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Le urla del palazzo
Giorno dopo giorno, tutti i commenti dell'ultima settimana di campagna elettorale
Una settimana di insulti, frecciate, accuse. Di complotti denunciati, smentiti, ridimensionati. La politica? Sullo sfondo. Eccovi il diario di una delle campagne elettorali più strillate del dopoguerra.
Mercoledì 18 aprile
Referendum sì, referendum no. Bossi distilla politichese-lumbard: «Nano nazista». Insurrezione verbale di Mussi e Cossuta: «Il senatur è un uomo di Neanderthal». Mentre Veltroni se la prende con il libro di Berlusconi, «Roba da Sud America» . La Turco attacca il Centro-Destra «Sono maschilisti».
Giovedì 19 aprile
Di scena i buoni. Come Fini che fa i complimenti ad Amato per la sua battuta su Bossi («Nano io? Ma se è alto come me») e Buttiglione che esorta il senatur a pensare al Sud.
Di Pietro: «Forza Italia è come il fumo passivo».
Venerdì 20 aprile
Commenti post-devolution. D’Alema: «Era una pantomima del Polo». Ma Berlusconi è già oltre: «Mi vogliono ammazzare». Mentre il ministro Letta, navigando in rete, scopre dal sito della Lega che «Bossi contesta ancora Berlusconi».
Sabato 21 aprile
Polemica sulle minacce. Bianco assicura che è tutto tranquillo, Amato nicchia, Berlusconi s’arrabbia: «Ministro incompetente o in malafede». E Rutelli rivela: «Sono stato minacciato anche io».
Par condicio?
Domenica 22 aprile
D’Alema ricorda che l’ultima vittima del terrorismo è stato D’Antona. Berlusconi: «Regolamento di conti a sinistra». Il presidente Ds: «Discorso barbaro». Mussi: «Ha perso la testa». Amato: «Voteremo per Francesco: è più giovane e più bravo».
Lunedì 23 aprile
Rutelli: «Nel nervosimo del capo del Polo, c’è un’avventura solitaria che si sta spegnendo. Fini è un servitore». Berlusconi: «Su D’Antona ero in buona fede». Storace: «Aveva ragione: ammazzato dai comunisti».
Martedì 24 aprile
Arriva anche Massimo Cacciari: «Berlusconi vuol creare un nuovo ’48». Di Pietro rincara: «Su D’Antona Berlusconi ha detto stupidaggini».
E Bossi rivela: «Sinistra razzista, odia il Nord». Rutelli ricorda al Cavaliere che «da presidente del Consiglio liberò 2.500 delinquenti».
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