Famiglia

Acli Toscana: “No al latte artificiale gratis per mamme di serie B”

"Una riduzione del prezzo dei latti artificiali non accompagnata da seri interventi di sensibilizzazione sull'allattamento, avrebbe come unico risultato quello di disincentivare ulteriormente l'all

di Benedetta Verrini

Dopo l’indagine pubblicata lo scorso 16 marzo da Lega Consumatori Acli Toscana sul costo dei sostituti del latte materno in Italia, il ministro della Salute Girolamo Sirchia ha incontrato le aziende produttrici dei latti per l’infanzia per discutere sul problema del caro-biberon. In questa occasione le aziende hanno mostrato la propria disponibilità a trovare una soluzione che consenta un accesso a questi prodotti che sia meno oneroso soprattutto per i meno abbienti. La Lega Consumatori Acli Toscana esprime il suo apprezzamento, in un comunicato, per la decisione del ministro di fare finalmente chiarezza sul mercato dei latti artificiali: “è difatti più che legittimo” si legge, “preoccuparsi di ridurre lo svantaggio sociale e sanitario progressivamente accumulato dagli individui e dalle famiglie di reddito molto basso”. “Tuttavia” ribadisce Linda Grilli di Lega Consumatori Acli Toscana “una riduzione del prezzo dei latti artificiali non accompagnata da seri interventi di sensibilizzazione sull’allattamento materno (sia nei confronti delle madri in attesa che del personale sanitario), avrebbe come unico risultato quello di disincentivare ulteriormente l’allattamento materno”. Lega Consumatori Acli Toscana ricorda che lo scorso 19 giugno – in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati e in presenza del sottosegretario alla sanità Cursi – l’onorevole Alessandra Mussolini presentò una proposta per la distribuzione gratuita di latte in polvere alle madri indigenti. In quell’occasione il ministro Sirchia si espresse favorevolmente in merito alla proposta. Numerosi rappresentanti di enti, istituzioni e associazioni che si interessano di alimentazione infantile, tra cui l’Associazione Culturale Pediatri, il Movimento Allattamento Materno Italiano, la Coalizione Italiana per il Monitoraggio del Codice e la stessa Lega Consumatori Acli Toscana, espressero in una lettera i loro dubbi sulla proposta. Ecco nel dettaglio le argomentazioni portate dai firmatari della lettera: – Innanzitutto non è vero che molte donne, ricche o povere che siano, non possano allattare: in realtà non allattano perché non ottengono adeguato sostegno da parte di operatori preparati e competenti. E sono proprio le mamme più povere (in tutti i sensi) quelle che allattano meno, in quanto prive delle informazioni necessarie e della capacità di cercare sostegno competente se non lo trovano presso il pediatra di famiglia o il consultorio familiare. Offrire a queste mamme latte in polvere gratuito significa rinunciare a trovare per loro e i loro figli un sostegno competente per continuare ad allattare. – Negare l’allattamento al seno ai figli delle madri indigenti significa di fatto aumentare lo svantaggio nutrizionale e sanitario che questi bambini già hanno nei confronti dei figli delle donne più ricche. Significa cioè ottenere un risultato esattamente opposto a quanto si prefiggono gli estensori della proposta governativa. Tale iniziativa, infine, garantirebbe una quota di vendite a compagnie nazionali e multinazionali che già sono state multate dall’Antitrust per aver costituito un cartello mirante a tenere alti i prezzi del prodotto. – In alternativa, sarebbe preferibile un piano di lunga durata con l’obiettivo di affiancare ad ogni madre indigente un operatore sanitario adeguatamente formato a sostenere l’allattamento al seno. Del resto, questo è ciò che si fa anche negli USA, dove un piano ultradecennale del governo federale come quello proposto dall’On. Mussolini – www.fns.usda.gov/wic – sta facendo da molti anni marcia indietro dopo che si è constatato quanto aumenti lo svantaggio dei figli delle famiglie povere nei confronti di quelle ricche, che i loro figli li allattano (e dove, peraltro, grazie ad uno specifico programma di sostegno, richiesto ed ottenuto dalle organizzazioni di difesa e sostegno all’allattamento materno, si è potuto constatare un considerevole aumento – oltre il 40% – di madri passate ad allattare al seno). Conclude Linda Grilli: “Non vogliamo in alcun modo che la nostra iniziativa finisca per arricchire ulteriormente chi, approfittando della specifica situazione di necessità dei consumatori più indifesi (i bambini), ha abusato delle regole del libero mercato (vedi sentenza Antitrust n. 8087 del marzo 2000). Le consumatrici che decidessero di non allattare o che non avessero successo nell?allattamento al seno nonostante il sostegno fornito, dovrebbero in ogni caso poter usufruire di prezzi più bassi. Non dimentichiamo però che il miglior alimento possibile per un neonato è il latte della sua mamma, non certamente il latte artificiale. Gratuito o non gratuito che sia”. I risultati dell’indagine sul caro-biberon sono disponibili all’indirizzo: www.legaconsumatoritoscana.it/detail.asp?IDSezione=44&IDN=185 Il testo completo della lettera inviata il 26 giugno 2003 all’On. Prof. Girolamo Sirchia, all’On. Prof. Cesare Cursi e all’On. Alessandra Mussolini, con la lista completa dei firmatari, è disponibile all’indirizzo: www.legaconsumatoritoscana.it/uploaded/lettera_sirchia_latte_artificiale_gratuito.doc


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