Cultura

Povero papa (il prossimo)

Dieci anni fa diventava sindaco di Venezia. Oggi ha finito con la politica attiva, anche se la politica gli resta in prima fila nel suo pensiero. Intervista a Massimo Cacciari.

di Ettore Colombo

Freme d?indignazione per le chiese serbo-ortodosse in Kosovo (“E? un patrimonio che va difeso dalle violenze degli albanesi. Non sappiamo distinguere tra Milosevic e un intero popolo”) e poi va ad onorare la memoria di un filosofo come Giovanni Gentile in un convegno organizzato dalla destra in nome della pacificazione nazionale nella (ex?) rossa Bologna. Non ha giudicato ?saggio? Zapatero quando ha parlato di ritiro dall?Iraq subito dopo gli attentati di Madrid ma vede nella Spagna ferita “un clima politico di serietà e civiltà impensabile da noi”. Massimo Cacciari (60 anni portati in modo davvero invidiabile, veneziano doc, scapolo e filosofo, produttore di pensiero e di molti libri, tesi e analisi di certo non riassumibili in due righe), ha deciso di abbandonare la politica attiva nelle istituzioni da tempo, dopo una militanza lunghissima che ha sempre alternato alla sua produzione intellettuale. In modo formale da quando è diventato preside della facoltà di Filosofia dell?università Vita -salute San Raffaele, fondata da don Verzé a Milano, città dove lavora alternandosi con Venezia, dove vive. Ma la politica lo appassiona ancora: tifa Margherita, Rutelli e Prodi. Vita: Partiamo da dieci anni fa, dalla stagione dei sindaci. Cosa faceva Massimo Cacciari, nel 1994? Massimo Cacciari: Ero già stato candidato sindaco al Comune di Venezia, candidatura maturata nel 1993, dopo aver dato vita ad una lista vicina al Pci ma piena di spiriti liberi e indipendenti alle precedenti elezioni, quelle del 1990. Fu un?esperienza unica, maturata nel tempo e con l?aiuto di alcuni amici tra i quali c?era l?attuale sindaco della città, Paolo Costa. Avevamo un?idea di città, facevamo convegni, mobilitavamo energie, guardavamo al futuro. La novità fu data dalla modalità, inedita, di elezione diretta del sindaco, che creò attenzione, aspettative e mobilitazione popolare. Furono scelte persone vicine alla politica ma fuori dalle nomenklature. Eravamo un gruppo molto affiatato, compatto, che si consultava in continuazione. Vita: Un po? come Albertini e Veltroni oggi… Cacciari: No. Allora sarebbe stato impensabile un accordo come quello stretto oggi tra Veltroni e Albertini, l?asse Roma-Milano: non voglio enfatizzare il fatto né polemizzare. Ognuno si arrangia come può, per carità, e Albertini e Veltroni fanno bene a difendere gli interessi delle loro città, ma tutto questo può succedere perché la situazione si è tragicamente deteriorata, negli anni, e il presunto ?nuovo? federalismo minaccia la vita stessa delle autonomie locali. Vita: Ma come professore, lei non era un federalista? Cacciari: Senza un vero e serio processo di federalismo fiscale questa riforma non solo è inutile ma è pericolosa. La riforma amministrativa fatta da Bassanini è stata l?unico testo serio e utile, ma le leggi di riforma federale dello Stato, quello licenziato dall?Ulivo a fine legislatura e questo, sono un disastro. Oggi il federalismo è solo una merce di scambio sul mercato della politica per tenere buona la Lega. Senza dire che licenziare un testo che impone di fatto il presidenzialismo, senza i necessari sistemi di garanzia, non ha senso, come non ha senso un Senato che non è delle Regioni, ma solo un ibrido tra eletti locali e nazionali. Manca una visione d?insieme, una logica di sistema. L?Ulivo, se vince, butterà a mare questa legge e saremo punto e a capo. Le riforme istituzionali non si possono fare a colpi di maggioranza: non è così in nessun Paese del mondo. Sbagliò l?Ulivo al governo, fa danni il Polo oggi. Vita: Anche la Lega di Bossi ha perso la sua funzione innovatrice e antisistema? Cacciari: Bossi, cui oggi non posso che fare i migliori auguri di pronta guarigione, voleva il rafforzamento dei poteri regionali solo per consolidare la sua rendita di posizione nelle enclave lombarde e venete, e l?ha ottenuto con la modifica dell?elezione del Senato. Il resto sono chiacchiere demagogiche. Bossi è sempre stato un grande animale politico, anche se rozzo, che ha saputo tenere in piedi il suo movimento, ma ormai lottava solo per la propria sopravvivenza, non svolgeva più nessuna funzione innovativa: fuori dall?alleanza con Berlusconi, la Lega non esiste. Vita: Ecco appunto, il berlusconismo. Ancora in auge o siamo ai colpi di coda? Cacciari: Nel 1994 era plausibile pensare alla reale capacità d?innovazione del nuovo soggetto politico azzurro ma la fase propulsiva del berlusconismo, quella in cui imprenditori, professionisti e anche ceti intellettuali pensavano di riformare davvero il Paese con una loro idea di bene comune è finita: il sogno si è esaurito e ha lasciato il posto a una feroce delusione. Come facciano i Pisanu e i Frattini, già ora in sofferenza, a convivere con la deriva populistica del premier è difficile da capire oggi, figuriamoci domani. Certo è che nella Cdl cambierà tutto, in caso di sconfitta. Vita: Nel centrosinistra, invece, va tutto bene? Cacciari: Neanche per sogno. Troppo a lungo il centrosinistra ha dato l?impressione di una forza arroccata e ideologica, per non parlare degli errori di tattica e di percorso. Un vero, nuovo riformismo si ottiene solo combinando un programma di solidarietà ed equità per i ceti popolari, senza inseguire le forze imprenditoriali in modo acritico, ma anche capendo le novità del mercato. Poi serve una seria politica di sostegno all?industria, oggi in grave declino, di tipo non assistenziale, e infine affrontare di petto tutte le questioni politiche non risolte durante i cinque anni di governo: riforma federale, ma anche conflitto d?interessi, giustizia, assetto radiotelevisivo. Nella lista Prodi, però, in cui mi riconosco, vedo finalmente lo scatto in più, l?esigenza di unità e coesione che prima latitava, nell?Ulivo. Vita: Quali gli atout della lista unitaria, per le europee? Cacciari: Innanzitutto quello di far sì che l?Italia svolga davvero un ruolo da protagonista nel processo di costruzione dell?unità politica europea e di far sì che il nostro continente diventi una forza policentrica e poliarchica, realmente federalista, che sappia fare opera di compromesso e di mediazione per impedire un drammatico scontro di civiltà tra Oriente e Occidente. Vita: Sulla guerra la sinistra ha dato il peggio di sé. Cacciari: Come dice Giuliano Amato, è da un secolo e mezzo che la sinistra discute e si divide sulla guerra. Credo che Fassino abbia enfatizzato la portata dei quattro fischi che ha subito, ma di certo l?Ulivo deve fornire risposte, offrire soluzioni al problema della guerra e assumersi le proprie responsabilità quando operazioni militari, anche se di peacekeeping, sono l?unico modo per ristabilire la pace e fermare le guerre imposte da altri, cioè porsi il problema dell?uso della forza, come hanno fatto Rutelli e Prodi, ad esempio. Ecco anche perché è inutile assumere un atteggiamento spocchioso verso i movimenti, dire loro “dovete maturare” e cose simili. I movimenti svolgono il loro ruolo protestando, indignandosi, andando in piazza, non si può chiedere loro di sostituirsi ai politici. Questo movimento esprime una fortissima volontà di pace, che va rispettata e ascoltata. Spetta poi alla politica elaborare strategie che dicano come perseguire l?obiettivo. Vita: Un giudizio sul rapporto intellettuali-politica… Cacciari: Del rapporto tra intellettuali e politica è impossibile parlare in modo sensato. è un rapporto critico, da sempre, l?importante è non cadere nell?errore dell?ideologismo o della devozione, come fa oggi don Baget Bozzo o come ha fatto Giuliano Ferrara mentre penso che andrebbe rivalutato il ?terzismo?, fin troppo bistrattato, specie quando sostiene l?inadeguatezza della destra e sinistra attuali e denuncia il bisogno di proposte alternative che si affrontano sì, ma culturalmente attrezzate e prive di pregiudizi di parte. Vita: … e un giudizio sulla Chiesa, attuale e futura. Cacciari: La funzione di eccezionale rilievo che ha avuto sia nella caduta dei regimi dell?Est sia nella fase politica drammatica che si è aperta con la caduta del Muro di Berlino, oggi le fa capire il rischio di un nuovo scontro di civiltà, pericolo che sostanzialmente solo grazie all?azione mediatrice della Chiesa cattolica abbiamo finora evitato. Ha fatto di tutto per far capire che non c?erano e non ci sono spedizioni di nuovi crociati da lanciare, contro l?Islam, un principio di civiltà che solo nei decenni futuri verrà apprezzato nella sua grandezza. Ma nella sua collocazione nel mondo occidentale e nella sua vita interna, si trova ancora spiazzata nell?affrontare lo sfrenato individualismo e l?ondata neoliberista che si è abbattuta sulle nostre società, Polonia compresa. D?altro canto, la stessa figura carismatica del Papa ha intaccato il principio della collegialità nel governo della Chiesa e il ruolo dei vescovi ne è uscito ridimensionato. Il nuovo Papa si troverà di fronte a problemi colossali dopo un papato dall?altissimo spirito profetico come questo: tutto sarà più difficile per il successore, anche restituire collegialità alla Chiesa. Vita: Dieci anni di crescita del Terzo settore. Quanto la politica ha capito dei cambiamenti sociali? Cacciari: Poco. è cambiato tutto, sono nate nuove figure professionali e imprenditoriali, i giovani entrano nel mercato del lavoro in modo completamente diverso, vi sono stati cambiamenti profondi non solo sul piano della composizione sociale ma anche dei linguaggi e delle culture. Il mondo del volontariato e del non profit è uscito da una dimensione un po? dilettantistica ed è diventato un vero e proprio settore produttivo. Analisi e dati, forniti ed elaborati dai migliori sociologi italiani come De Rita, Bonomi, Diamanti, per capire la nuova realtà ci sono tutti. Latitano invece capacità e volontà politica d?intervenire per sostenere i cambiamenti, difendere e allargare i diritti.


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