Diritto alla salute

Tempi d’attesa, la giungla delle rilevazioni

Cittadinanzattiva ha provato a confrontare quanto ci si impiega a prenotare sei importanti prestazioni sanitarie (dalla visita cardiologica alla mammografia) in varie regioni italiane. Solo nove regioni su 20 aggiornano il sito con i dati del mese precedente. Vengono usati tre modi diversi per presentarli. Sorprende la Calabria. Bene anche i Cup

di Nicola Varcasia

Conoscere la situazione reale dei tempi di attesa in sanità è il primo passo. Per comprendere e provare a migliorare la situazione, al di là di singoli casi (virtuosi o negativi). Eppure, avere una fotografia precisa di ciò che accade nelle varie aziende sanitarie locali e nelle regioni italiane – tenute a una informazione in tempo reale – non è così semplice. Solo nove regioni su 20 forniscono online l’aggiornamento dei tempi di attesa riferiti a giugno 2024: Lazio, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta, Umbria, Friuli, Calabria e Alto Adige. Lombardia e Piemonte lo fanno soltanto per alcune Asl. Mentre le restanti regioni arrivano al massimo a maggio. In Molise i dati disponibili risalgono al 2023. 

Scopri la differenza

Inoltre, le cifre vengono fornite dalle istituzioni in almeno tre modalità diverse, complicando il confronto già all’interno dello stesso territorio. Vengono fornite cifre in percentuale (calcolando il rapporto tra il numero di prestazioni erogate nei tempi previsti dal codice di priorità e il totale delle prenotazioni). Oppure in numero di giorni di attesa medi previsti. O, infine, con l’indicazione della prima data disponibile. Sono i dati emersi da un’indagine effettuata da Cittadinanzattiva nella seconda metà di giugno sull’analisi dei tempi di attesa di sei prestazioni, in tutte le regioni: prima visita cardiologica, prima visita pneumologica, prima visita ginecologica, prima visita oncologica, ecografia addome completo, mammografia.

I casi limite

Più nel dettaglio, da Nord a Sud emergono difficoltà nel rispetto delle tempistiche previste dalle diverse classi di priorità (U-urgente: da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; B-Breve: entro dieci giorni; D-differibile: entro 30 giorni per le visite, entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; P-programmata: entro 120 giorni). Fra i casi limite nelle realtà che indicano i tempi di attesa in giorni l’indagine di Cittadinanzattiva segnala i 498 giorni in media per un’ecografia all’addome programmabile nell’Azienda universitaria Friuli centrale, si attendono in media 498 giorni; i 427 i giorni in media di attesa per una visita cardiologicaprogrammabile nell’Azienda sanitaria 3 ligure. Tra chi indica il rispetto in percentuale dei tempi previsti dai codici di priorità B, D e P, nella Asl Rm4 si rispettano i dieci giorni massimi di attesa soltanto per il 17,8% delle ecografie all’addome completo in classe B. Nelle Marche, (con dati aggregati, non per Asl), solo il 41% delle mammografie programmabili è garantito nei 120 giorni previsti. In Molise si garantisce nei canonici 60 giorni della classe D solo il 34% delle ecografie addome completo; nella Asl Napoli 1 Centro appena il 14% delle visite oncologiche in codice B è erogato entro dieci giorni. La Asl di Bari riesce a erogare entro i dieci giorni solo il 9% delle visite pneumologiche con codice B.

Dove funziona

Ci sono esempi di estrema variabilità all’interno della stessa area geografica o della stessa regione nel rispetto dei tempi di attesa: in Friuli Venezia Giulia, quasi tutte le prestazioni oggetto di indagine, a maggio, sono state erogate ben oltre i giorni previsti. In Veneto invece succede l’esatto contrario: tempi rispettati per tutte le prestazioni e tutte le priorità. Così succede anche in Calabria: su questo riscontro, la ricerca di Cittadinanzattiva sospende il giudizio, non per un preconcetto negativo, ma perché è in netta controtendenza rispetto a quanto normalmente si legge sui media. Nell’Asl 1 Abruzzo e nell’Asl di Pescara, il 90% delle visite oggetto dell’indagine sia per la classe B che per la D, sono state erogate nei tempi stabiliti; l’Asl di Pescara mostra però il fianco sulla classe P, con una media del 62% e picco minimo del 33.8% per quanto riguarda l’ecografia addome completo. L’Umbria invece presenta dati aggregati riferibili a giugno: solo il 38% delle ecografie addome in classe B sono erogate entri i dieci giorni previsti, al contrario tutte le visite oncologiche in classe D e P sono erogate rispettivamente entro i 30 e i 120 giorni previsti. Anche la Puglia presenta performance altalenanti: per una visita pneumologica in classe B si va dal picco minimo del 9,2% nell’Asl di Bari (a febbraio 2024), al rispetto al 100% dei tempi per la stessa prestazione e nello stesso periodo nell’Asl di Lecce. Sempre nella Asl di Lecce però soltanto il 38% delle visite cardiologiche in classe D e P è erogato nei tempi stabiliti, mentre per le altre visite messe sotto la lente i tempi sono rispettati mantenendo però una media vicina al 90% nelle diverse classi di priorità.

Ricordiamoci il passato

Il confronto con una precedente indagine condotta a Luglio 2023 su cinque regioni (Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia e Puglia) ha evidenziato luci e ombre. Va meglio ad esempio nella Asl Rm 4 per le visite cardiologiche in classe B, poiché a giugno 2024 il 65% (rispetto al 41% di luglio 2023)  è stato erogato entro i 10 giorni previsti; nell’Asl di Bari si segnala un aumento del +53% (dal 32,1% all’85%) di mammografie in classe B erogate nei tempi previsti; nell’Ausl Reggio Emilia +55% (dal 39% al 94,7%) di tempi rispettati per una visita pneumologica; nell’As Ligure 1, per un’ecografia addome completo si è passati dai 5/21 /24 giorni di attesa nel 2023 rispettivamente per le classi B, D e P, ai 2 giorni del 2024. Di seguito alcuni peggioramenti: sono 427 i giorni registrati nell’As Ligure 3 per una visita cardiologica di classe P rispetto ai 6 necessari nel 2023; nell’Asl Viterbo, per una visita pneumologica in classe B si è passati dal 100% di prestazioni erogate nei tempi previsti nel 2023 ad appena il 42% (-58%); nell’Ausl di Parma, il 12% in meno delle visite cardiologiche sono erogate nei tempi previsti (dal 93% del 2023 all’80,7%del 2024).

Centri unici di prenotazione

L’indagine di Cittadinanzattiva ha evidenziato che tutte le regioni sono provviste di Cup, che risultano centralizzati in 13 Regionimentre sono divisi per zone/asl nelle restanti sette (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Veneto, Sardegna e Toscana), con altrettanti diversi numeri telefonici. I tempi di attesa per parlare con l’operatore si sono mostrati nella stragrande maggioranza piuttosto ragionevoli: il migliore è risultato essere il Cup della regione Lazio, con soli due minuti e 15 secondi di attesa; a seguire quelli di Lombardia, Puglia, Sardegna, Campania e Basilicata, con un’attesa massima sempre inferiore ai tre minuti. Nelle altre regioni invece il tempo di attesa è variato dai tre minuti e 20 secondi dell’Ulss 4 del Veneto, fino ad arrivare agli oltre 18 minuti registrati per l’Asl di Genova. Nonostante diversi tentativi, invece non si è riusciti a parlare con gli operatori dei Cup di Usl Toscana Centro), di Valle d’Aosta e del Friuli.

questo link sono disponibili le tabelle regionali, qui il documento di sintesi.

Foto di Levi Jones su Unsplash


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