Welfare

Pdl Boato. Com’è andata davvero. La Cdl ritrova l’accordo… su Sofri

Tramonta per sempre la possibilità di concedere la grazia a Sofri senza il parere vincolante del Guardasigilli. Vince il calcolo prelettorale di An, Udc, Lega e Fi, per una volta compatti

di Ettore Colombo

Sfuma anche l’ultima speranza per Adriano Sofri. La ‘via parlamentare’ per superare il veto posto dal ministro della Giustizia Castelli alla concessione della grazia è miseramente fallita oggi alla Camera. L’intervento diretto del Presidente della Repubblica, l’ ‘appello’ di quello della Camera e il consenso esplicito di Berlusconi all’iniziativa, non sono bastati ad assicurare una maggioranza parlamentare al provvedimento. Decisiva la posizione assunta dal partito del premier: Forza Italia, che pure aveva assicurato il proprio sostegno al provvedimento, ha invece fatto in modo che la legge fosse bocciata. A segnare il ‘de profundis’ della legge Boato è bastato che l’Aula di Montecitorio dicesse ‘si’ a due emendamenti di Alleanza nazionale che, come osserva lo stesso Boato, hanno finito per “stravolgere” il senso e la lettera della proposta fin qui dibattuta. Scopo del provvedimento era infatti aggirare la contrarietà di Castelli affidando al Capo dello Stato il potere di iniziativa dell’atto di clemenza. Le modifiche presentate da An miravano invece a far tornare tutto come prima, lasciando cioè al ministro di Grazia e Giustizia tutta la responsabilità e rendendo a quel punto inutile l’approvazione della legge che, di fatti, è stata bocciata in Aula con i voti di tutta la maggioranza e l’abbandono polemico dell’Aula da parte dell’opposizione. A manifestare per primo la sua delusione l’autore del testo originario, Marco Boato. Il parlamentare del gruppo Misto spiega che “nella Cdl ha vinto il richiamo della foresta, ha prevalso un voto fascista”, e “si è voluto fare uno sfregio al Presidente della Repubblica. Forza Italia e Udc, nel comitato dei Nove – racconta Boato – avevano detto di essere contrari agli emendamenti di An, ma poi hanno cambiato opinione e li hanno appoggiati”. A proposito del ‘richiamo della foresta’, nel centrodestra, in molti ammettono a mezza bocca che, “la verità è che alla vigilia della campagna elettorale non potevamo spaccare la maggioranza su una vicenda come la grazia ad Adriano Sofri”. Con queste parole, un parlamentare azzurro, navigato frequentatore di commissioni, comitati dei nove e conferenze dei capigruppo, ma soprattutto esperto di questioni giuridiche, ammette che più della convinzione, nell’affondare la pdl Boato, poterono prossime elezioni europee e il rischio di una pericolosa incomprensione con l’elettorato di centrodestra. E mentre Carlo Taormina, Forza Italia, relatore del provvedimento e contestato da Alleanza nazionale appena un mese fa, ammette “che è stata An a non rispettare gli accordi”, Roberto Castelli osserva: “Il Parlamento si è espresso. Bisogna rispettare la massima espressione della sovranità popolare. Non è stato giusto infondere in chi è in una situazione di sofferenza speranze che poi risultano non concrete”. Un bel de profundis, non c’è che dire: per una volta, dunque, la Cdl è compatta, da An alla Lega, da Forza Italia all’Udc. Contro Sofri.

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