Cultura

Economia civile un passo per la felicità

Recensione del libro "Economia civile" di Stefano Zamagni e Luigino Bruni.

di Francesco Maggio

Lo dichiarano subito gli autori: questo libro rappresenta le tappe di un lungo viaggio intellettuale che si è snodato per vari percorsi, accademici e non, e che ha trovato in Vita un primo, decisivo approdo con la pubblicazione, un anno fa, di dieci lezioni di economia civile: “Vita“, riconoscono Bruni e Zamagni, “ci ha offerto una specie di palestra in cui abbiamo avviato l?abbozzo del nostro discorso”.
Un viaggio che, potremmo dire, finalmente arriva a conclusione e che trova in questo volume la ?summa? di un pensiero tanto limpido nell?enunciazione quanto difficile, problematico, paradossale secondo molti, nella condivisione, come riconosce Pier Luigi Sacco in una bella recensione del volume apparsa su Il Sole 24 Ore.
Cosa dice di così ?rivoluzionario? questo libro da far storcere il naso ai puristi del pensiero economico? A quegli economisti, cioè, che sebbene il mondo cambi velocemente, continuano a ragionare con le categorie concettuali di due secoli fa? Ossia, ritenendo che esista solo il privato for profit e lo Stato e che non ci sia spazio per altre tipologie di organizzazioni?
Dicono, appunto, una cosa tanto semplice quanto deflagrante: che si tratta di una tesi profondamente sbagliata. “Che la fioritura”, sostengono gli autori, “nell?ultimo quarto di secolo di un insieme di formazioni sociali, caratterizzate da una visione civilizzante del proprio ruolo e della presa d?atto della propria capacità di azione, non è un mero accidente del processo di evoluzione dell?economia capitalistica. Al contrario, queste costituiscono il presupposto per la sostenibilità sia del mercato sia dello Stato”.
Perché allora, viene spontaneo chiedersi, l?economia che è pur sempre scienza empirica, non si occupa a livello teorico di un oggetto che non solo esiste, ma è in costante espansione?
Attorno a questa domanda e al tentativo (riuscito) di rispondervi, ruota Economia civile, che ripercorre, tra l?altro, con rara efficacia gli snodi fondamentali dell?evoluzione del pensiero economico per giungere a conclusioni per molti sicuramente insospettabili. Per esempio: la prima cattedra di economia fu istituita in Italia, a Napoli, da Antonio Genovesi e il corso si chiamava proprio Economia civile. Quanti lo sanno? Probabilmente pochi visto che, per definizione, il padre dell?economia moderna è da tutti considerato Adam Smith.
Ma gli aneddoti, le precisazioni, fungono solo da corollario a un percorso culturale che punta in alto, a evitare che il discorso economico si riduca a puro vaniloquio, da cui l?economia, come disciplina, ne uscirebbe davvero male.

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