Volontariato

Le Acli a Prizren: il Kosovo brucia e la comunità internazionale tace

La testimonianza di Paola Villa, presente con una delegazione delle Acli a Prizren

di Emanuela Citterio

“La Chiesa ortodossa piccola, quella vicina alla nostra ex casa è bruciata. Esce ancora del fumo. All’interno si intravedono ancora gli affreschi. Su altri pezzi di muro, dove l’incendio non è divampato, si vede che sono state staccate delle cose. Dei bambini ci giocano dentro. Raccolgono cose. Ci guardano”. A raccontare ciò che sta succedendo a Prizren, in Kosovo, è Paola Villa, vicepresidente dell’Ipsia, l’organizzazione non governativa delle Acli. Partita tre giorni fa per una missione di monitoraggio, la delegazione Acli si è ritrovata nel mezzo del conflitto riesploso fra serbi e albanesi. “La base Onu ieri aveva dei vetri rotti ma non c’era nessuno davanti. Oggi ci sono 5 blindati Kfor tedeschi e una ventina di militari a piedi con giubbotto antiproiettile e mitra a tracolla” racconta Paola Villa. “Nel centro della citta’ c’è meno gente di ieri. Ma ancora fiamme. Ci sono nuove case che bruciano. A un certo punto vediamo arrivare i pompieri”. Il Bogoslovia (il seminario ortodosso) ha continuato a bruciare nella notte. “Alcune persone sul tetto spostano oggetti” continua la testimonianza della rappresentante delle Acli, per due anni cooperante in Kosovo. “Arrivano tre macchine della polizia kosovara e si fermano davanti. Guardano, ma nessuno interviene”. “La Cattedrale ortodossa ha davanti una camionetta Kfor. In un primo momento pensiamo che abbiano pensato di difenderla. Invece alcuni militari con giubbotti e mitra proteggono un altro militare che imbraccia una telecamera e riprende la cattedrale. Poi stringe la mano ad un uomo che gli aveva fatto da “guida” e se ne vanno tutti. Sulle mura della Cattedrale sono comparse scritte che ieri non c’erano. C’e’ scritto in rosso “Abbasso UNMIK” ma anche “Morte ai serbi”. In francese. Chissa’ perche’. Anche qui la gente continua ad entrare ed uscire tranquilla”. “Una cappellina della chiesa ortodossa sembra essere stata presa a picconate. Come ieri ragazzini, in apparenza rom, escono dalle case portando oggetti un po’ bruciati. Rispetto a ieri c’è meno tensione. Piu’ “normalita’”. Se si puo’ definire tale. Da parte della comunita’ internazionale ancora nessun segnale”.


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