul Ricard

I quattro italiani rapiti dalle Falangi di Maometto fanno parte dell’ esercito piu’ numeroso presente in Iraq, dopo quello americano. Si tratta degli uomini delle compagnie di sicurezza private. La sicurezza e’ infatti uno dei principali business del dopoguerra iracheno: si calcola che il giro d’ affari in questo settore superi il miliardo di euro. Sono aziende soprattutto inglesi o americane, come la Dnt security, cui sembrano appartenere i quattro italiani, Erynis, Olive security limited, ArmorGroup, Control risks group, Dyncorp. Tutte, secondo quanto emerge da un dossier pubblicato sulla rivista online ‘AnalisiDifesa’, stanno vedendo un notevole aumento dei propri affari proprio grazie alla caotica situazione irachena. Ai continui attentati alle forze armate della Coalizione fanno da sfondo anche quelli ai civili stranieri, soprattutto inglesi e americani, che si occupano della ricostruzione del paese. La sicurezza dei propri rappresentanti e’ uno dei temi piu’ cari alle agenzie che lavorano in Iraq, anche perche’, stando a quanto afferma una bozza preparata dall’ Infrastructure security planning group della Cpa (l’ Autorita’ provvisoria della coalizione), ”si ritiene che la minaccia alle forze della coalizione e alle agenzie che si occupano della ricostruzione possano rimanere al livello odierno per il prossimo anno” e che tali agenzie si possano trovare vulnerabili agli attacchi sia di elementi contrari all’ occupazione sia della comune criminalita’. Allo stesso tempo, tuttavia, le forze militari americane e della Coalizione non possono garantire la sicurezza di tutti i civili che, per motivi di lavoro, sono costretti a muoversi nel territorio iracheno. Per questo, le grandi agenzie appaltatrici assumono compagnie private di sicurezza, in grado di offrire loro servizi di scorta e di protezione. Nessuno conosce con certezza quanti siano i ‘vigilantes’ presenti attualmente in Iraq. Si tratta di professionisti provenienti sia da eserciti occidentali, americani e britannici soprattutto, sia sudafricani, sia, ancora, da cileni o da gurkha nepalesi (ex militari del British Army). Diversi anche gli italiani. E’ richiesto un curriculum nelle forze armate o in quelle di polizia e lo stipendio e’ cosi’ elevato che non sono pochi quelli che si congedano dai corpi di appartenenza per cercare impiego presso le compagnie di sicurezza private. Si parla di salari di circa 900 euro al giorno: il confronto e’ dunque a tutto svantaggio dei reparti nazionali. Comincia cosi’ a farsi preoccupante l’ emorragia di personale altamente qualificato dalle forze speciali britanniche o americane. Personale proveniente da tutto il mondo si trova in questo momento in Iraq: la Global Risk ha, tra il proprio personale, 500 soldati provenienti dalle isole Fiji e altrettanti Gurka. Questi ultimi, in particolare, sono incaricati di controllare l’ aeroporto di Baghdad, insieme ad alcuni soldati cileni. Non poche sono le compagnie che, comunque, si affidano a personale reclutato localmente, anche, se del caso, da addestrare. ArmorGroup, Control Risks puntano sull’ addestramento di volontari locali e la stessa Erynis conta tra le proprie fila ben 14.000 iracheni, impiegati come osservatori e guardie di sicurezza per i condotti petroliferi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.