Ricerche
Hub comunitari crescono, nell’Italia rigenerata
Nuovo studio di Euricse su «I community hub; spazi multifunzionali tra rigenerazione urbana e rigenerazione sociale». Fotografia di uno sviluppo e della ricchezza di esperienza. Scarica il Rapporto
Per chi si occupa di modelli sociali innovativi, di benessere per il cittadino, per chi si preoccupa della possibilità di una rigenerazione urbana e quindi sociale, l’ultimo report di European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises – Euricse, fondazione di ricerca sull’economia sociale, presentato insieme a molti, in una ecosostenibile conferenza zoom alla quale siamo stati invitati, è davvero una lettura necessaria.
Questa analisi, coordinata da Jacopo Sforzi e dalle ricercatrici Caterina De Benedictis e Silvia Scarafoni, intitolata «I community hub; spazi multifunzionali tra rigenerazione urbana e rigenerazione sociale». è uno strumento prezioso per conoscere il brulicare delle attività sul territorio nazionale e il ruolo che Community Hub e Comunità intraprendenti stanno iniziando ad avere tra i quartieri di molte e sempre più città, da Torino a Palermo, e come sia importante riuscire a dare linee guida per la loro governance, nel rapporto con le istituzioni, nella relazione aperta con il territorio e con il tipo di umanità che ne usufruisce, che risponde a storie diverse e diverse necessità.
Nel Rapporto, che si può leggere o scaricare di seguito, la lettura dei dati nazionali del 2023 rapportate al 2021 (tabella sopra, ndr), e lo studio di 5 casi community hub specifici: CasciNet, Community hub gestito da un’impresa sociale sito in una cascina della periferia periurbana milanese; Cult-Community hub, realtà perugina gestita tramite un modello di governance partecipata; MareMemoriaViva, ecomuseo palermitano gestito tramite partenariato speciale pubblico-privato; ViviamoLaq, Community hub aquilano che si distingue per la sua dimensione spaziale (un container dell’Irpinia degli anni ‘80); Beeozanam, centro polivalente torinese che unisce l’esperienza di Community hub a quella di portineria di quartiere.
Incubatori di innovazione sociale
Quando si parla di Community Hub, si parla di incubatori di processi di innovazione sociale e di sviluppo locale; al loro interno convivono realtà sociali di diversa natura e di diversa azione, sono spazi ibridi e multifunzionali e vengono considerati dei veri e propri attivatori sociali. Si generano in spazi comunali che sarebbero lasciati a loro stessi, edifici o zone che vengono ravvivate e rigenerate dalle persone che operano: sono sempre spazi pubblici, pertanto, il cammino si innesca insieme a organi competenti sul territorio,
Quando si entra in un Hub, si entra in un “luogo” come sottolinea l’urbanista Claudio Calvaresi del partner di Avanzi, che da molti anni disegna e accompagna i processi di innovazione per la rigenerazione delle città: «Una parola densa – luogo – non solo “spazio” ma “luogo”: è una zona di scambio che dell’alterità radicale e della infinita prossimità».
La conferenza di presentazione della ricerca, ieri, è stata una occasione per un interessante ascolto da parte di chi «ha smesso di parlare e ha iniziato a fare».
L’esperienza dei “patti di collaborazione”
Pasquale Buonasora di Labsus, il laboratorio per la sussidiarietà che si occupa di amministrazione condivisa dei beni comuni, da tempo vede come per una rigenerazione della città attraverso la collaborazione dei cittadini, sia necessario che questo rapporto con l’amministrazione sia cristallino e fruttuoso. Ha raccontato i passi di questo cammino e di come siano arrivati a disciplinare questi equilibri con i “Patti di collaborazione”. Buonasora ha sottolineato che «i patti rappresentano un equilibrio nuovo e diverso tra potere e comunità, dove avviene una rideterminazione dei significati di questi termini». Inoltre, «i Community Hub sono degli spazi ibridi e hanno bisogno di essere valorizzati e riconosciuti, non solo da un soggetto ma da un vero ecosistema».
Un esempio di questo è la co-programmazione che va oltre alla strategia, ma diviene una vera e propria alleanza fra soggetti diversi, un «ecosistema collaborativo», come unico reale strumento in un mondo di infinite possibilità e diversità.
Case di quartiere, da Torino a Brindisi
Questo fenomeno in crescita è descritto nel report, sia quantitativamente sia nello specifico degli study case, in differenti realtà italiane e insieme descrive l’esperienza delle “Case di quartiere”, nate a Torino ma che ben presto hanno preso il largo, soprattutto a Bologna (dove nascono dai centri sociali per anziani), fino a Brindisi. Nella città salentina, la cui struttura urbanistica già prevede una grande difficoltà di comunicazione con la periferia, iniziando con la presa in gestione di Palazzo Guerrieri nel 2019, oggi vi è una vera e propria rete di case che incoraggiando la popolazione a una cittadinanza attiva non solo permettono una coesione sociale, ma favoriscono l’impresa sociale e di fatto diventano degli incubatori per le start up sociali, offrendo conoscenza, strumenti e supporto.
A Palermo, racconta Cristina Alga di “Mare – Memoria viva”, si è partiti con l’esigenza di rendere la città parte delle esperienze di Ecomuseo, puntando sul recupero del lungomare come luogo fruibile davvero per la cittadinanza ed estendendo poi le azioni verso le creazioni.
Prossimità integrazione, partecipazione e co-creazione, cittadinanza attiva, e patto sociale, sono le parole chiave per capire chi sta faticosamente mettendo in atto politiche (perché tali sono anche se fatte da cittadinanza) per la rigenerazione delle città, dei luoghi abbandonati o decadenti e per la rigenerazione di una umanità che li possa vivere, come le donne del Sud Sudan che in una casa di quartiere di Bologna hanno imparato l’italiano e poi loro stesse hanno creato una scuola di italiano per tutti.
Inno al bene comune
Un report che ci porta i dati sotto mano, fino ai dati che hanno volti, storie di sostegno e di creatività sociale e professionale, persone che divengono attori delle politiche urbane, generando comunità intraprendenti. Un inno al bene comune.
L’intera presentazione si può rivedere qui.
Nella foto di apertura, un’immagine dal progetto di regenerazione urbana Traiettorie a Palermo, sostenuto da Fondazione Eos.
Leggi o scarica il Rapporto Euricse.
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