Spiaggia inclusiva
Muravera, il braccio di ferro sulla pelle di anziani e persone con disabilità
L'incredibile vicenda che, nella località del Sarrabus a vocazione turistica, si trascina dal 2022. Il progetto dell'associazione Domu Mia continua a incontrare una serie di difficoltà ma stavolta la Regione ha apprezzato l'iniziativa e spiazzato il Comune
Una giornata di festa ma dal sapore agrodolce. Nei giorni scorsi è stata inaugurata la “Spiaggia inclusiva” nella Marina di San Giovanni, a Muravera, dopo mille traversie. La gioia di aver finalmente aperto la stagione balneare anche alle persone con disabilità o problemi di deambulazione è stata parzialmente offuscata dalla consapevolezza di aver perso inutilmente tanto tempo, per capricci burocratici e scarsa sensibilità su certe tematiche. Già, perché l’associazione “Domu Mia” (che aveva promosso questo progetto nel 2022) ha presentato regolare domanda lo scorso 14 giugno, ma la richiesta del presidente Ninni Santus è stata protocollata ufficialmente dal Comune di Muravera il 21 giugno.
Da quel momento soltanto silenzio e dinieghi, sino a quando non è stata interpellata la Regione che ha dato parere positivo. Nel frattempo, era arrivato il via libera anche dalla Capitaneria di porto. Il 22 luglio, finalmente, è arrivata la concessione di patrocinio da parte dell’amministrazione comunale, mentre la concessione demaniale porta il timbro del 31 luglio 2024. Dal 3 agosto in poi, i volontari di Domu Mia e alcuni cittadini di Muravera hanno lavorato sotto il sole per allestire pedana, piattaforma e due gazebo che garantiscono un minimo di ombra e ristoro a cittadini che arrivano da tutto il Sarrabus Gerrei.
Una triste, infinita storia nella quale prevale la miopia politica. «C’è tanta impreparazione in questo settore, ma anche insensibilità e persino terrore della disabilità. Una paura inconscia», ha detto Umberto Siotto, presidente dell’associazione “Felice Mastino” di Oristano, che si è fatto più di 150 km in auto pur di non mancare all’appuntamento. «Ho voluto manifestare la mia solidarietà e vicinanza agli amici di Domu Mia», ha precisato Siotto. «Di queste vicende, purtroppo, ne vedo e sento tutti i giorni, soprattutto nei piccoli comuni. Si continua a far trattare tutto ciò che concerne la disabilità a chi non la vive tutti i giorni sulla propria pelle. Sono poliomelitico da 60 anni, so quel che dico».
«Queste patologie disturbano molte persone, non le vogliono vedere e non ne vogliono parlare», prosegue Siotto. «Meglio far finta che non esistano. Ma qui non dobbiamo combattere per i diritti di una fetta della popolazione, bensì per i diritti di tutti. Altrimenti si costruiscono i ghetti. Vale per queste aree in spiaggia come per i bagni pubblici, i mercati comunali e gli accessi ai locali: devono essere fruibili a tutti, non solo a chi è sano. La città perfetta non esiste, ma almeno cerchiamo di eliminare le barriere architettoniche più semplici».
Domu Mia, in sardo, significa “casa mia”. «Ma abbiamo scelto questo nome per la nostra associazione, a significare che tutti devono sentirsi a casa propria quando partecipano alle nostre iniziative», ha sottolineato Ninni Santus, che ha elegantemente evitato polemiche e critiche nei confronti dell’amministrazione comunale. «Questi luoghi sono la casa di tutti, di persone sane e persone con vari problemi di salute, siano essi disabilità gravi o momentanea difficoltà nel camminare. Perché ci viene impedito l’accesso alla spiaggia? Questo non me l’hanno ancora spiegato». Forse perché un motivo plausibile non c’è.
Il Comune aveva cercato di risolvere il problema destinando quella piattaforma in fondo alla spiaggia di San Giovanni, a ridosso di un molo artificiale che la separa dalla peschiera. La stessa Capitaneria di porto aveva detto che non era possibile autorizzarla perché non vi erano le condizioni di sicurezza, proprio per la presenza delle rocce. Senza contare l’evidente emarginazione degli utenti.
«Ma c’è pure un altro problema», precisa Carla Sirigu, responsabile della comunicazione di Domu Mia. «Dalla peschiera, a intervalli regolari, sparano dei colpi a salve con un cannoncino, per tenere lontani gabbiani e altri uccelli marini. Se per la maggior parte dei bagnanti i botti possono essere soltanto un espediente fastidioso, avete idea di che cosa significhi per le persone che hanno problemi di salute mentale? È possibile che sia così difficile da comprendere?». In ogni caso, non si era fatto nulla e, infatti, nel 2023 la piattaforma non è mai stata varata.
«Da quando mi è stata diagnosticata un’insufficienza renale, ho problemi di deambulazione. Mi muovo sulla carrozzina, con tutti i limiti che ciò comporta», spiega Maria Macis, un’anziana donna di Muravera. «Qui posso godere di aria buona e bella compagnia, con il supporto degli operatori dell’associazione. Così evito di restare da sola a casa. Mi sento più viva. Trascorriamo delle belle serate insieme».
Già nel 2022, questa porzione di spiaggia era diventata un punto di socializzazione per tante persone, compresi gli anziani del paese e persino numerosi turisti. E questo, per quanto possa sembrare assurdo, ha dato qualche mal di pancia a più di una persona del luogo. Ora si spera che si possa ripetere quella bella esperienza sino al 31 ottobre, data in cui terminerà la concessione (e, si sa, l’estate in Sardegna dura a lungo).
«Questa è una battaglia che riguarda tutti», commenta Teresa Sarritzu della locale Associazione della Terza età. «Collaboriamo molto volentieri con Domu Mia, soprattutto ora che il Comune ci ha privati della sede per assegnare i locali alla Asl. Non sappiamo dove andare ma sappiamo benissimo che cosa fare. Questa iniziativa meritava tutto il nostro appoggio, ed eccoci qui a sostenerla con entusiasmo. Questo luogo di inclusione consentirà anche ai nostri anziani di ritrovarsi per giocare a carte, scambiare due chiacchiere e trascorrere insieme qualche ora all’aria aperta. Certo, d’inverno sarà complicato proporre eventi di intrattenimento per loro, ora che non disponiamo di un locale in cui ritrovarci».
«Abbiamo pagato 3.500 di tasse perché, nella scorsa legislatura, chi governava la Regione ha stabilito che tutte queste strutture siano equiparate a quelle commerciali», spiega il presidente Santus. «Sembra uno scherzo ma non lo è. La norma regionale va cambiata, spero che la Giunta Todde si faccia carico di questo problema. Poi abbiamo dovuto chiedere 6.500 euro di fidejussione, che è un ulteriore costo aggiuntivo per un’associazione di volontariato. Ci sono altri Comuni, come quello di Cagliari, che autonomamente hanno deciso di mettere a disposizione un fondo per le realtà del Terzo settore che si occupano di anziani e persone con disabilità: due modi opposti di affrontare lo stesso problema. Mi auguro che anche il Consiglio regionale metta mano all’assurdo provvedimento voluto dalla Giunta Solinas. Per far fronte alle spese, nei giorni scorsi abbiamo avviato un crowfunding (per maggiori informazioni cliccare qui, ndr)».
Santus non riesce a sorridere, nonostante la riapertura. «Perché, se riesco a camminare con le mie gambe, posso portare in spiaggia tre ombrelloni e non pagare nulla mentre devo pagare se sono disabile? Ecco, questo lo chiederemo ai consiglieri regionali, perché noi non abbiamo saputo trovare una risposta logica al quesito».
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