Sostenibilità

Foresta amazzonica, rubati 62 milioni di ettari

Greenpeace ha chiesto la tutela di 100 milioni di ettari di foresta amazzonica, minacciati dalla privatizzazione truffaldina e violenta. Il legname l'obiettivo dei ladri di terra.

di Giampaolo Cerri

Greenpeace, assieme ad altre otto ONG, ha presentato alla Commissione Parlamentare di inchiesta brasiliana la proposta per la protezione di 100 milioni di ettari di foresta, pari a circa un quarto dell’Amazzonia brasiliana. L’area dovrebbe trasformarsi in un insieme di parchi nazionali, riserve biologiche, ed aree riservate allo sviluppo sostenibile.
La Commissione sta attualmente investigando su diversi casi di occupazione illecita di terreni pubblici da parte di taglialegna e coloni. Secondo quanto afferma il ministro per l’agricoltura Raul Jungmann, nella sola Amazzonia 100 milioni di terre sono state illegalmente “privatizzate” da coloni e compagnie del legno, facendo ricorso a falsi attestati di proprietà, funzionari catastali corrotti e verdetti processuali sospette.
Nel corso del’investigazione, la commissione ha scoperto che un solo latifondista – Falb Farias – controlla illegalmente 10 milioni di ettari di foresta amazzonica, un territorio vasto quanto la Svizzera e il Portogallo. Falb Farias si trova ora in prigione e sarà processato per illeciti.
Nel corso degli ultimi cinque anni, sono state cancellate registrazioni illecite di 62 milioni di ettari di terreno in tutto il Brasile. 18 milioni sono stati destinati al programma di riforma agraria, che dovrebbe assegnare terra a 500.000 famiglie. Dati del 1997 indicano che l’88% degli insediamenti si sono verificati nella regione amazzonica.
“Le proprietà sequestrate dal governo devono essere destinate allo sviluppo sostenibile e all’utilizzo comunitario, piuttosto che per creare una nuova ondata di insediamenti agircoli. Ora le comunità tradizionali, come i raccoglitori di gomma e i pescatori non hanno accesso alle foreste occupate illegittimamente, perché non hanno titoli di proprietà” ha commentato Paulo Adario, di Greenpeace. “La Commissione dovrebbe raccomandare al governo federale la protezione delle terre recuperate dai falsi proprietari: creare riserve biologiche e foreste gestite secondo gli standard internazionali FSC”. Il Forest Stewardship Council (FSC) è attualmente l’unico sistema internazionale di certificazione del legno e dei prodotti forestali provenienti da foreste gestite in maniera ecologicamente corretta.
“Il fenomeno dei falsi attestati di proprietà è uno dei fattori che accelerano la distruzione della foresta, mentre contribuisce direttamente ad un basso livello di qualità dello sviluppo”, ha aggiunto Adílson Vieira, della Commissione Pastorale della Terra (Comissão Pastoral da Terra). Il fenomeno infatti contribuisce ad abbassare il valore della terra e favorisce un tipo di sfruttamento estensivo, basato sull’aumento della superficie coltivata (ai danni della foresta) piuttosto che su una migliore ed efficiente gestione della terra gia’ attualmente coltivata. “Il fatto è che le popolazioni rurali dell’Amazzonia sono spinte a concentrarsi nei centri urbani in cerca di migliori condizioni di vita, si creano così solo maggiori problemi sociali”.

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