Volontariato

Nairobi: poveri e anche senzatetto. Gli slums saranno demoliti

Appello dei Comboniani per non distruggere la sottile ma preziosa rete abitativa in cui vivono oltre 350mila persone

di Benedetta Verrini

Ben 42.000 edifici, tra baracche, chiese, negozi, centri comunitari ma anche centri clinici aperti ai poveri, saranno abbattuti entro pochi giorni nelle periferie di Nairobi, ”lasciando senza casa e speranza oltre 354.000 persone, le piu’ povere tra i poveri della terra”. E’ quanto denunciano i padri Comboniani, che hanno promosso la Campagna ”Viva Nairobi Viva!” contro le demolizioni e gli sgomberi programmati dal governo del Kenya negli slums della capitale africana. L’appello è partito in collaborazione con l’International Alliance of Inhabitants (IAI), con i Giovani Impegno Missionario e con Unimondo. Nel comitato promotore figurano numerose personalita’ internazionali, tra le quali l’Abbe’ Pierre, figura storica del movimento in favore dei senzatetto e fondatore di Emmaus International. In Italia hanno aderito il presidente di Pax Christi e vescovo di Termoli mons. Valentinetti, con i suoi predecessori mons. Diego Bona e mons. Luigi Bettazzi. Il Comitato chiede al Governo del Kenya di bloccare immediatamente le demolizioni e gli sgomberi, e di aprire un tavolo di trattative serio finalizzato a trovare soluzioni accettabili: limitazione al massimo dei trasferimenti, rilocazione concordata, indennizzazione degli sgomberati. La campagna, scattata contemporaneamente in tutto il mondo via internet e con l’appoggio di numerosi gruppi locali, ha gia’ raccolto oltre 1.200 adesioni nelle prime ore. Poche ore dopo l’apertura del sito che ospita l’Appello della campagna (www.unimondo.org/appellonairobi/’), pero’, il server e’ stato attaccato da ignoti hackers. Secondo Cesare Ottolini, coordinatore dell’IAI ”le motivazioni del governo del Kenya, cioe’ la messa in sicurezza rispetto alla linea elettrica e alla ferrovia e la costruzione di una tangenziale, non giustificano questa deportazione di massa. Percio’, se il Kenya continuera’ a non rispettare la Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, dovra’ essere la comunita’ internazionale ad intervenire, in primis l’Unione Europea, bloccando i finanziamenti destinati alle infrastrutture che provocherebbero gli sgomberi”. ”Il blocco degli sgomberi – ha affermato da parte sua padre Alex Zanotelli, per 12 anni a Khorgocho, una delle baraccopoli a rischio – e’ il primo passo per ottenere maggiore giustizia nella distribuzione della terra cominciando col dare la proprieta’ della terra alle comunita’ che vi abitano”.


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