Medio Oriente

Gaza dieci mesi dopo: solo macerie e lenzuola bianche

I numeri di una catastrofe umanitaria: quasi 40mila vittime, oltre 91mila feriti, 1.9 i milioni di sfollati interni. Mancano medicinali e forniture mediche, acqua, servizi igienico-sanitari. I bambini sono sull’orlo della malnutrizione cronica. «A Gaza nulla è stato protetto», ha dichiarato Younis Khatib, il presidente della Croce Rossa Palestinese. «Non i civili, non gli operatori umanitari o soccorritori. Non sono stati protetti gli ospedali, le ambulanze. Il diritto internazionale non è stato rispettato»

di Anna Spena

Striscia di Gaza, Gaza City, Gaza. E poi ancora Rafah, Dayr al-Balah, Khan Yunis, Jabalya. A cercare il nome di queste città su qualunque agenzia fotografica sono due le immagini che il sistema ci restituisce a centinaia: macerie e lenzuola bianche. Le macerie sono quello che resta del 63% delle strutture in tutta la Striscia di Gaza, tra queste oltre 200mila erano case di civili (dati Unosat – Operazione satellitare delle Nazioni Unite). Nelle lenzuola bianche sono avvolti i corpi di 40mila persone, uomini, donne, bambini – troppi bambini – che da quelle macerie sono stati estratti senza vita. Diecimila persone risultano ancora disperse. Oltre 91mila persone sono rimaste ferite. Circa l’86% della popolazione di Gaza ha subito uno sfollamento forzato ed è sotto “ordine di evacuazione”, costretta a cercare rifugio nel restante 14% della Striscia. La disponibilità di acqua qui è diminuita del 94% rispetto ai livelli precedenti a ottobre. I recenti attacchi dell’esercito israeliano hanno preso di mira anche i convogli e i rifugi delle Nazioni Unite e delle ong, compromettendo gravemente la consegna degli aiuti. In questi dieci mesi sono stati uccisi 278 operatori umanitari.

«A Gaza nulla è stato protetto», ha dichiarato Younis Khatib, il presidente della Croce Rossa Palestinese. «Non i civili, non gli operatori umanitari o soccorritori. Non sono stati protetti gli ospedali, le ambulanze. Il diritto internazionale non è stato rispettato. Nella Strisce di Gaza c’è un’enorme carenza di cibo. C’è un’enorme carenza di medicinali e forniture mediche, di acqua, di servizi igienico-sanitari. Siamo sull’orlo della malnutrizione cronica per i bambini». 

Gli attacchi israeliani continuano senza sosta in tutta la Striscia. Inutili gli appelli della società civile internazionale che fin dall’inizio ha invocato un cessate il fuoco permanente insieme alla liberazione dei 120 ostaggio israeliani ancora nelle mani di Hamas, rapiti dall’organizzazione lo scorso 7 ottobre dopo aver sfondato le barriere e colpito le colonie in prossimità della Striscia, attaccando un rave party in corso nel deserto del Neghev. Inutili i richiami della Corte internazionale di giustizia che a gennaio aveva chiesto la liberazione, immediata e incondizionata, da parte di Hamas, degli ostaggi e a Israele di prevenire qualsiasi atto assimilabile secondo la Convenzione al genocidio. Andrea de Domenico, responsabile dell’Ocha, l’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari, dei territori palestinesi occupati ha ricordato che c’è assoluto bisogno di più operazioni umanitarie. «Ho assistito», ha dichiarato, «all’assoluto sfinimento fisico e psicologico di un’intera popolazione. La gente di Gaza è stata privata del solo pensiero di ciò che potrebbe portare loro il domani». Andrea de Domenico ha anche ricordato che, a causa dei pesanti ostacoli all’accesso e dei diffusi rischi per la sicurezza, gli sforzi di aiuto in corso continuano a non essere all’altezza degli enormi bisogni di Gaza, che è diventata un cimitero per i bambini. 


Molte organizzazioni hanno rifornimenti pronti e in attesa di entrare, ma la zona di scarico al valico di frontiera di Kerem Shalom/Karam Abu Salem, sul lato di Gaza, è bloccata da settimane a causa dell’elevata insicurezza, delle operazioni militari israeliane e del rischio di saccheggi, dato l’aumento dei bisogni delle famiglie. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che il volume medio giornaliero dei carichi di aiuti umanitari che entrano a Gaza è diminuito del 56% da aprile, mentre la decimazione del sistema sanitario e i continui ordini di trasferimento stanno causando un grave sovraffollamento con la conseguente necessità di dover distribuire a più persone risorse già limitate, aumentando esponenzialmente il rischio di malattie infettive e trasmesse dall’acqua. A luglio è stata osservata un’impennata dei livelli di malnutrizione tra i bambini nel nord di Gaza, sono stati diagnosticati più di 650 bambini con malnutrizione acuta, un aumento del 47% rispetto a giugno, quando sono stati rilevati 443 casi, e più di tre volte rispetto a maggio, quando sono stati rilevati 145 casi. 

I terreni coltivabili sono andati distrutti: sempre stando ai dati Unosat, rispetto a giugno, la percentuale di terreni coltivati danneggiati è aumentata dal 75% al 76% nel Nord della Striscia, dal 56% al 59% a Deir al Balah, dal 58% al 59% percento a Khan Younis e dal 52% al 55% percento a Rafah. L’aumento è attribuito ai rastrellamenti, all’attività dei veicoli pesanti, ai bombardamenti e ad altre dinamiche legate al conflitto che hanno provocato danni ai frutteti e ad altri alberi, alle coltivazioni e agli ortaggi. Il 23 luglio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che esiste un alto rischio di diffusione del virus della poliomielite a Gaza, dopo che ne sono state rilevate tracce in sei campioni di acque reflue. Secondo l’Oms, decine di migliaia di bambini sotto i cinque anni sono ora a rischio di contrarre la malattia e non si può escludere la possibilità di una diffusione internazionale oltre Gaza.

Tutti i 625mila bambini di Gaza hanno perso un intero anno scolastico e, al 30 luglio, 9.211 scolari e 397 insegnanti sono stati uccisi e più di 14.200 studenti e 2.200 insegnanti sono stati feriti. Le strutture scolastiche sono state sistematicamente danneggiate e distrutte e utilizzate per scopi militari, con quasi il 93% degli edifici scolastici valutati come direttamente colpiti, danneggiati o probabilmente danneggiati. Molte scuole sono state utilizzate come rifugi per le famiglie sfollate in cerca di sicurezza, ma le condizioni di sovraffollamento e le limitate strutture igieniche hanno contribuito a creare condizioni antigieniche, alla diffusione di malattie, alla mancanza di privacy e ad aumentare i rischi di protezione. 

Palestinesi piangono i loro parenti uccisi dai bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza in un ospedale di Deir al Balah/AP Photo/Abdel Kareem Hana) Associated Press/LaPresse

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