Medio Oriente

Yemen: un Paese, tre guerre

«Il conflitto nel Mar Rosso tra Houthi e Israele, dieci anni di guerra civile e l’enormità dei bisogni umanitari che non riescono ad essere soddisfatti hanno trascinato il Paese in una crisi umanitaria tra le più drammatiche del mondo», racconta a VITA Riccardo Mioli, direttore regionale per il Medio Oriente dell’organizzazione umanitaria Intersos

di Anna Spena

6 morti e almeno 87 feriti. Questo è il bilancio dei raid di Israele sulla città portuale di Hodeida, in Yemen. L’esercito israeliano ritiene che il fronte di guerra con gli Houthi yemeniti stia diventando sempre più centrale. Per questo, hanno riferito i media, l’Idf si sta preparando alla possibilità di dover attaccare altri obiettivi nel Paese.

Gli Houthi, gruppo armato dello Yemen, in risposta ai bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dallo scorso sette ottobre, hanno iniziato ad attaccare le navi commerciali in transito nel canale di Suez. Il gruppo ha nette posizioni antiamericane e antisraeline. Il fronte di guerra con gli Houthi yemeniti sta diventando sempre più centrale. Ma quali saranno le conseguenze dell’escalation?

«La tensione nel Paese è alta», racconta Riccardo Mioli, direttore regionale per il Medio Oriente dell’organizzazione umanitaria Intersos. «Negli ultimi attacchi sono state coinvolte anche le infrastrutture civili, come il porto di Hodeida, capoluogo dell’omonimo governatorato. È la quarta città del Paese, qui vive mezzo milione di persone. Durante gli attacchi è stato compromesso anche il funzionamento della linea elettrica. Non siamo ancora davanti a una escalation tout court. Ma dopo il sette ottobre una guerra è iniziata anche nel Mar Rosso». 

Lo Yemen, dopo dieci anni di guerra ciivile, vive una delle più grandi crisi umanitarie al mondo. Nel 2024, 18,2 milioni di persone, oltre la metà della popolazione del Paese, hanno bisogno di assistenza umanitaria e servizi di protezione. Il grave deterioramento delle condizioni economiche, gli ingenti danni alle infrastrutture civili e il collasso dei servizi essenziali sono fattori critici che determinano vulnerabilità e bisogni su larga scala in tutto il Paese.

 «Il conflitto nel Mar Rosso», aggiunge Mioli, «ha messo in secondo piano, o almeno ha allontanato, la possibilità di chiudere una guerra civile che nel Paese dura da dieci anni».  Una guerra che vede contrapporsi il Sud e il Nord del Paese, un conflitto tra il governo centrale – sostenuto dall’Arabia Saudita con gli Emirati Arabi Uniti, e il gruppo degli Houthi, sostenuto dall’Iran. «Ma le prime vittime, sia delle guerre interne che esterne, sono sempre i civili. È una popolazione estremamente vulnerabile. E questa vulnerabilità dipende dalla mancanza di servizi sanitari, di infrastrutture, dalla mancanza di acqua, dall’assenza di tutti i servizi di base». 

Intersos lavora nel Paese con uno staff di 300 cooperanti, tra loro 12 espatriati. L’organizzazione ha due uffici principali a Sanaa e ad Aden e lavora anche nei governatorati di Hajjah, Taiz, Ibb, Lahjj, Hadramout e Abyan. L’organizzazione lavora sull’accesso ai servizi sanitari, sulla formazione del personale sanitario, per la fornitura di medicinali ed attrezzature – con un crescente supporto nelle campagne di vaccinazione e fornisce beni di prima necessità e servizi essenziali alle popolazioni sfollate, migranti e rifugiati.

In Yemen 17,6 milioni di persone vivono in uno stato di insicurezza alimentare e quasi la metà dei bambini sotto i cinque anni soffre di un arresto della crescita da moderato a grave. 4,5 milioni di persone nel Paese sono sfollate. «A questo», spiega Mioli, «si aggiunge un’epidemia di colera dovuto alla mancanza di accesso all’acqua potabile. Qui siamo davanti anche ad un terza guerra: quella dei bisogni umanitari che restano insoddisfatti. Questa è la guerra che riceve meno attenzione e che fa più vittime, e che necessita di un’espansione degli aiuti umanitari come condizione imprescindibile. Una guerra che non può essere risolta senza fermare le altre, che necessita di un cessate il fuoco immediato».

Credit foto AP/Serbatoi di petrolio bruciano nel porto di Hodeid, Yemen


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