Scuola
Dispersione scolastica, buone notizie dalle prove Invalsi
Nel 2024 la dispersione scolastica implicita scende al 6,6% e solo in Campania e Sardegna rimane sopra il 10%. Gli alunni stranieri (anche di prima generazione) fanno meglio degli italiani. Anche il dato degli alunni a rischio dispersione scolastica implicita, in terza media, è il migliore di sempre: 12,9%
L’appuntamento annuale con la pubblicazione degli esiti delle prove Invalsi mostra diversi segnali positivi, di ripresa post Covid. In particolare, migliorano le performance relative all’inglese, tradizionalmente una “bestia nera” per la gran parte degli studenti italiani. Un secondo elemento positivo riguarda la situazione del Mezzogiorno: «sebbene restino forti disuguaglianze territoriali in un’Italia a due – se non a tre – velocità, in alcuni casi i dati riguardanti le macro-aree del Sud e del Sud e Isole mostrano miglioramenti più ampi rispetto alle altre zone geografiche e si riduce maggiormente la dispersione implicita al termine del secondo ciclo d’istruzione», annota Invalsi. Un terzo segnale è dato dalla quota di studenti e studentesse a rischio di dispersione scolastica implicita (al termine del primo ciclo d’istruzione) o in condizione di dispersione scolastica implicita (al termine del secondo ciclo d’istruzione): dopo il preoccupante aumento tra 2019 e 2021 si registra un costante calo fino ad arrivare, in entrambi i casi, al dato del 2024 che riporta valori incoraggianti perché inferiori anche a quelli pre-pandemia. Il ministro Giuseppe Valditara ha parlato di segnali di «importante miglioramento». Gli scostamenti non sono enormi: si confermano tendenze il fatto che la scuola primaria garantisce ancora esiti migliori, rispetto alla secondaria di I e di II grado, e differenza tra classi e scuole più contenute, mentre la forbice rispetto all’equità si amplia andando avanti con i gradi scolastici (leggi qui il report integrale di Invalsi).
La dispersione scolastica
In particolare, afferma il report, è migliorata la condizione dell’Italia rispetto alla dispersione scolastica. L’Italia è passata dal 25% abbondante di inizio del secolo al 10,5% del 2023, considerando l’indicatore europeo degli Elet (ossia dei giovani 18-24 anni che non hanno un diploma o una qualifica professionale). E questi sono i dati complessivi, monitorati per l’Italia dall’Istat.
Invalsi fa un altro lavoro, da qualche anno: va a misurare quanti studenti – rispetto alla coorte che ha coinvolta nelle rilevazioni nazionali in terza media – mancano all’appello in quinta superiore. Nel 2023 il 73,4% dei ragazzi che nel 2019 erano in terza della secondaria di I grado erano iscritti regolarmente alla classe quinta della secondaria di II grado, il 10,3% aveva accumulato un anno di ritardo, il 5,9% è iscritto alla IeFp. L’1% è emigrato. Quelli usciti dal sistema sono il 9,4% (50.347 ragazzi), contro il 10,4% dell’anno prima (57.419 studenti): meno quindi della media degli Elet calcolata sulla fascia 18-24. Invalsi osserva inoltre che prendendo in considerazione solo le prime età di riferimento (18-20 anni) per il calcolo della dispersione scolastica «non solo può considerarsi raggiunto il traguardo posto dal Pnrr per il 2025 (10,2%), ma è da ritenersi molto vicino anche quello identificato dalla Commissione europea per il 2030 (9%)».
La dispersione scolastica implicita
Nel 2019 Invalsi ha iniziato a rilevare, partendo dai test, la dispersione scolastica implicita, ossia quella legata non all’abbandono scolastico ma al fatto che lo studente o la studentessa consegue traguardi molto lontani da quelli attesi dopo 13 anni di scuola (ossia in V secondaria di II grado), fermandosi al livello 1 o 2 sia in Italiano sia in Matematica e non raggiunge il livello B1 in entrambe le parti della prova di Inglese. Una seconda definizione è quella relativa al rischio di dispersione scolastica implicita e Invalsi lo rileva in III secondaria di I grado: se lo studente o la studentessa consegue traguardi lontani da quelli attesi dopo 8 anni di scuola, ossia si ferma al livello 1 o 2 sia in Italiano sia in Matematica e non raggiunge il livello A2 in entrambe le parti della prova di Inglese, ecco che è a rischio di dispersione scolastica implicita. Si tratta in sostanza di studenti che terminano il percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali previste al termine di tale percorso.
Nel 2019, anno della prima rilevazione, la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%, per salire al 9,8% nel 2021. Nel 2022 si era già osservata una leggera inversione di tendenza sia a livello nazionale, passando al 9,7%, sia a livello regionale. Tale tendenza ha poi trovato conferma nel 2023 in cui la dispersione scolastica implicita si è attestata all’8,7%, quindi in ulteriore calo. Grazie al generalizzato miglioramento degli esiti delle prove dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, nel 2024 la dispersione scolastica implicita scende al 6,6% e solo in due regioni italiane (Campania e Sardegna) rimane sopra il 10%. A livello nazionale, quindi, la dispersione scolastica implicita raggiunge il valore più basso da quando è iniziata la sua rilevazione (2019).
Nel 2024 la dispersione scolastica implicita scende al 6,6% e solo in due regioni italiane (Campania e Sardegna) rimane sopra il 10%
Report Invalsi 2024
In Campania e Sardegna più del 10% di studenti e studentesse è in condizione di dispersione scolastica implicita. La quota è compresa tra il 5% e il 10% in Liguria, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Mentre le regioni in cui meno del 5% è in condizione di fragilità scolastica negli apprendimenti sono Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, provincia autonoma di Bolzano – lingua italiana, provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Invalsi nel report peraltro osserva che «il fenomeno della dispersione scolastica implicita è trainato soprattutto dal non raggiungimento dei traguardi richiesti dalla normativa in Italiano e Matematica, e non dai livelli inadeguati in Inglese Reading e Listening».
Un dato in controtendenza è che la dispersione implicita tra i ragazzi con cittadinanza non italiana di prima (5,3%) e seconda generazione (4%) risulta essere inferiore di quella dei loro compagni italiani (5,5%)
Report Invalsi 2024
Un dato che colpisce e che risulta essere in controtendenza rispetto a quanto emerso in precedenza è che la dispersione implicita tra i ragazzi con cittadinanza non italiana di prima (5,3%) e seconda generazione (4%) che risulta essere inferiore se rapportata a quella dei loro compagni italiani (5,5%). «Questa tendenza, potrebbe essere dovuta al fatto che per studenti e studentesse con background migratorio c’è una maggiore probabilità di abbandono scolastico ma, al tempo stesso, al fatto che coloro che restano in un percorso di istruzione e riescono ad ottenere il diploma dimostrano di possedere una maggiore motivazione e una più forte resilienza», annota Invalsi.
I ragazzi a rischio di dispersione scolastica implicita
Andiamo in III della scuola secondaria di I grado. Anche qui la quota di alunni a rischio di dispersione scolastica implicita, dopo l’aumento tra 2019 e 2021 (da 15,1% a 16,6%) ha visto una debole diminuzione nel 2022 (15,5%), con una tendenza incoraggiante nel 2023 (13,8%) e ancor più nel 2024 (12,9%). Anche in questo caso è il valore è il più basso mai registrato a livello nazionale. Si confermano però ancora differenze molto ampie tra le regioni del Paese. Per il 2024 sono tre le regioni in cui oltre il 20% di studenti e studentesse è a rischio di dispersione scolastica implicita: Calabria, Sicilia e Sardegna. In Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata invece non meno di uno studente/una studentessa su dieci è a rischio di dispersione scolastica implicita.
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Al termine del primo ciclo d’istruzione, il rischio di dispersione scolastica implicita riguarda più i ragazzi che le ragazze (14,5%, +3,3 punti percentuali rispetto alle ragazze), più i ragazzi con cittadinanza non italiana di prima generazione (24,4%) che non i compagni italiani (12,1%) e di seconda generazione (11,8% e si noti che questo dato è inferiore alla percentuale relativa agli studenti italiani); più tra chi ha alle spalle una bocciatura che fra gli altri (34,2% vs 11,6%). Inoltre, il rischio di dispersione implicita è presente a livello nazionale in una percentuale più che doppia tra chi proviene da famiglie svantaggiate (14,2% vs 6,2%).
Il commento del ministro Valditara
«I risultati dei test Invalsi di quest’anno mostrano un importante miglioramento sin dalla scuola primaria dei rendimenti dei nostri studenti. Si riduce il divario Nord-Sud e diminuisce la percentuale della dispersione scolastica, sia implicita che esplicita, tema particolarmente delicato che ci ha visto sempre in fondo alle classifiche internazionali», ha detto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, intervenendo alla presentazione del rapporto nazionale sulle prove Invalsi 2024.
«Dai risultati si evince da un lato un aumento nel Mezzogiorno di studenti con performance buone o eccellenti, dall’altro un peggioramento della conoscenza dell’italiano nelle scuole del Centro-Nord e in particolare nelle periferie. Questi dati confermano che la strada che abbiamo imboccato è quella giusta: varare Agenda Nord, per recuperare i gap riscontrati insistendo sulle discipline in cui gli studenti sono più fragili, riformare l’istruzione tecnico-professionale, prevedendo non solo più competenze tecniche ma anche il potenziamento dello studio dell’italiano, oltre che di matematica e inglese. Per il prossimo futuro, puntiamo a investire ulteriori risorse su Agenda Sud e a estendere alle secondarie di I grado la presenza dei docenti tutor per favorire, anche attraverso una didattica innovativa, la personalizzazione dell’apprendimento. Cruciale è e sarà il ruolo dei nostri insegnanti, fondamentali per riaccendere l’entusiasmo, per alimentare quella comunità educante che deve essere la scuola», ha concluso il ministro.
In foto, esami di maturità 2024, foto Daiano Cristini per Sintesi
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