Ambiente e salute

Pesticidi per sempre: in Usa Pfas nei fitofarmaci

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche sono sempre più usate nei pesticidi in commercio negli Usa: lo dimostra una ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives. Queste sostanze chimiche, "inquinanti eterni", interferenti endocrini con gravi conseguenze per la salute umana, vengono spruzzate su milioni di ettari di terreni agricoli, o nell'aria contro le zanzare, raggiungono il cibo e l'acqua. Una situazione preoccupante per il presente e il futuro, secondo gli autori dello studio

di Elisa Cozzarini

Foto di DRONE EFT su Unsplash

Circa 450 milioni di chili di principi attivi presenti nei pesticidi sono stati distribuiti sui terreni agricoli negli Stati Uniti nel 2021, raggiungendo il cibo e le acque: un dato che li rende gli inquinanti più diffusi nel Paese. Lo sottolineano gli autori dello studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives, sulla crescente presenza di Pfas nei fitofarmaci usati negli Usa.

Pfas a percentuale crescente

In tutti i pesticidi in commercio, il 14% dei principi attivi è composto da sostanze per- e poli fluoroalchiliche, una percentuale che sale al 30% per i prodotti fitosanitari approvati negli ultimi dieci anni. Servono probabilmente come tensioattivi e per facilitare la dispersione e l’assorbimento. Eppure la strategia dell’Epa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente americana, prevedrebbe non solo di ridurre la contaminazione dei Pfas già presenti nell’ambiente, ma anche di limitare l’introduzione di nuovi “inquinanti per sempre”, se non necessario. In realtà, come spiegano i ricercatori, i Pfas nei pesticidi non sono solo le sostanze attive, ma derivano anche dai contenitori fluorurati utilizzati per la conservarli, perché ne migliorano il rendimento a lungo termine e prevengono l’alterazione. A ciò si aggiungono gli additivi e gli ingredienti “inattivi”, che non devono essere obbligatoriamente indicati dal produttore e quindi non se ne conosce esattamente la quantità, un vuoto di conoscenza che secondo gli autori della ricerca andrebbe colmato.


Spruzzati con i pesticidi, i Pfas arrivano ovunque

«Dovremmo eliminare i Pfas da tutti i beni che produciamo, ma in particolare dai pesticidi, visto che li spruzziamo sui raccolti e non c’è un modo più diretto di esporre la popolazione ai rischi che derivano dalla loro assunzione», afferma Kyla Bennet, una degli autori dello studio, ex dipendente dell’Epa, che oggi lavora con la organizzazione non profit Public Employees for Environmental Responsibility. I ricercatori hanno dimostrato, tra l’altro, anche che l’Epa ha nascosto i dati sulla presenza di Pfas nei pesticidi. Lo riporta l’edizione americana del britannico The Guardian, che ha chiesto anche il punto di vista dell’Epa senza ottenere risposta.

Bennet è un’esperta di Pfas: grazie a lei si è scoperto che l’Anvil 10+10, usato contro le zanzare, conteneva questi interferenti endocrini, che venivano dunque spruzzati ampiamente nell’ambiente in almeno 26 Stati americani.

«Le conseguenze a lungo termine dell’uso di sostanze chimiche molto persistenti potenzialmente su centinaia di milioni di ettari di terreno, ogni anno, è per noi motivo di grande preoccupazione», concludono Bennet e gli altri autori dello studio. «Gran parte, se non tutti i Pfas e le sostanze derivate presenti nei pesticidi sono inquinanti che persisteranno. Le conseguenze per la salute umana e per l’ambiente sono ancora per lo più sconosciute. Con questo lavoro abbiamo individuato alcune azioni che il governo degli Stati Uniti dovrebbe intraprendere per mitigare gli impatti, con l’obiettivo finale di eliminare i Pfas o comunque ridurne l’uso».

In apertura un drone che spruzza pesticidi, foto di DRONE EFT su Unsplash

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.