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Fondo sociale: grave stallo sul riparto

La Conferenza Unificata Stato-Regioni-Citta' non ha ancora suddiviso il Fondo nazionale per le politiche sociali. De Poli scrive a Ghigo

di Benedetta Verrini

Il Fondo per le politiche sociali, “coperta stretta” senza vincolo di destinazione, è ancora al centro del contendere tra governo e regioni. In particolare, i maggiori motivi di tensione tra le Regioni e il Ministero dell’Economia (che hanno finora impedito l’approvazione da parte della Conferenza Unificata Stato-Regioni-Citta’ del riparto del Fondo nazionale per le politiche sociali) riguardano il Fondo per le tossicodipendenze, la finalizzazione dei finanziamenti per le famiglie, i disabili, le barriere architettoniche e i servizi per la prima infanzia, il Fondo per gli asili nido. Antonio De Poli, Assessore veneto alle politiche sociali in qualita’ di Coordinatore degli Assessori regionali alle politiche sociali, ha scritto ad Enzo Ghigo, Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, entrando nel merito della situazione di stallo patita dal Fondo sociale (che ha, di fatto, interrotto i rapporti istituzionali tra Regioni e Governo e l’esame delle altre questioni, non solo sociali, sul tappeto) e chiedendo l’intervento di Ghigo nei confronti del Sottosegretario al Ministero dell’economia Vegas per arrivare a sbloccare la situazione e poter procedere – il 29 aprile p.v. data in cui e’ stata convocata a Roma la Conferenza Stato-Regioni – alla ripartizione del Fondo sociale per consentire la normale erogazione delle risorse per la rete dei servizi territoriali e delle prestazioni sociali. Per quanto riguarda il Fondo per le tossicodipenze, De Poli precisa a Ghigo che ”e’ inaccettabile la proposta avanzata dal responsabile del dipartimento nazionale per le politiche antidroga di ripartire 129 mila milioni di euro a favore delle dipendenze in maniera separata dal Fondo nazionale per le politiche sociali (e forse dallo stesso prelevati), in quanto i compiti del dipartimento nazionale per le politiche antidroga (peraltro piu’ volte contrastato dalle Regioni, anche negli emendamenti alla finanziaria 2004), a norma della legge n. 350 del dicembre 2003, consistono in funzioni di coordinamento e di monitoraggio delle politiche per le tossicodipendenze e alcoldipendenze e in rapporti con associazioni, cooperative sociali e comunita’ terapeutiche per raccolta di documentazione e dati. Restano quindi ferme – sostiene – le competenze attribuite ad altre amministrazioni pubbliche (in primis le Regioni e quindi il Ministero del Welfare) in materia di dipendenze. Le motivazioni giuridiche, unanimemente condivise dagli Assessori alle Politiche sociali, per cui non e’ possibile scomporre dal Fondo per le politiche sociali le attribuzioni regionali, in materia di dipendenze (fatta eccezione dei fondi gestiti dallo Stato), sono le seguenti: il fondo per le politiche sociali e’ istituito dal decreto legislativo 112/98 all’articolo 138, come entita’ che raggruppa tutti i finanziamenti erogati in materia di politiche sociali; il DPR 309/90 (art.127) prevede che si scorpori dal Fondo una quota da destinare alle tossicodipendenze che deve essere ripartita tra le Regioni per il 75% mentre il 25% e’ riservata allo Stato; la legge 45/99 che integra il testo unico per le tossicodipendenze sottolinea che il 75% dei fondi delle tossicodipendenze e’ ripartito alle Regioni; la legge 388/2000 (legge finanziaria 2001) all’articolo 80 ribadisce che il Fondo per le politiche sociali e’ composto dagli stanziamenti di diverse leggi (309 compresa) sottolineando che il riparto alle Regioni e’ effettuato in unica soluzione (significando con questo l’annullamento delle diverse componenti); la legge finanziaria 2003 n. 289/2002, all’articolo 46 (primo comma), stabilisce che il Fondo per le politiche sociale e’ senza vincolo di destinazione, cio’ definisce compiutamente il Fondo sociale come voluto dalla legge 328/2000. In sintesi – sottolinea De Poli a Ghigo – dal combinato disposto delle norme elencate si evidenzia che: il fondo per le tossicodipendenze non esiste piu’ dalla finanziaria 2001, particolarmente per la quota del 75% che e’ confluita nel Fondo per le politiche sociali; la materia delle dipendenze e’ di esclusiva competenza regionale, come dimostrato dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2002, che ha annullato il provvedimento del Governo sugli organici dei Sert. Pertanto i progetti per gli interventi sociali a favore dei tossicodipendenti sono confluiti nei piani regionali (e nei piani di zona). Da quanto premesso – aggiunge De Poli – si evince che l’unica destinazione finanziaria a favore del dipartimento nazionale delle dipendenze e’ solo la quota gestita a livello centrale che fino a tutto il 2003 era in dotazione al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”. Sul secondo punto di contesa tra Regioni e Ministero dell’Economia, relativo alla finalizzazione dei finanziamenti per famiglie, disabili, barriere architettoniche e servizi per la prima infanzia (laddove l’accordo tra gli Assessori regionali alle politiche sociali e il Ministro Maroni prevedeva una destinazione indistinta, quindi la discrezionalita’ delle Regioni su come assegnare le risorse nei diversi comparti) De Poli, a proposito dei rilievi avanzati dal Ministero dell’Economia, aggiunge ”fermo restando il diniego delle Regioni sulle finalizzazioni, se cio’ significa una mera ottemperanza alla norma di legge, le stesse possono essere introdotte nella forma in cui erano peraltro gia’ previste nelle premesse della bozza di decreto esaminato in sede tecnica dalla Segreteria della Conferenza Stato-Regioni, in data 10 marzo u.s. (le cosiddette ‘macroaree’ dell’assistenza sociale). Per quanto concerne, invece, gli obblighi previsti al comma 117 del sopracitato articolo 3 ”Accordo tra i Ministeri dell’Istruzione e dell’Universita’ e del Lavoro e delle Politiche Sociali e le Regioni”, e’ piu’ che ovvio che gli accordi sugli interventi debbano riguardare le singole Regioni e che, a livello nazionale, si puo’ solo formulare un’intesa di carattere generale che oggi, nel decreto di riparto, potrebbe prevedere nei successivi accordi, che: ”I finanziamenti per l’integrazione scolastica e per le scuole dell’infanzia debbono favorire politiche integrate tra servizi sociali e istruzione ai fini di migliorare gli inserimenti dei disabili; mentre per le scuole dell’ infanzia potranno essere favorite politiche integrate che prevedano iniziative facilitanti il passaggio tra i servizi per la prima infanzia e le scuole dell’infanzia”. Infine, per quanto riguarda il terzo aspetto, relativo al Fondo Asili Nido, la lettera di De Poli a Ghigo ricorda che la proposta del Ministro Maroni e’ quella di inserire la quota 2004 (150 milioni per gli asili nido) all’interno del Fondo Sociale Indistinto, per favorire il completamento dei piani triennali di cui all’articolo 70 della legge finanziaria n. 448/2001, in quanto lo stesso articolo ipotizzava gia’ un finanziamento triennale (2004 compreso) che ha portato le Regioni a pianificare per tutto il triennio. ”Questo non contrasta – conclude De Poli – con il dettato della sentenza della Corte Costituzionale che prevede la cessazione dei finanziamenti finalizzati per i nidi e consente, contemporaneamente, alle Regioni e ai Comuni, di ottemperare ai loro piani. La mancata inclusione dei 150 milioni nel Fondo sarebbe di grave nocumento ad una politica a favore della prima infanzia perseguita dalle Regioni e dallo Stato, anche nella stessa legge finanziaria 2004.


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