Dai primi passi due decenni fa, ad un festival di teatro che ha appena chiuso la sedicesima edizione. La struttura, la compagnia, la cooperativa. Senza che sia venuto meno lo spirito con cui è nato: abbattere ogni barriera. Marco Pentassuglia racconta Il giullare, iniziativa nata a Trani in Puglia, che ha coinvolto quest’anno anche la Fondazione Vincenzo Casillo
Questa è una storia iniziata più di 25 anni fa. Siamo alla fine degli anni Novanta, a Trani, in Puglia, dove un criminale locale che si era impegnato a cambiare vita e un sacerdote fondano un’associazione per dare accoglienza agli emarginati, in particolare alle persone che dormono in strada. «Era un criminale di lunga data, uno di quelli efferati. Ad un certo punto qualcosa è scattato in lui e ha iniziato ad occuparsi degli ultimi. Con tanta dedizione da avere che ad un certo punto ha avuto bisogno di aiuto».
Una porta sola si è aperta. Quella della Parrocchia S. Maria del Pozzo. Così è nata l’Associazione promozione sociale e solidarietà. Siamo nel 1995, Marco Pentassuglia conosce la struttura da tempo, sua mamma era catechista nella parrocchia, lui la frequentava da chierichetto, e là, qualche anno più tardi, ha chiesto di svolgere il servizio civile. Marco sa anche che il teatro è uno strumento potentissimo di integrazione e si ispira alla lezione del premio Nobel Dario Fo, quella dei giullari.
«Il teatro è uno strumento efficace per dimostrare la parità, sul palco non ci sono persone con o senza disabilità. Ci sono degli attori e un ruolo che si recita. È questa cosa ad aver catturato la mia attenzione di diciottenne». Dalla donazione di un terreno nel frattempo è nato il Centro Jobel, una struttura che da subito si è imposta come luogo e strumento di integrazione umana e sociale.
Il palco nel cuore
Tanti i servizi che nel centro, racconta, sono cresciuti negli anni. «Un centro diurno socio educativo e riabilitativo per persone con disabilità, una struttura residenziale che è una casa per la vita per adulti con problematiche psicosociali, il centro antiviolenza, servizi per l’infanzia, un centro diurno per minori, un pronto intervento sociale».
Da 2 anni poi «abbiamo messo su la Locanda del giullare, uno spazio che dà lavoro a 12 ragazzi con disabilità. E poi, il centro è la location principale del festival. Tutto nasce qui dentro, anche se l’idea di avvicinare la gente al nostro mondo ci ha portato ad uscire: il festival infatti è un’iniziativa diffusa che coinvolge tutta la città».
Di tempo ne è passato. Ora Marco ha 49 anni e due figlie. L’associazione è diventata una cooperativa con 50 dipendenti (di cui Pentassuglia è stato anche presidente) e quell’intuizione sul teatro è cresciuta fino a trasformarsi in un festival, Il Giullare, che quest’anno ha chiuso la sedicesima edizione. Lo spirito però è sempre lo stesso: il teatro contro ogni barriera.
«Con gli anni siamo meglio organizzati, al punto che il festival è bello, interessante e vale la pena di essere seguito non soltanto per ragioni di solidarietà. Chiunque viene qui», sottolinea, «continua però a respirare ancora quell’aria di cambiamento, di attenzione alle persone, di inclusività, di sfida culturale e di territorio che c’era quando abbiamo iniziato» assicura.
La novità si diceva. Quest’anno a sostenere il festival c’è stata anche la Fondazione Vincenzo Casillo. «Al Centro Jobel», spiega Marco, «facciamo anche progetti aperti alle scuole. Uno in particolare, legato alla sostenibilità del cibo e all’inclusione, era stato messo in piedi con la Fondazione. In uno degli incontri conclusivi abbiamo conosciuto la presidente Cardenia Casillo». Questa estate la Fondazione è stata parte della giuria del contest di teatro e «con loro abbiamo lanciato il premio della critica».
La disabilità spesso potenzia i talenti
«Essere coinvolti in questo evento è stato per tutti noi una gioiosa scoperta», sottolinea proprio Cardenia Casillo, «la disabilità spesso potenzia i talenti degli artisti che esprimono una ricchezza ed una efficacia espressiva straordinarie che va oltre ogni stereotipo. Ci lascia perplessi il fatto che eventi di tale qualità e valore sociale non abbiano la visibilità e risonanza che meritano ma siamo certi che insieme potremo far crescere sensibilità ed attenzione».
Essere al Sud può essere molto penalizzante per le dinamiche politiche e per la scarsa attenzione mediatica. Questa consapevolezza però non ci ferma. Il Giullare fa parte della nostra quotidianità ed sempre nella nostra mente
Marco Pentassuglia – coordinatore del Festival Il Giullare
Occasione di costruzione di una comunità
Per la psicologa Adriana Latti «il festival è un’occasione di costruzione di una comunità attenta sia ai bisogni che ai talenti di tutte le persone. Il tema della disabilità centrale nella creazione dell’iniziativa, resta sullo sfondo e questo è un bene. Ogni singolo individuo infatti viene valorizzato per quello che è, scardinando gli stereotipi legati alla “normalità».
Adriana Latti e Michela Campanale, anche lei con formazione in ambito psicologico, sono state scelte dalla Fondazione Vincenzo Casillo per il progetto sulla sostenibilità che si è tenuto nel Centro Jobel. «Il teatro con la sua funzione catartica», chiarisce, «permette di esprimere tutte quelle emozioni che spesso tendiamo a nascondere. Oltre al teatro, infatti, quest’anno sono state proposte ulteriori iniziative artistiche come ad esempio la bellissima mostra d’arte realizzata da alcuni ospiti del centro.
Per Campanale «l’arte può davvero rappresentare un potente strumento di cambiamento, in grado di sensibilizzare e coinvolgere un pubblico più ampio e questo festival ci invita a riflettere insieme sulla concreta possibilità di creare una società più giusta e inclusiva»
Strumenti potenti di cambiamento sociale
Riflessioni condivise anche da Tommaso Parisi, animatore, volontario, impegnato nel sociale, di Terlizzi (provincia di Bari). «ll Festival Il Giullare suscita emozioni intense. Sul palco, attori con abilità differenti dimostrano che l’arte e la cultura sono strumenti potenti di cambiamento sociale, inclusione e valorizzazione delle diversità oltre che ricordarci l’importanza di garantire accessibilità e pari opportunità per tutti».
In apertura e nel testo foto di Centro Jobel / festival Il Giullare
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