Cultura

Shakespeare e Brecht in cella con noi

L'associazione No'hma porta teatro e dibattiti nelle carceri milanesi. A Opera l'ultimo spettacolo

di Redazione

Associazione culturale no’hma Indirizzo: via Giuseppe Sacchi, 3 20121 Milano Tel. 02.72002277 Fax: 02.72002282 Email: nohma@crival.it Presidente: Teresa Pomodoro Anno di nascita: 1994 Scopo: promuovere seminari culturali nei penitenziari milanesi di Opera e San Vittore per uomini e donne. Ogni anno viene presentato un tema che può essere strettamente culturale o legato alla vita quotidiana (lo scorso anno si è parlato delle emozioni). A svolgerlo con i detenuti sono chiamati alcuni esperti. L’associazione, all’interno del carcere di Opera, ha dato vita a una compagnia teatrale: L’opera Spettacoli realizzati: Lo stato d’assedio di Albert Camus (1999); Tommaso d’Amalfi di Eduardo De Filippo e La Tempesta di William Shakespeare (2000); Santa Giovanna dei macelli di Bertold Brecht (2001) Quadro finale, occhio di bue: la protagonista esce dal buio della scena. Il viso scavato, gli occhi delusi aperti sul mondo, l’incedere stanco. Il personaggio è Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht, sognante paladina dei poveri che si rivelano meschini e opportunisti quanto i ricchi. L’attrice è Lisa, bionda e magra come una bimba, che sogna di sposare il suo Michele. Mentre pronuncia le battute finali del dramma («Uomo, resta sempre in lotta con te stesso») ci fa dimenticare che è un pomeriggio di primavera, che siamo dentro al carcere di Opera, che lei è una detenuta, come Michele, una particina accanto a lei. Spettacoli intensi ma chiusi fra queste mura, quelli organizzati dall’associazione No’hma nei penitenziari milanesi, Opera e San Vittore. Poche repliche per i familiari dei detenuti, qualche giornalista e per gli studenti delle superiori. Eppure si avverte tanta cura, dietro queste scenografie fatte di sbarre e carrucole che invadono la stanza, prendendo lo spettatore dentro l’azione e costringendolo a girarsi, alzarsi per seguire i 38 personaggi, a battere i piedi sulle note del jazz dal vivo. «Siamo entrati a Opera sette anni fa, quando siamo nati, e a San Vittore 5 anni dopo»: è entusiasta dei suoi attori Teresa Pomodoro, fondatrice e presidente di No’hma. Le brillano gli occhi mentre sorvola sulla sua vita («Ho insegnato per anni al liceo Donatelli di Milano, poi dopo le proteste studentesche l’hanno chiuso d’ufficio, così ho deciso di dedicarmi alla mia passione per la drammaturgia») per passare in rassegna gli spettacoli realizzati con la sua compagnia stabile dietro le sbarre, “L’opera”, nata tre anni fa. «L’anno scorso abbiamo messo in scena La Tempesta di Shakespeare, prima ancora Lo stato d’assedio di Camus e Tommaso d’Amalfi di Eduardo», racconta Teresa Pomodoro, sorella di Livia, presidente del Tribunale dei minori di Milano. No’hma può contare su alcuni collaboratori che variano a seconda dei progetti. «Organizziamo seminari in carcere su vari ambiti della filosofia e del sapere», spiega Teresa, «il nostro scopo è promuovere la cultura fra i detenuti, che partecipano sempre con entusiasmo». Perfino Pietro Maso, fra il popolo del supercarcere alle porte di Milano, ha partecipato agli incontri di No’hma ascoltando i suoi compagni che riflettevano sul tema delle emozioni. Tutto nasce da questa donna sottile e garbata, che durante lo spettacolo segue ogni passo e ogni sussurro dei suoi attori: «Mi ha sempre interessato il teatro come espressione e rappresentazione di sé», racconta, «e in quale luogo migliore di questo si può tentare di ricostruire una personalità che è stata distrutta e dimenticata?». È lei che propone i temi di dibattito, che ogni anno coinvolge specialisti e studiosi nei suoi seminari in carcere: il criminologo Adolfo Ceretti, lo psicologo Charmet, il direttore della Caritas Ambrosiana don Colmegna, il filosofo Natoli. C’era anche Valentina Cortese ad applaudire il monologo di Lisa-Santa Giovanna, «un vero talento» secondo Teresa Pomodoro, «interpreta il ruolo con passione e tonalità da vera artista». Inevitabile chiedersi perché Lisa sia qui, ma ci è dato sapere solo che la compagnia “L’opera” è formata da persone che in cella vivranno per molti anni.


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