Anticipazione magazine

“Borghi futuri”, l’Italia rinata fuori dalla cartolina

Il numero di luglio-agosto del nostro magazine è un viaggio originalissimo nel Paese rinato grazie alle piccole comunità che hanno saputo rigenerarsi e reinventare se stesse. Luoghi in cui arte, cultura locale, cooperazione di comunità, inclusione e nuova cittadinanza sono lo sfondo di storie in cui amministratori, volontari, semplici cittadini hanno ripensato i loro territori rigenerandoli dal basso. Una guida in 35 tappe all'Italia plurale con un'intervista al teorico della "restanza" Vito Teti e un focus sul borgo di Muccia (Mc) risorto grazie alla filantropia

di Giampaolo Cerri

Parliamo di borghi ma non come spesso si parla di borghi. Ci si perdoni il il gioco di parole ma il racconto che vi propone questo numero doppio di VITA (che trovi qui), non è certo il solito baedeker enogastronomico e folclorico, come sovente leggiamo, ma è la narrazione di comunità che hanno trovato la chiave, ogni volta diversa, per mobilitarsi “da dentro”, rigenerandosi.

«Borghi e piccoli paesi», spiega Riccardo Bonacina nell’articolo introduttivo, «che si trovano a vivere senza paura una condizione di passaggio “tra il non più e il non ancora”. Quando accade e qualche paese piccolo resiste e continua a vivere reiventandosi, è per merito di giovani istruiti e di gruppi di cittadini organizzati, di amministrazioni attive e consapevoli che non voltano le spalle al mondo così com’è adesso. Borghi o non borghi, i paesi possono salvarsi».

Le storie che leggerete sono quelle di piccole comunità che, valorizzando se stesse, hanno architettato modelli di sviluppo originali e capaci di convincere i giovani a giocarsi il loro futuro in queste terre.

A togliergli cioè, ma piacevolmente, il “gusto di andarsene” di cui parlava l’eterno Pavese ne La luna e il falò: «Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Mappa del Paese al plurale

È la mappa di un’Italia plurale, che ha imparato a rinascere dal basso.

Da Borgo Val Sugana, villaggio trentino sin qui noto soprattutto per aver dato i natali a De Gasperi, a Polizzi Generosa, nel Palermitano, che sta a 917 metri di altitudine, in mezzo alle Madonie, dove una comunità di giovanissimi s’è impegnata per la legalità.

Fra il Trentino e la Sicilia, tante piccole località sono uscite dalla cartolina per diventare luoghi pulsanti di inclusione, valorizzazione del paesaggio, delle tradizioni e dell’arte, rianimazione delle relazioni e costruzione di reti.

Il viaggio guidato da Giuseppe Frangi e Gabriella Giorgione ci conduce fra le splendide istallazioni artistiche fra i boschi verdissimi della Val Sugana, appunto, intuizione di un’associazione poi divenuta impresa sociale; ci porta a Ulassai, nell’Ogliastra, dove nel 1981 è avvenuto un “miracolo” contemporaneo: Maria Lai, grande artista, nativa di questo borgo di 1.800 anime del Nuorese, aveva coinvolto il paese intero in una performance entrata nella storia: Legarsi alla montagna. «Per fare pace con la montagna aveva legato le case con un nastro azzurro alla cima che le domina. Quel fatto continua a generare esiti straordinari…», scrive Frangi.

Storie minime di una piccola-grande Italia


Storie di piccoli sindaci come Emiliano Fabi, 46 anni, di mestiere farmacista, primo cittadino di Greccio (Rieti), il luogo in cui san Francesco “inventò” il primo presepe e che è ritornato a essere uno dei luoghi attrattivi del francescanesimo, incluso il Francesco che fa il romano pontefice, Jorge Mario Bergoglio, che l’ha visitato due volte.  Scrive Lucio Brunelli: «Fu suo padre negli anni 70 ad aprire la prima farmacia a Greccio, lui ha seguito le sue orme. È innamorato di questo borgo. Per molto tempo Greccio è rimasto marginale rispetto ai grandi flussi di visitatori dei luoghi francescani. Lentamente ora le cose stanno cambiando».

Rinascimenti di cittadinanza

Ovunque storie di cittadini che diventano protagonisti di un piccolo-grande rinascimento. A Finale Emilia (Mo) per esempio, un’associazione, Rulli frulli, ha trasformato la stazione degli autobus nel cuore inclusivo della piccola collettività mentre a Rocca Calascio nell’Aquilano, l’intera comunità ha ripensato e imparato a gestire i flussi turistici verso lo storico Castello della Rocca, riattivando relazioni ed economia.

Un viaggio contrappuntato di testimonianze, volti, voci, quelli dei protagonisti della rigenerazione, come Nicola Giampietro, ingegnere che restaura apparecchi tv che potremmo definire d’epoca a Roseto Capospulico nel Cosentino. Anche lui è uno dei protagonisti della nuova stagione di questo paesino, trasformatosi in “comune ad esclusione zero” «cioè una cittadella di servizi gestita dai cittadini, un co-housing diffuso, botteghe artigiane riaperte, spazi co-working, recupero del circolo velico, orti sociali..

O come Giulia, piemontese migrata verso Castelpoto nel Beneventano, della cooperativa di comunità “Castelpotare”. Lei, con altri, ha pensato e costruito la cooperativa che ha riattivato un intero villaggio: «Abbiamo fortemente voluto questa cooperativa e finalmente adesso stiamo dando avvio al nostro masterplan, a partire dai campi estivi per i nostri bimbi», spiega a Giorgione, Giulia, che è anche la coordinatrice del progetto di accoglienza Sai.

35 idee + 2

Complessivamente 35 paesi nati a nuova vita, grazie al protagonismo dei loro abitanti, amministratori, volontari. A cui abbiamo aggiunto due luoghi che, idealmente, possono riconnettersi ai Borghi futuri.

Il primo è il caso di Muccia (Mc), colpita dal sisma del 2016, anche con l’aiuto di una realtà filantropica, la Abf Andrea Bocelli Foundation , che ha ricostruito una scuola facendone anche un centro polifunzionale al servizio della comunità.

Il secondo non è un paese specifico ma una regione intera, la Calabria. O almeno la Calabria di Vito Teti, l’antropologo e scrittore, il teorico della Restanza, di cui all’ormai famoso saggio uscito per Einaudi, che contempla anche l’ansia rigenerativa dei luoghi che anima molte storie raccontate. «”Restanza” non significa “restare”», spiega Teti alla nostra Gilda Sciortino, «la “restanza” ha una carica propulsiva capace di sovvertire le cose, di rendere abitabili i luoghi».

L’intervista a Vito Teti

Prossima fermata Rimini

Un viaggio, quello di VITA, che avrà tra l’altro una tappa ulteriore: non una semplice fermata ma una vera e propria stazione di scambio: dieci dei paesi narrati diventeranno una mostra al Meeting dell’amicizia fra i popoli di Rimini, dal 20 al 25 agosto, Borghi futuri appunto.

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