Cultura

Nel backstage di Civitas, la festa dell’altra Italia

Una kermesse da venticinquemila presenze nata da una cena in campagna fra amici. Un piccolo staff che costruisce l'evento lungo tutto l'anno

di Redazione

Civitas comincia un anno prima e non finisce mai. Se qualcuno cerca una definizione di work in progress, Civitas fa al caso suo. Si sa solo come comincia, la realizzazione finale è imprevedibile.
Un esempio? il suo programma è in costante aggiornamento, lo sarà fino all’ultimo giorno. L’edizione 2000 era chiusa da appena un mese e già lo staff di Asa (l’Agenzia servizi associati, che organizza Civitas in collaborazione con PadovaFiere e con il Forum permanente del Terzo settore) era al lavoro per progettare quella del 2001. Oggi, a pochi giorni all’evento, si vive di telefoni che scottano, di programmi che si evolvono rapidamente, di esigenze nuove che scoppiano improvvisamente, di conferme che, altrettanto improvvisamente, vengono meno.
Ma quali sono i passi che fanno nascere una manifestazione come questa? Il primo per questa edizione è stato mosso proprio a giugno 2000 nella casa di campagna di uno dei responsabili di Asa, in quella che potrebbe definirsi più una cena tra amici che una riunione informale, guidata da Antonio Sambo, un capo scout che coordina con polso fermo tutta l’attività: dai rapporti con PadovaFiere, ai partner come il Forum del Terzo settore e Banca Etica alle diverse associazioni, all’università, agli enti pubblici, Comune e Provincia di Padova e Regione Veneto in testa.
Le altre riunioni del 2000 sono servite a mettere a punto il programma, lanciato a dicembre. Da qui all’effettivo inizio della manifestazione il tempo è ritmato dalle riunioni settimanali del lunedì mattina e del venerdì (dedicate espressamente alla comunicazione) che si tengono presso la sede padovana di Asa in via Pierobon. È un piccolo staff, quello di Civitas, ma efficiente. Tre i principali punti di riferimento: Bertilla Giachelle alla segreteria commerciale, Marta Cappellini alla segreteria culturale, Flavia Girolami alle relazioni esterne. Di organizzazione si occupa poi Ennio Piazza, di marketing e comunicazione Federica Millozzi. L’altra parte del lavoro si svolge al quartiere fieristico di PadovaFiere, nella palazzina che ospita gli uffici dell’ente, a cominciare dal presidente Ferruccio Macola, da sempre “tifoso” di Civitas. Le due organizzazioni si fondono in un tutt’uno nei tre giorni dell’esposizione e dei convegni, dopo una frenetica vigilia per la conclusione dell’allestimento degli stand e degli spazi. Entrano in funzione le hostess, arrivano i giornalisti e le telecamere della tv, si attendono gli ospiti importanti. Ogni anno sembra che tutti diano forfait. Poi arrivano puntuali e le sale convegno si riempiono di visitatori. Venticinquemila lo scorso anno. Cinquecento realtà del non profit presenti, 60 incontri. E tutto succede alla luce del sole. I successi e gli insuccessi, gli incontri fruttuosi e le inevitabili incomprensioni, tutto avviene nella grande piazza. Civitas è proprio questo, una piazza dove tutti trovano il loro posto, passeggiano, parlano, ascoltano. Perché Civitas è davvero un’immagine del Terzo settore, della sua complessità, del suo vivere sotto la luce del sole. E in una corsa continua.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.