Settimana sociale dei cattolici

Luzzi (Mcl): «Lavoro e spazi civici per ridare qualità alla democrazia»

Alfonso Luzzi, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori - Mcl tra i protagonisti della Settimana sociale dei Cattolici a Trieste. Ecco cosa ci ha detto su lavoro e partecipazione

di Alessio Nisi

Costruire la polis per contribuire al bene comune: quattro giorni di incontri, confronto e proposte di impegno nelle varie comunità civili ed ecclesiali di appartenenza (900 delegati provenienti da tutte le Chiese d’Italia). Questo lo spirito con cui Trieste ospita la Settimana sociale dei cattolici sul tema “Al cuore della democrazia. Partecipazione tra storia e futuro”.  Laboratorio di partecipazione, con incontri per i delegati e iniziative pubbliche all’aperto in tutto il centro, la città giuliana, terra di confine che ha fatto dell’inclusione la sua cifra, punta l’accento sulla partecipazione e la democrazia e sul ruolo dei cattolici. In momenti come questo?

Crisi di partecipazione

Sì, proprio ora che si vede aumentare l’astensionismo alle elezioni e in cui è necessario lavorare per recuperare la fiducia tra cittadini e organi democratici. «La democrazia si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali, in condizioni storiche mutevoli, senza che questo possa indurre ad atteggiamenti remissivi circa la sua qualità», ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, che ha aperto i lavori della quattro giorni. Il 6 luglio interviene il Santo Padre. Tra i protagonisti dell’appuntamento anche Alfonso Luzzi, presidente del Movimento cristiano lavoratori – Mcl. Per Luzzi il nostro Paese vive una crisi di partecipazione, non certo di democrazia.

E invita a «lavorare per stimolare l’aumento della partecipazione, attraverso la promozione di tutti quei corpi intermedi che consentono di portare avanti istanze in forme di partecipazione più vicine alle persone e di avvicinare lo Stato-apparato con lo Stato-comunità».

Presidente Luzzi, perché la Settimana Sociale dei Cattolici è un appuntamento così importante, tanto che non solo è stata aperta dal Presidente Mattarella, ma anche il Papa ha assicurato la sua presenza?

Credo che il presidente Mattarella con la sua presenza abbia contribuito a dare lustro ad una manifestazione centenaria come è la Settimana Sociale dei Cattolici in Italia ed abbia voluto dirci di tornare a dibattere di politica e dei temi che la caratterizzano, in primis la democrazia e la partecipazione. Mi sono fatto l’idea che il Presidente abbia voluto dirci che i cattolici, pur nelle diversità partitiche che li attraversano, devono tornare ad essere portatori dei valori che ne hanno caratterizzato sin dalle origini e per lungo tempo l’aggregazione politica e associativa come quelli del popolarismo, del moderatismo e dell’attenzione ai temi sociali. La presenza del Santo Padre poi sarà un momento di gioia per tutti noi.

L’appuntamento di quest’anno a Trieste è chiamato a riflettere sulla crisi di partecipazione, riferita non solo al fatto che la gente non va a votare, ma anche a come stiamo vivendo il tema della partecipazione sociale e politica, con la crisi della democrazia e dei legami nei nostri territori.

Al cuore della democrazia, per riprendere il tema delle settimane, c’è la persona sia come individuo che in tutte le sue forme di aggregazione. Che ci sia una crisi della voglia di partecipare alla vita politica del Paese è confermato da tanti elementi, tra i quali l’aumento dell’astensionismo nelle consultazioni elettorali con la grave conseguenza della diminuzione dei soggetti che concorrono a formare la rappresentanza popolare, e che ciò porti ad una crisi della base “nutriente” il sistema democratico è indubbio. Diversa cosa è però parlare di crisi della democrazia, questione che non credo assolutamente investa il nostro Paese né gli altri paesi del mondo occidentale.


Sul tavolo dei lavori ci sarà la “qualità della democrazia”, definito da lei “un tema provocante”. Perché?

La “qualità della democrazia” è dato proprio quanto ho appena detto: l’aumento degli spazi civici all’interno del sistema democratico che consentano di dare maggiore partecipazione politica alle espressioni della società, dalla giustizia sociale alle marginalità.

Al centro di questo appuntamento la necessità di costruire un’agenda sociale e politica capace di affrontare le sfide del nostro tempo. Quale contributo ha portato in questo senso il Movimento Cristiano Lavoratori? 

Il Movimento cristiano lavoratori, come sempre nella sua storia, mette al centro dell’agenda politica e sociale il tema del lavoro. Oggi più che mai. Il lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica democratica che è il lavoro delle
persone, intese come individui e come collettività. Il lavoro quale collante per tenere insieme la base sociale presupposto dello Stato comunità, il lavoro che concorra al progresso materiale e spirituale della società, come recita la nostra Costituzione, il lavoro che dia dignità alle donne ed agli uomini, il lavoro sicuro sia come stabilità economica dei lavoratori e delle loro famiglie che per la loro salute.

Il Movimento Cristiano Lavoratori ha portato a Trieste un documento. Di che si tratta? 

Abbiamo portato un documento articolato nel quale tocchiamo molti dei temi che sono argomento dei gruppi di lavoro insediati. Portiamo le nostre posizioni, oltre che sul lavoro, sulla Pace, su etica e politica, sull’Europa, sulla partecipazione, sull’inclusione, sulla transizione ecologica, sul Terzo settore. È sul sito ufficiale della Settimana Sociale ed invito i lettori di “Vita” a leggerlo.

Le Acli hanno presentato a Trieste due proposte di legge di iniziativa popolare per la trasparenza dei partiti e per la partecipazione alla vita politica dei cittadini. Che ne pensa?

Penso che sono ambedue proposte molto interessanti ed utili per mantenere vivo l’interesse ed il dibattito sui temi che trattano.

Luzzi, lei, che è anche un membro del Cnel, ha indicato tra le priorità di presidente di Mcl l’impegno contro il lavoro povero. Quali iniziative avete in programma?

Stiamo lavorando in varie direzioni proprio perché il lavoro povero è il risultato di più fattori: sicuramente i salari bassi, ma non solo (pensiamo alle famiglie numerose monoreddito), la bassa intensità lavorativa, il falso lavoro autonomo, ma una delle cause è anche la difficile ricerca di un equilibrio tra la vita familiare e quella lavorativa. Ad esempio su quest’ultimo punto stiamo organizzando un convegno che si terrà nel prossimo mese di ottobre proprio al Cnel nel quale metteremo insieme i massimi rappresentanti istituzionali italiani ed anche stranieri, francesi e tedeschi per l’esattezza, per un confronto dal quale confidiamo possano nascere proposte costruttive.

In apertura foto di Daiano Cristini/Sintesi, nel testo foto di Alfonso Luzzi.

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