Cultura

Leggere Bauman per capire di più il nostro mondo

Recensione del libro "Una nuova condizione umana" di Zygmunt Bauman.

di Riccardo Bonacina

Professor Bauman, che bella lezione. Sì, perché la lettura di Una nuova condizione umana è davvero come ascoltare una lectio magistralis (tra l?altro, Bauman la farà di persona a Milano, all?Università Cattolica, il prossimo 29 marzo). Il merito è anche della bella intervista di Mauro Magatti che riepiloga, anche per i neofiti, il percorso di un sociologo capace di pensare e di far pensare. Zygmunt Bauman, quasi ottantenne, è un uomo con le radici piantate nel XX secolo. Come ebreo polacco ha vissuto in prima persona, con la moglie Janine, l?esperienza della persecuzione nazista al ghetto di Varsavia. Come emigrante nel Regno Unito ha conosciuto le crudeltà del neoliberismo e della globalizzazione. Questa tribolata esperienza di vita è accompagnata da una intensa biografia intellettuale che va da Modernità e Olocausto a Modernità liquida, da La società dell?incertezza a Il disagio della postmodernità, da Le sfide dell?etica a Dentro la globalizzazione. Letture che aiutano a leggere in profondità i mutamenti in atto, senza concedere nulla all?astrazione e sapendo sempre coinvolgere ogni singolo lettore. Il libro che vi propongo aiuta a rispondere a due quesiti capitali. Il primo: sepolto, con i casi Enron e Parmalat, ciò che restava dei codici etici e delle pratiche universali di condotta morale, dove fondare i presupposti per una ripresa di moralità, privata e pubblica? Bauman ci propone una risposta appassionante: il nostro tempo ci offre un?opportunità enorme per il risveglio della responsabilità personale e pubblica. Scrive Bauman: “Forse, oggi, per la prima volta nella storia, la questione etica e lo spirito di sopravvivenza non divergono, ma puntano nella medesima direzione e richiedono le stesse modalità di intervento. E, per quanto ciò possa apparire retorica, si tratta di una questione di vita o di morte”. La seconda questione (affrontata nel saggio Effetti collaterali della globalizzazione), quanto mai attuale, è quella della drastica riduzione del diritto d?asilo e della chiusura delle frontiere di tutti i Paesi europei occidentali. Bauman spiega, anche attraverso un?analisi delle dichiarazioni di molti ministri europei dopo l?11 settembre, quanto la paura dell?emigrante e del diverso sia oggi ?progettata? in quanto fonte di legittimità dello stesso potere politico nazionale che può promettere di ridurre incertezza e vulnerabilità ai propri sudditi. Scrive Bauman: “La vulnerabilità indotta appare come la nuova formula del dominio della politica dei poteri globali in un mondo a corto di prospettive”. In realtà nessuno è capace di mettere in campo soluzioni per coloro che non cambiano ma perdono, irrimediabilmente, il loro posto nel mondo. I profughi, scarti umani, della globalizzazione.


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