Governo

Il Piano Mattei e quell’assenza totale della diaspora africana

«Come può il Piano Mattei essere "non predatorio" se nella sua cabina di regia, l'unico attore assente del sistema di cooperazione italiana, ed anche il più grande investitore privato nel continente africano, è la diaspora africana?», domanda Mani Ndongbou Bertrand, presidente del Coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale. «Questa mancanza di coinvolgimento rischia di far percepire agli africani il Piano Mattei come l'ennesima iniziativa neocoloniale occidentale»

di Redazione

Il consiglio direttivo del  coordinamento italiano delle diaspore per la cooperazione internazionale (Cidci) e il suo presidente, Mani Ndongbou Bertrand Honore, hanno partecipato all’audizione della commissione esteri del Senato riguardo  l’adozione del Piano Mattei. Durante l’incontro, il Presidente Honore ha esposto  con chiarezza e fermezza le posizioni del Cidci, richiamando l’attenzione su  alcune criticità fondamentali del Piano e proponendo soluzioni concrete per  un’inclusione reale e sostenibile della diaspora africana. 

Nel suo intervento Mani Ndongbou Bertrand ha iniziato citando  l’incipit del documento di sintesi del Piano Mattei, che enfatizza una  metodologia “non predatoria” e un approccio globale che punta sulla  condivisione dello sviluppo socioeconomico e delle responsabilità per la  stabilità e la sicurezza. Tuttavia, ha posto una domanda cruciale: «come può il  Piano Mattei essere “non predatorio” se nella sua cabina di regia, l’unico  attore assente del sistema di cooperazione italiana ed anche il più grande investitore privato nel continente africano è la diaspora africana?. Questa mancanza di coinvolgimento rischia di far percepire agli africani il Piano Mattei come l’ennesima iniziativa neocoloniale occidentale».

Pur riconoscendo il diritto del Governo di optare per una cooperazione  bilaterale, Mani Ndongbou Bertrand ha evidenziato che è improbabile che  l’Italia possa competere con attori come Cina, Russia e Turchia in un contesto  internazionale così complesso. Ha inoltre sollevato legittime domande sui criteri di scelta, valutazione e monitoraggio dei progetti pilota finanziati, sottolineando la mancanza di una visione integrata e sostenibile. Progetti come quelli in  Algeria, Egitto e Mozambico potrebbero essere meglio collegati a iniziative per  migliorare l’accesso all’acqua e all’energia, creando un circolo virtuoso di  sviluppo. 

Il punto più critico sollevato Bertrand è stato  l’assenza totale della diaspora africana nella cabina di regia del Piano  Mattei. Ha sottolineato che, se fossero stati coinvolti, avrebbero potuto portare  una visione africana del Piano, basata sulle reali necessità del continente e sugli  obiettivi dell’Agenda 2063 e dell’Agenda 2030. 

Mani Ndongbou Bertrand ha invitato a superare l’iper italo-centrismo del Piano  e ad abbracciare la sfida del continente africano di produrre e trasformare, in  particolare attraverso l’Agribusiness, settore in cui l’Italia è leader mondiale. Ha  evidenziato che il continente africano, con 200 milioni di ettari di terre  coltivabili, è il futuro granaio del mondo e che il Piano Mattei dovrebbe  supportare questa sfida, lanciando il messaggio “Feed The World”

In conclusione, il Presidente Mani Ndongbou Bertrand ha affermato che l’Italia  ha un asso nella manica spesso sottovalutato: la diaspora africana, che  contribuisce da anni con rimesse di competenze e un ricco ventaglio di  professionalità. Ha chiesto pertanto ai Senatori di sostenere l’inserimento del  Cidci nella cabina di regia del Piano Mattei, per portare una visione  afroitaliana e competenze indispensabili per un reale sviluppo inclusivo e  sostenibile dei paesi d’origine e dell’Italia.

LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili


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