Gioco legale

Azzardo, la sindrome del long Covid: boom di giocate digitali (e l’erario non ci guadagna)

È impressionante la crescita del gaming online post pandemia: +128,6%. Mentre il canale fisico è calato di oltre l'8%. Il paradosso? Nonostante i volumi di giocato complessivo siano aumentati del 37% dal 2019 al 2023, le entrate erariali sono rimaste sostanzialmente stabili (+2,5%)

di Marcello Esposito

È impressionante confrontare i dati del gioco d’azzardo legale in Italia, prima e dopo la pandemia. È vero che alcuni trend erano già in atto prima che la pandemia colpisse, ma, come accaduto per l’ambiente di lavoro, il commercio o la scuola, i lunghi mesi del lock-down hanno impresso un’accelerazione che pochi avevano previsto.

Ci riferiamo alla dimensione assunta dal canale telematico, quello che di fatto è monopolizzato dal gioco online. Se confrontiamo i dati del 2023 con quelli del 2019, notiamo l’andamento parabolico del canale telematico (+128,6%) e la riduzione del canale fisico (-8,4%). Quest’ultimo ricomprende in larga parte le “vecchie” slot-machine (Awp), i mini-casinò (Vlt) e le varie forme di Lotterie e Gratta&Vinci che hanno trasformato la funzione delle tabaccherie e dei bar italiani.

Le somme giocate dall’italiano medio nel 2023 sono arrivate al 16% del reddito imponibile dichiarato (erano l’11,7% nel 2019)

A dire il vero, molte voci si erano levate anni fa per avvertire dei pericoli, per la salute pubblica e per l’economia italiana, dell’aprire il canale online al gioco d’azzardo. Gli stessi mogul di Las Vegas si sono sempre battuti strenuamente contro l’azzardo online, paragonandolo ad un cancro sociale, peggiore della legalizzazione delle droghe pesanti. Magari lo facevano per interesse personale, ma, se era stato vietato mettere un bancomat di fianco alle roulette o impedire ai minori di entrare in un casinò, evidentemente un motivo c’era.Con il Covid e la chiusura degli spazi pubblici, quello che abbiamo osservato è un crollo pesantissimo del giocato Fisico (-45% nel 2020 rispetto al 2019) e un balzo del giocato Telematico (+35%). La fine del lock-down ha consentito un rimbalzo del Giocato Fisico negli anni sucessivi, ma nel 2023 non sono stati ancora recuperati i livelli pre-Covid. E, guardando alla ricomposizione delle preferenze dei consumatori verso l’online, non è difficile prevedere che alla fine il canale Fisico si ridurrà solo ai Gratta&Vinci e a quelle forme di gioco che non possono essere digitalizzate. Per il resto, non bisogna essere Elon Musk per immaginare che un prodotto dedicato alle fasce di popolazione che non sanno usare il cellulare sia una palla persa. A tale proposito, riportiamo di seguito una figura illuminante, ripresa dall’ultimo “Libro Blu” delle Dogane e dei Monopoli  (pag. 205) disponibile sul sito dell’Agenzia e relativa ai milioni di conti aperti dagli italiani sulle piattaforme di gioco online (si noti la fascia di età prevalente).

Comunque, l’Erario non può non essersi accorto del disastro che si sta creando per i conti pubblici e sarebbe il caso che qualche campanello inizi a suonare anche presso la politica: nonostante i volumi di giocato complessivo siano aumentati del 37% dal 2019 al 2023, le entrate erariali sono rimaste sostanzialmente stabili (+2,5%). E quel che è peggio, visto che una piattaforma online può essere domiciliata ovunque, si è creata l’ennesima idrovora che succhia i soldi fuori dall’Italia. Redistribuire attraverso l’azzardo la ricchezza dalle persone “deboli” a quelle “forti” è eticamente riprovevole, ma accettare che tale redistribuzione impoverisca l’Italia a favore dei soliti paradisi fiscali europei è semplicemente stupido.

Per chi ritiene che l’unico impatto “materiale” della diffusione dell’azzardo sia il tempo perso a causa delle di giocatori di Lotto, Superenalotto, Gratta&vinci etc etc in tabaccheria, basti solo questo numero: le somme giocate dall’italiano medio nel 2023 sono arrivate al 16% del reddito imponibile dichiarato (erano l’11,7% nel 2019)! In termini procapite, gli italiani, neonati inclusi, nel 2023 hanno Giocato 2.488 euro a testa.

Foto di Sean Do su Unsplash


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