Volontariato

Perché l’etica soffre se il nasdaq fa sboom

I criteri di esclusione di questo tipo di fondi portano i gestori a pescare molto spesso fra i tecnologici. Inevitabili le ripercussioni negative quando il nuovo mercato va gi

di Francesco Maggio

Il Nasdaq 13 mesi fa: 5048,62 punti. Oggi, 2000 a malapena. In mezzo, il pandemonio, per dirla con il titolo dell’ultimo libro di Giorgio Bocca dedicato ai fatti e misfatti della new economy. Tonfi a catena, timide riprese, picchiate ancor più dure. E tanti, tanti soldi andati in fumo. Le vittime? Un po’ tutti. Grandi e blasonate aziende hi-tech (come Cisco, Microsoft, Yahoo), così come dot.com dell’ultima ora, partite lancia in resta ed altrettanto rapidamente scomparse dal listino. Investitori, forse un po’ troppo ingordi e piccoli risparmiatori forse un po’ troppo sprovveduti. Fondi pensione e fondi comuni di investimento. Insomma, non s’è salvato proprio nessuno. E a rimetterci, inevitabilmente, sono stati pure loro, i fondi di investimento etici. Questi, infatti, obbligati a rispettare nella selezione degli investimenti tutta una serie di criteri di esclusione da determinati settori produttivi (armi, alcool, tabacco, ecc.) hanno griglie di scelta per i propri impieghi meno ampie dei loro colleghi tradizionali. Va da sé che quello dei titoli tecnologici rappresenta uno dei pochi settori col semaforo sempre verde. Ma se allora, come si evince anche dalle performance degli ultimi giorni, l’andamento dei titoli tecnologici continua a seguire andamenti sempre più schizzoidi (da -7 a +8% in una settimana), cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi per i nostri fondi etici? «Sicuramente l’anno appena trascorso si è rivelato una grande palestra professionale», risponde Luca Martina, gestore del fondo Sanpaoloimi azionario internazionale, «abbiamo assistito ad un vero e proprio sboom di tante concept stories, società internet, cioè, propagandate come depositarie di chissà quali idee rivoluzionarie per lo sviluppo del web e poi invece rivelatesi poco più che scatole vuote. In questo errore ci sono cascati un po’ tutti», aggiunge Martina, «ed è evidente che un fondo etico così rigoroso come il nostro, ha meno frecce al suo arco per parare simili contraccolpi. Ma credo che ormai siamo già in fase di ripartenza, e ci tengo a sottolineare che il SanpaoloImi, dal suo esordio nel ’97 ad oggi, è riuscito a garantire rendimenti complessivi del 70% a fronte di percentuali di poco più del 60% di nostri diretti concorrenti come, per esempio, gli anglosassoni Anderson ethical o Sovereign ethical». Un ottimismo condiviso da Angelo Abbondio, presidente di Symphonia Sicav: «A mio avviso, nei prossimi mesi i titoli tecnologici dovrebbero, seppur gradatamente, risalire. E con essi, i rendimenti degli azionari etici».


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