Mondo

Lavoriamo insieme per cose serie. L’Africa, per prima

Mario Baccini: "Dobbiamo operare sul debito dei Paesi poveri. E rilanciare la cooperazione. Qualche idea ce l’ho".

di Ettore Colombo

L?onorevole Mario Baccini, sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, è un personaggio curioso: di formazione aclista, appassionato ed esperto di Terzo mondo e dintorni, ha appena scritto un libro, La diplomazia preventiva. Dal Papa agli U2, che tutto sembra tranne che un proclama militarista. Chiedere a Baccini se preferisce il dialogo allo scontro, nei rapporti politici, può sembrare come chiedere a un francescano se crede nel «porgi l?altra guancia». Ma anche Baccini riserva le sue sorprese. Come la Fondazione Foedus, da lui appena lanciata con un?asta di beneficenza e che ha già in calendario tre grandi mostre d?arte (De Nittis, Morandi e Futuristi) per finanziare progetti per riconvertire in programmi di scolarizzazione parte del debito dei Paesi poveri. «Vogliamo esportare l?Italia come modello di cultura, dialogo e solidarietà», dice Baccini. Vita: Onorevole, vogliamo tessere un invito al dialogo tra i Poli? Mario Baccini: Le condizioni per il dialogo ci devono essere sempre, l?importante è che ci sia chiarezza sulle scelte di fondo. Sui valori fondamentali non si tratta. Su tutto il resto è auspicabile il confronto, dalle questioni che attengono alla qualità della vita degli italiani alle riforme istituzionali. Vita: Cosa rimprovera all?opposizione e cosa al suo schieramento? Baccini: Dall?opposizione mi sarei aspettato una maggiore azione politica alternativa alle proposte del centrodestra, mentre continua a portare avanti solo l?antiberlusconismo. Vita: La politica estera e dunque il voto sull?Iraq. Come comportarsi, in Parlamento? Baccini: Il nostro Paese si attende che i nostri ragazzi siano messi nelle condizioni migliori per operare. Maggioranza e opposizione non possono sottrarsi a questa responsabilità. La presenza militare in Iraq è necessaria per stabilizzare il Paese e garantire la pace, non può essere oggetto di scontro politico interno. Vita: Che fine fa allora la ?diplomazia preventiva?? Baccini: La ringrazio per la citazione del mio libro. La diplomazia preventiva è una scelta che va sempre ricercata ma se non riesce ad ottenere effetti bisogna andare in soccorso di chi subisce un sopruso. Vita: Sarebbero utili, le intese bipartisan, per dare una mano al Terzo mondo. Come per l?Africa. Baccini: L?attivismo di comuni, sindacati e ong va benissimo e va incoraggiato, ma servono nuove politiche per evitare i conflitti. Azioni di diplomazia preventiva, appunto, che aiutino a ridurre il divario tra paesi ricchi e paesi poveri. Non si tratta solo di necessità etica, ma anche economica. La cooperazione allo sviluppo, sotto questo profilo, ha un ruolo fondamentale. Ma bisogna anche stare attenti e ridurre gli sprechi: come Udc lanceremo una grande campagna sui piani strutturali europei. Vogliamo sapere come sono stati usati i soldi della cooperazione europei, eliminare gli sprechi e, se serve, rinegoziarli. Spero di trovare il consenso dell?opposizione.


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