Cultura

Raimon Panikkar: scheda biografica

"Sono partito come cristiano, mi sono scoperto indù e ritorno come buddhista, senza aver mai cessato d´esser cristiano"

di Redazione

“Sono partito come cristiano, mi sono scoperto indù e ritorno come buddhista, senza aver mai cessato d´esser cristiano”. Così Raimon Panikkar, studioso di fama internazionale, filosofo, teologo ed esperto di relazioni interculturali sintetizza il suo percorso intellettuale che è anche e soprattutto percorso di vita. Un viaggio verso le radici culturali di estrazione paterna che negli annigli ha consentito, pur tenendo vivo il suo rapporto con il cristianesimo, di scoprire e vivere la vocazione verso nuovi orizzonti di fede esplorati in tutta la loro concretezza. Nato a Barcellona il 3 novembre 1918 da padre indiano e madre spagnola, Panikkar si è laureato in filosofia, chimica e teologia, ha insegnato fino al 1987 all?Università di California e Santa Monica. Dopo aver dimorato in varie aree del Pianeta, Panikkar da alcuni anni si è ritirato dalla vita pubblica rintanandosi in un angolo di sconfinata bellezza della Catalogna (Spagna), dove periodicamente organizza dibattiti e incontri di approfondimento su tematiche di vita e di spiritualità. I suoi dialoghi si risolvono in continue prese di coscienza, in lucide e pragmatiche visioni del mondo, in analisi e interpretazioni del vivere, che partono dal presupposto della convivenza pacifica fra i popoli per coinvolgere e intrecciare i vari aspetti del sociale. Panikkar parla di lavoro, di religione, di tecnologia, di filosofia; parla degli uomini e della loro difficoltà a dialogare, sinceramente e apertamente; dei loro limiti alla comunicazione e alla condivisione, a trasformare le varie differenze culturali in ricchezza anziché in limiti. Uno dei punti forti del suo contributo al pensiero religioso contemporaneo, così come al sostegno dell?intercultura sta nello strato di empirismo che avvolge e permea le sue idee. Chi ha avuto l?opportunità di partecipare ai suoi dialoghi, chi conosce in profondità la sua storia, chi legge i suoi libri comprende la grandezza di un uomo capace di esplorare la conoscenza, anche attraverso le le sue personalissime esperienze, di studio e riflessione, per trovare sempre le interconnesioni possibili fra le diversità del mondo, fra le tante culture idealmente lontane, ma potenzialmente unite dalla forza del dialogo. Di fronte alla questione del pluralismo Panikkar invita ad accettare positivamente le diversità, a trasformare le tensioni distruttrici in polarità creative senza la pretesa di capire tutto, dato che in realtà ?è possibile partecipare allo stesso orizzonte senza produrre le stesse interpretazioni?. La forza della convivenza è nel dialogo che per l?uomo non è, e non deve essere un lusso, ma – come afferma Panikkar una questione esistenziale. ?Se è vero dialogo deve essere fecondo, scrive, e se è fecondo deve provenire da un?altra entità, un altro io. Ma affinché ciò accada è necessario allontanare ogni presunzione, orgoglio, ogni tipo di preconcetto e aprirsi agli altri per uno scambio reciproco?. L?ultraottantenne Panikkar è considerato uno dei ?saggi della contemporaneità?; un maestro dell?arte di vivere che con solarità e talvolta con umorismo interpreta i fatti più tragici dell?oggi. Parla dell?uomo e della guerra; della sua ossessione per la certezza (radice del pensiero cartesiano) che diventa patologia della sicurezza. Nei suoi incontri parla delle religioni e di come siano limitate le interpretazioni da parte dell?uomo. Sviscera concetti come tecnocrazia definendola ?la schiavitù dell?essere umano?; intreccia le etimologie di parole e concetti del passato e della storia creando quell? humus di creatività per il presente e per il futuro. A Panikkar si deve la traduzione di alcuni testi tratti dai Veda (le scritture sacre dell?induismo) riassunti in un?antologia di 1.000 pagine e consegnati per la prima volta agli studiosi occidentali. Un lavoro compiuto durante una lunga permanenza in India, che ha richiesto dieci anni di lavoro concedendogli significative scoperte, riflessioni, pellegrinaggi. ?Non mi sento un traditore del cristianesimo ?afferma Panikkar ?ma un uomo reso libero dalla conoscenza, libero da qualsiasi etichetta (insegnante, sacerdote, buddista, induista, etc.) e sempre pronto a condividere il suo sapere ed ad aprirsi ai fatti della vita?. ?La religione non è un esperimento? afferma Panikkar ?ma un?esperienza di vita a cui si approda naturalmente solo tramite il dialogo e l?apertura. Nessuna religione in assoluto è autosufficiente; solo il confronto e l?aperturaverso gli altri porta ad un cammino di completamento che contempla la capacità fondamentale dell?ascolto?.


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