Volontariato

Kosovo, parla un militare ferito: “mi è andata bene”

Drammatica testimonianza di un agente scelto delle Nazioni unite, che ieri è stato da un gruppo di albanesi inferociti: "Sono salvo, ma ho rischiato grosso"

di Redazione

Parla di una situazione ”critica”, difficile da gestire, ”davvero molto calda” e assicura di essere stato fortunato: ”poteva andarmi molto peggio”, dice. L’agente scelto impegnato nella missione delle Nazioni Unite Unmik, ferito ieri a Gjakova, ora si sente al sicuro, ma ieri ha rischiato la vita. E’ stato aggredito da un gruppo di albanesi che facevano parte delle oltre 700 persone che hanno attaccato la sede della missione. Gli hanno portato via la telecamera e la pistola e lo hanno ferito alla testa e alla schiena, fino a quando e’ riuscito a fuggire grazie anche alla complicita’ di un’anziana signora che, dopo una lunga esitazione, alla fine gli ha aperto la porta di casa, nascondendolo fino all’arrivo delle unita’ della Msu: nove Carabinieri italiani e sette gendarmi francesi. L’agente scelto ha 29 anni, ”ma oggi -dice- con questa faccia gonfia e piena di lividi, ne dimostro molti di piu’: sembro Frankenstein…” e preferisce che il suo nome non si sappia per non preoccupare i genitori. Ma assicura: ”Mi e’ andata bene, la situazione a Gjakova e’ davvero difficile”. Ieri stava facendo delle riprese, appostato sul tetto della sede della missione, per identificare i manifestanti piu’ violenti, quando un gruppo di albanesi lo ha circondato, per prendere il materiale registrato. L’agente scelto e’ stato aggredito e picchiato. ”Diciamo -spiega ironico- che hanno fatto opera di persuasione, per ottenere pistola, telecamera e materiale fotografico”. Ma dopo aver consegnato la telecamera, il poliziotto e’ riuscito a scappare e si e’ rifugiato all’interno di un cortile. ”Ho iniziato, mentre con il telefono cellulare chiamavo i colleghi per chiedere aiuto – racconta – a bussare alle porte”. Nessuno pero’ ha risposto. ”Fuori dal cortile -dice- c’erano i manifestanti che cercavano di raggiungermi: l’unica salvezza era rifugiarsi dentro una casa”. All’improvviso l’agente ha sentito una voce di donna che chiedeva spiegazioni. Ed e’ iniziata cosi’ una lunga trattativa per convincerla ad aprire la porta. ”Aveva paura anche lei -spiega- non si fidava, ma io non potevo aspettare, mi stavano inseguendo”. Alla fine la donna ha ceduto ed ha accolto il poliziotto in casa sua. ”Era una vecchina -racconta- e’ stata davvero gentile ed anche coraggiosa. A casa sua ho atteso l’arrivo dei carabinieri”. L’agente scelto e’ stato salvato cosi’, ed ora che si trova ”in un luogo protetto”, lontano ”dalla zona calda”, si lascia andare ad una battuta: ”per fortuna -dice- da buon italiano non mi sono lasciato rubare il telefonino, ed ho potuto cosi’ chiedere aiuto”. Le unita’ della Msu lo hanno portato al servizio sanitario della base del 1/o Roa, il raggruppamento operativo autonomo dell’ Aeronautica militare italiana, dove gli hanno messo 20 punti in testa e medicato le ferite alle schiena. ”Mi e’ andata bene”, ripete ora, ”e’ stata una notte di fuoco, non la dimentichero’ ”.


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