Welfare

Quanti politici in fuga dal muro contro muro

Tutela del risparmio, scuola, giustizia: molti leader di maggioranza e opposizione cercano l’unanimità sui grandi interessi del Paese.

di Ettore Colombo

Ad aprire le danze era stato il superministro Tremonti, con un?intervista a Repubblica: «Superiamo lo spirito di parte», spiegava direttamente al direttore, Ezio Mauro, lo scorso venerdì 5 marzo. «Non esistono questioni bipartisan ma questioni no-partisan che vanno affrontate nell?interesse dell?Italia». Oggetto del contendere, nello specifico, il disegno di legge sul risparmio: «Quello del governo e quello dell?opposizione procedono appaiati», rassicurava l?ex super-cattivo. Ma anche sui rapporti con i poteri forti, Fazio in testa, mandava segnali rassicuranti: «Chi descrive uno scontro con Bankitalia pianificato dal Tesoro sbaglia», affermava sicuro. Mah, sarà. Certo è che il ?metodo Aspen? (nel weekend precedente, a Venezia, si erano visti i membri dell?Aspen Institute, di cui Tremonti è presidente e il responsabile economico della Margherita, Enrico Letta, il vice) sembrava prendere piede, quantomeno su materie delicate come il risparmio. L?uscita suscitava l?interesse di diessini esperti (e moderati) come Lanfranco Turci e Nicola Rossi («La riforma o sarà bipartisan o non sarà») ma anche la diffidenza di Pierluigi Bersani («Generosità con poca spesa») e del segretario Fassino («Prenda atto del fallimento delle sue politiche»), anche se questi replicava rilanciando il «bipolarismo mite» allo «spirito repubblicano» invocato da Tremonti. Più facile trovare orecchie interessate nella Margherita, anche grazie alla proposta di Rutelli sulla giustizia considerata ?aperturista? verso le ragioni del Polo. Poi arrivava anche la Moratti, a chiedere «una nuova fase di dialogo» sulla riforma della scuola. Infine, e si era fatta appena domenica, scendeva in campo direttamente il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, per rilasciare un?intervista, di nuovo a Repubblica e di nuovo a Ezio Mauro, in cui chiedeva a maggioranza e opposizione di definire «una carta dei temi d?interesse nazionale». Vita ha provato a chiedere conto a due uomini ?dialoganti? di entrambi gli schieramenti, il forzista Maurizio Lupi, deputato azzurro in ascesa nel suo partito (sarà il prossimo segretario di Milano?), e Giuseppe Caldarola, diessino riformista e dalemiano doc. Lupi premette che «il dialogo è uno degli elementi fondamentali ma il confronto non significa consociativismo né assenza di assunzione di responsabilità. Piuttosto, su alcune questioni di fondo legate al bene comune, allo sviluppo e alla qualità della vita del nostro Paese credo sia importante cercarlo. Penso alla tutela dei risparmiatori, ma anche alla giustizia e alle riforme istituzionali», spiega. «Un metodo come quello sperimentato nell?intergruppo sulla sussidiarietà potrebbe funzionare: un confronto nel Paese e in Parlamento». Ma lo stesso Lupi non solo critica la pratica della demonizzazione dell?avversario da parte dell?opposizione, ma non nega anche una «logica proporzionalistica» insita nella coalizione di governo «dove ognuno cerca visibilità a tutti i costi per sé. A scapito della necessità di costruire percorsi comuni». Caldarola, pur auspicando da tempo un ?raffreddamento? della contesa politica, non vede «nessuna possibilità di dialogo reale, anche su questioni cruciali come la giustizia», rispetto al cui dibattito, dice, «mi basterebbe anche solo questo, un po? di civiltà nella discussione. Ma non la vedo». Insomma, per Caldarola il problema è che manca «il clima giusto e la cosa non mi fa felice. Per quanto riguarda l?uscita di Tremonti», conclude, «l?apprezzo ma aspetto di vederla seguire da fatti». Nemmeno erano cominciate, le prove tecniche di disgelo (e di dialogo), tra i poli, che ci ha pensato Berlusconi in persona a mandarle a carte e quarantotto. Parlando ai microfoni di Radio anch?io martedì 9 marzo ha preso i temi sul tappeto (riforme, pensioni, tasse, giustizia) per stroncare il dialogo prima ancora che cominciasse. «Per dialogare bisogna essere in due: e a leggere le dichiarazioni dei cosiddetti leader della sinistra c?è da stropicciarsi gli occhi per i continui insulti nei miei confronti», ha detto, dispiaciuto – sostiene lui – che non ci sia dialogo tra la sinistra e «chi, come me, non ha mai espresso un giudizio insultante e l?opposizione». Forse dimentica qualcosa. Che quello abituato alla clava è anche (o solo?) lui. Siamo già all??avanti il prossimo?? Di presidente del Consiglio, s?intende.


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