Cultura

Vaticano: Israele inadempiente su attuazione accordo

Accordi non attuati, delusione e preoccupazione nella Chiesa, inspiegabile atteggiamento di Israele che non torna al tavolo del negoziato, dice padre Jaeger

di Redazione

Accordi non attuati, delusione e preoccupazione nella Chiesa, inspiegabile atteggiamento del governo israeliano che non torna al tavolo del negoziato. E’ allarmato il quadro dei rapporti tra Israele e Santa Sede alla vigilia dei 10 anni dell’entrata in vigore dell’Accordo fondamentale. Lo denuncia attraverso AsiaNews padre David Jaeger, negoziatore per il Vaticano. Nello stesso tempo padre Jaeger afferma che qualora Israele si decida a tornare al tavolo delle trattative, il problema si potrebbe sbloccare con soddisfazione di entrambe le parti. Grazie all’accordo, rimarca la agenzia missionaria, ”la Santa Sede ha accettato la domanda israeliana di poter allacciare rapporti diplomatici, ma tali rapporti erano solo il primo passo di una serie di concordati che avrebbero assicurato la liberta’ e i diritti della Chiesa in territorio israeliano”. Invece ”lo stato di Israele non ha mai trasformato l’Accordo fondamentale in legge, e percio’ i tribunali israeliani dichiarano di non conoscerlo. Allo stesso modo, l’unico altro accordo raggiunto finora, sul riconoscimento civile delle persone giuridiche ecclesiastiche (nel 1997), non e’ stato tradotto in legge dello Stato”. Ancora ”piu’ grave” per l’agenzia e’ che il 28 agosto 2003, Israele ha ritirato del tutto la propria delegazione ai negoziati con la Santa Sede, mentre erano in corso i negoziati per raggiungere l’accordo sulla salvaguardia delle proprieta’ ecclesiastiche e sulle esenzioni fiscali e che da allora non ha piu’ voluto riaprire il tavolo, senza fornire spiegazioni. Intanto, in mancanza di norme che regolino il rapporto con lo Stato, per la Chiesa crescono sempre piu’ le difficolta’. In assenza del riconoscimento statale delle tradizionali esenzioni fiscali, le istituzioni cattoliche si trovano trascinate davanti ai tribunali. Senza questi accordi, membri del personale ecclesiastico si vedono negati visti di ingresso e di soggiorno. Padre Jaeger sottolinea che ”Occorre che lo stato capisca l’assoluto obbligo giuridico che ha di ritornare al tavolo del negoziato. L’impegno di farlo – prosegue e’ inserito in un solenne trattato internazionale firmato e ratificato dallo Stato di Israele. Diversamente lo Stato rischierebbe di essere dichiarato inadempiente. Del resto, le regole nei rapporti Chiesa-stato interessano lo stato non meno che la Chiesa: se lo stato vuole che si rispettino le regole, non deve mostrarsi inadempiente: Israele non puo’ prolungare ancora molto il suo assentarsi dai negoziati. La Chiesa Cattolica ha fatto un passo storico coraggioso e lungimirante nell’accettare di normalizzare i suoi rapporti ufficiali con lo Stato di Israele. In cambio aveva ricevuto la promessa di normalizzare la posizione giuridica della Chiesa nel territorio dello Stato. Non credo che i nostri interlocutori vogliano far fallire questa storica impresa comune. I negoziati stessi sono sempre stati portati avanti in un clima di reciproca fiducia e buona volonta’. E qualora il Governo ne accetti la ripresa, prevedo che possano continuare a produrre frutti”.


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