Cultura

Ma gli affari si spostano in Ue

Parla il senatore Tino Bedin, capogruppo della Margherita in commissione Difesa.

di Benedetta Verrini

“E’ un boom preoccupante, perché si può immaginare che sia destinato a crescere”. Dopo una scorsa alla Relazione appena distribuita, il senatore Tino Bedin (Margherita), capogruppo in commissione Difesa e alfiere della battaglia per la difesa della legge 185, vede sempre più urgente la questione della trasparenza. Vita: Nel report emerge che l?Italia fa affari con partner sempre più scomodi. Tino Bedin: è vero. Durante il dibattito parlamentare che ha condotto alla riforma della legge 185, avevamo fatto approvare un ordine del giorno perché il governo si attenesse alle più rigorose procedure di controllo del rispetto dei diritti umani da parte dei Paesi acquirenti. Evidentemente, se al secondo e terzo posto della Relazione compaiono Malaysia e Cina, quell?ordine del giorno non è servito a molto. Cosa che mi pare ancora più grave, è che nel testo non è possibile vedere a chi abbiamo venduto cosa: alla Cina avremo dato sommergibili o attrezzature per la polizia? Ritengo che la Relazione, insomma, debba diventare più trasparente. Vita: Quale sarà ora il suo percorso parlamentare? Bedin: Verrà analizzata dai capigruppo e sarà possibile chiederne un dibattito in commissione. Se resteranno punti oscuri, si potranno rivolgere domande al governo. Vita: Quali passi si possono ancora muovere per controllare il settore? Bedin: Di certo, tra parlamentari e società civile dovremo darci da fare in sede europea. Da un lato perché il mercato si sta sviluppando in una dimensione sempre più sovranazionale ed esce dal controllo della legge 185 e della nostra Relazione. Dall?altro, perché proprio in questi mesi l?Ue sta dando pieno impulso alla neonata Agenzia europea per gli armamenti. Su di essa, il parlamento Ue e quelli nazionali dovranno rivendicare un pieno diritto di controllo.


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