Mondo
Iraq. Padre Albanese: “Non serve ritiro incondizionato, ma Onu”
Per il fondatore e direttore dell'Agenzia Misna "in MO è necessario azzardare nuovi itinerari"
Per la pace in Medio Oriente, ma anche per la lotta contro il terrorismo, e’ ”necessario l’azzardo di nuovi itinerari”, utilizzando le risorse e l’esperienza maturata dal mondo missionario. Ma e’ evidente che, per quanto riguarda l’Iraq, si debba pensare ad una forte presenza dell’Onu e non ad un ”ritiro incondizionato”. E’ quanto sostiene padre Giulio Albanese, direttore dell’agenzia missionari Misna, sottolineando che ”il duplice grido di guerra lanciato dai terroristi di matrice islamica e dai fautori dello ‘scontro delle civilta” ha creato un acceso dibattito all’interno delle comunita’ cristiane e piu’ in generale della societa’ civile”. Ad acuire il confronto, spiega il religioso, ”sono stati i tragici avvenimenti dell’11 marzo che hanno insanguinato Madrid, sebbene gia’ da tempo, vi fossero dissensi tra presunte affiliazioni di ‘catto-comunisti’ e ‘catto-americani’, con l’avvento, soprattutto, del ‘nuovo ordine mondiale’ lanciato dalla Casa Bianca. E’ ormai evidente che l’interpretazione dei fatti geopolitici avvenga attraverso l’identificazione con un patrimonio religioso del passato, frequentemente manipolato o strumentalizzato per legittimare violenze d’ogni tipo, compresi il razzismo e la xenofobia, considerando poi ogni forma di alterita’ una sorta d’accidente”. Ecco che allora, secondo padre Albanese, le ”posizioni si radicalizzano”: da una parte vi sono ”i nuovi crociati del terzo millennio che vorrebbero rivivere l’epopea dei cavalieri teutonici, mentre dall’altra troviamo disarmanti personaggi che predicano la nonviolenza ‘senza ma e senza se’. Non v’e’ dubbio che nell’attuale contingenza storica, dove sembra prevalere il ricorso alle bombe intelligenti per risolvere le questioni internazionali e i conflitti sociali, il mondo missionario, disseminato nelle periferie del pianeta, possa svolgere un ruolo guida, rifacendosi alla propria esperienza a fianco dei poveri”. Padre Albanese ha individuato due linee guida che hanno ispirato i religiosi e le religiose, ma anche molte componenti nel volontariato internazionale d’ispirazione cristiana sul versante di una ”progettualita’ pacificatrice”: ”Anzitutto vi e’ il rispetto del diritto internazionale, tanto caro a Giovanni Paolo II” che rileva come uno dei ”frutti piu’ significativi del diritto internazionale sia stata, dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite”. ”E’ bene rammentare – spiega il direttore della Misna – che non pochi missionari hanno invocato in questi anni, l’intervento di forze di ‘peace-keeping’, sotto l’egida dell’Onu in zone, teatro di conflitti, dove era a repentaglio l’incolumita’ delle popolazioni civili: da Timor Est alla Sierra Leone, dalla Liberia alla Repubblica democratica del Congo. Non vediamo dunque perche’ dopo i disastri perpetrati in Iraq, avendo l’operazione anglo-americana ormai messo a soqquadro l’intera regione mesopotamica, si debba pensare, come sembrano indicare certi ‘pacifisti radicali’, a un ritiro incondizionato di qualsiasi presenza internazionale e non a una forte presenza dell’Onu, che possa consentire la ripresa di un Paese ridotto allo stremo e in stato di piena anarchia”. Inoltre, ”gli Stati Uniti dovrebbero poi finalmente ammettere di aver fallito la loro missione, nonostante la cattura di Saddam Hussein”. ”Una cosa e’ certa – conclude padre Albanese -: l’impegno per la realizzazione di un’alternativa nonviolenta all’attuale globalizzazione delle ingiustizie e delle guerre e’ da molti anni fra le scelte prioritarie delle congregazioni missionarie che hanno avviato progetti ambiziosi… Certamente, ancora molto deve essere fatto, soprattutto a livello massmediale, per far conoscere il Vangelo della Pace”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.