Non profit

Proviamo a dire un altro noi

L'editoriale di Riccardo Bonacina sulla situazione internazionale dopo la tragedia di Madrid.

di Riccardo Bonacina

“E’ incredibile la coerenza che c?è in giro, crolli il mondo (e il mondo sta davvero crollando) noi teniamo la posizione”. Ci scrive così un nostro intelligente lettore, Leonardo Tondelli. E spiega: “Grosso modo la scena è la seguente: fautori della guerra contro il terrorismo e detrattori del nuovo imperialismo americano. I primi rinfacciano ai secondi di essere contro la democrazia, i secondi ribattono che è tutta una messinscena per petrolio e materie prime. Gli argomenti sono questi, e tutto sommato non abbiamo più niente da dirci. Davvero. È da mesi che non ci stiamo più dicendo niente. Ci stiamo soltanto palleggiando prove di seconda mano, il detenuto di Guantanamo che mangia il ?big mac? contro i dossier farlocchi sulle armi di distruzione di massa. È uno spettacolo un po? osceno, tutto sommato”. Come dare torto all?amico Tondelli? A un anno dall?attacco della coalizione angloamericana all?Iraq di Saddam Hussein, tutto è cambiato, in Iraq e nel mondo. Sono cambiate le alleanze, persino i governi. La contabilità dell?anno che è trascorso è tragica. Sono stati uccisi nel mondo più di 100 operatori umanitari e volontari. In un anno ci sono stati (secondo la Cia americana) 100 attentati di kamikaze. Decine di migliaia di civili sono rimaste vittime delle violenze nel mondo,oltre 10 mila nel solo Iraq. Il più recente ?censimento annuale? delle guerre realizzato nel 2003 dallo Stockholm International Peace Research Institute ha contato 22 ?grandi guerre? (major armed conflicts) attualmente in corso (a proposito, sul prossimo numero ospiteremo un interessantissimo dossier di Carlo Gubitosa sulle guerre dimenticate). In un anno sono stati spesi decine e decine di miliardi di dollari per le spese militari. Di 50 miliardi è stato il costo di un solo anno di guerra, o pace armata, in Iraq. Con quello stesso budget, come scrisse su questo giornale Sandro Calvani, si potevano pagare un milione di borse di studio da 50mila dollari l?una presso le università americane o europee e così formare un milione di giovani iracheni ai valori della democrazia. Che effetto avrebbero fatto un milione di laureati iracheni che tornano a casa a governare il Paese al posto di 140mila soldati Usa? Avevamo chiesto un anno fa e ancor oggi domandiamo. L?11 marzo, poi, le bombe dell?integralismo islamico hanno fatto strage a Madrid, uccidendo 200 persone che iniziavano la loro giornata con il quotidiano carico di preoccupazioni e di occupazioni e hanno cambiato il corso delle elezioni politiche in Spagna. Una strage, ha scritto acutamente Ezio Mauro su La Repubblica, “che ci dà la sensazione di far parte dello stesso mondo scelto a bersaglio da un altro mondo che non consideravamo nemico ma che ci sta braccando, negando valore, ecco la scoperta inaudita, ad ognuno dei nostri valori più alti”. Dalla sacralità della vita di ogni uomo alla democrazia. Perciò, oggi, il vero problema dell?Europa e dell?Occidente è decidere come rapportarsi alla minaccia del fondamentalismo islamico. Se opponendogli un fondamentalismo uguale e contrario, persino nella parodia che islamisti e cristianisti fanno della loro grande tradizione religiosa, o se rimettere in gioco ciò che abbiamo di più caro, dalla concezione della persona, della sua libertà e dei suoi diritti, alla concezione della democrazia, in un nuovo impeto appassionato e costruttivo che sappia dare speranza al mondo e che sappia dare speranza di costruzione per tutti. Il problema che la strage dell?11 marzo a Madrid ci ripropone con forza inaudita è quello di capire se un altro noi è possibile. Se è possibile un noi che non sia più la prima persona del plurale, ma un plurale fatto da tanti io, una rete di uomini e donne coscienti della loro tradizione e delle loro radici, non come clave da brandire ma come opportunità offerte a tutti. Ebbene, se la questione oggi è tanto seria, e se ci richiede una rimessa in gioco persino personale, vadano davvero al diavolo tutti coloro che pensano solo a ?tenere le proprie posizioni?. Per interessi piccoli che procurano guai enormi a tutti.


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