Welfare

Vietnam, hacker per essere liberi di navigare

Malgrado i severi controlli del Partico Comunista, crescono i navigatori nel Paese. Hacker al lavoro per rubare le password governative

di Giampaolo Cerri

Lottano, con un po’ di furbizia, per la libertà d’espressione. Secondo l?agenzia cattolica Fides, sono numerosi gli utenti di Internet in Vietnam navigano liberamente in rete, rubando le password necessarie o aggirando gli stretti controlli governativi. La polizia elettronica vietnamita ha dichiarato guerra ai pirati della rete, cercando di identificarli e promettendo dure sanzioni.
Per difendere i “fratelli pirati”, sono scesi in campo gli hackers organizzati, che minacciano il governo con una massiccia offensiva on line. Il provider vietnamita Finance Promoting Technology (FPT), che raccoglie oltre il 30% dei navigatori del paese, ha ricevuto una lettera minatoria dalla Vietnam Hackers Association. Il messaggio, scrive il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, promette di paralizzare i servizi in rete dell’azienda, se essa contribuirà a far identificare i “navigatori liberi”, che sono soprattutto giovani e universitari. “Il problema è che i giovani hanno bisogno dell’accesso alla Internet, ma non hanno il denaro per poterlo fare”, spiega il prof. Nguyen Quang A, esperto informatico vietnamita. Il costo del collegamento va dai 180 ai 290 dong al minuto (1 dollaro = 13.900 dong). Uno stipendio medio in Vietnam è di 12 dollari.
Internet è attivo in Vietnam dal 1° dicembre 1997. Funziona nella pubblica amministrazione e in luoghi pubblici. I provider, tutti controllati dal governo, sorvegliano l’accesso dei privati.
Secondo un rapporto dell’associazione americana Freedom House il 63% dei governi nel mondo esercita una forma di censura su Internet. L’80% della popolazione mondiale vive in paesi dove la libertà d’espressione non è rispettata o dove Internet è controllato e censurato. Oltre al Vietnam, Internet è considerato una minaccia da paesi come Arabia Saudita, Birmania, Cina, Cuba, l’Iran, l’Iraq, il Kazakistan, il Kurdistan, Libia, Corea del Nord, Sudan, Siria, Tunisia.
A marzo del 2000 il giornalista vietnamita Nguyen Thanh Giang è stato arrestato per aver pubblicato su diversi siti Internet articoli sulla corruzione del regime all’interno del Partito Comunista

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