Istituti di pena

Temperature record al carcere di Uta, la Garante si rivolge al ministro Nordio

Irene Testa, Garante dei detenuti della Sardegna, ha fotografato i 44 gradi registrati dal termometro della struttura. Il sovraffollamento complica le cose e favorisce la diffusione delle malattie

di Luigi Alfonso

Il caldo asfissiante, che in Sardegna nei mesi estivi non è certamente una novità, sta creando parecchi problemi negli istituti penitenziari dell’Isola. Oggi il termometro, all’interno del carcere di Uta (Cagliari) ha segnato i 44 gradi centigradi. Lo ha rilevato personalmente Irene Testa, Garante dei detenuti della Sardegna, in occasione di una delle sue periodiche visite alla Casa circondariale. «I detenuti erano stipati in celle da sei metri quadrati per due, per un totale di quattro detenuti per cella», spiega. «A causa del sovraffollamento, di sicuro peggiorato da quando si stanno eseguendo imponenti trasferimenti dai penitenziari del Nord a quelli del Sud Italia, si è aggiunta in quasi tutte le sezioni una quarta branda».

La foto scattata oggi dalla Garante a Uta

Anche il personale di Polizia ormai è allo stremo delle forze, tanto che alcuni degli agenti più anziani ipotizzano di chiedere il pensionamento anticipato, a costo di rimetterci un po’ di soldi. «Oggi, a fatica, un ispettore è riuscito ad accompagnarmi nelle varie sezioni», conferma Testa. «Malati psichiatrici, tossicodipendenti e disabili gravi sono allocati in celle non a norma, senza personale per l’assistenza. Far vivere la comunità penitenziaria in queste condizioni, senza sistemi di aria condizionata, senza ventilatori, con disabili gravi in celle non a norma, è scandaloso. Si punisce la malattia e si rinchiude il disagio. Siamo davanti ad una emergenza umanitaria che è a un punto di non ritorno. È in corso un processo di disumanizzazione e degrado, di privazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, venga a visitare le nostre carceri: per deliberare occorre conoscere, e conoscere bene, i problemi di chi ogni giorno vive in questo inferno».

Esterno del carcere di Uta (Cagliari)

Irene Testa poi parla di un altro problema, strettamente collegato al primo. «Il sovraffollamento non crea soltanto disagi legati alle altissime temperature, che condizionano non solo i detenuti ma anche coloro che lavorano in queste strutture», spiega la Garante. «Creano le condizioni ideali per la diffusione di virus e malattie di vario genere. Proprio nelle scorse settimane ho denunciato un caso accertato di Tbc nel carcere di Bancali, a Sassari. Si trattava di tubercolosi polmonare attiva, che ora pare sia sotto controllo. Altri casi di positività sono stati trattati con le opportune terapie, per fortuna tempestivamente, ma la situazione desta una certa preoccupazione perché è una patologia che va ad aggiungersi al già lungo elenco di problematiche che denunciamo da anni. Tra l’altro, la maggior parte dei detenuti arrivato dalla penisola non aveva sostenuto le specifiche visite per la Tbc prima di giungere in Sardegna. E qui non ci sono le celle per isolare i pazienti malati, come imporrebbe la profilassi».

La Garante Testa all’ingresso del carcere di Uta

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