Mondo

Mubarak: in Medio Oriente si rischia il caos

Lo afferma il presidente egiziano Hosni Mubarak, ieri a Roma, prima tappa del viaggio che oggi lo portera' a Parigi e domani a Londra

di Paolo Manzo

”In Medio Oriente rischiano di spalancarsi le porte dell’inferno. Se il piano di riforme americano non verra’ studiato con grande attenzione, potremo piombare in un vortice di violenza e d’anarchia che non risucchiera’ soltanto noi, ma anche chi ci e’ vicino”. Lo afferma in un’intervista a ‘La Repubblica’ il presidente egiziano Hosni Mubarak, ieri a Roma, prima tappa del viaggio che oggi lo portera’ a Parigi e domani a Londra. ”Intanto -sottolinea- bisogna intenderci su cosa e’ il Medio Oriente allargato: e’ un mosaico di popoli, di tradizioni, di modi di vita, di economie. L’iniziativa e’ interessante, e in teoria l’accogliamo”. ”Come si puo’ imporre un’unica soluzione preconfezionata in un’area sconfinata che va dalla Mauritania al Pakistan”, rileva poi il presidente egiziano, considerando che ”al tavolo mancano i giocatori piu’ importanti, i diretti interessati che non sono stati consultati”. E a ‘Repubblica’ Mubarak spiega che nell’incontro del 12 aprile con il presidente americano George Bush chiedera’ ”di adare contenuto alle riforme, ancora fumose. Gli spieghero’ -dice- che senza il nostro coinvolgimento l’iniziativa e’ destinata a fallire”. Quanto all’Egitto, il presidente sottolinea: ”a noi non servono lezioni. Ne’ abbiamo aspettato l’11 settembre per avviare le riforme” che non si possono avviare ”con la bacchetta magica. Serve tempo -spiega- il rispetto delle tradizioi e della cultura, che si modificano gradualmente. Se no si finisce per rafforzare proprio gli elementi piu’ radicali” avverte, aggiungendo di guardare a cosa succede in Algeria, ”una tragedia che si consuma da 12 anni”. Convinto che l’Europa potra’ aiutare, Mubarak ricorda che ”all’Europa ci unisce una partnership che funziona molto bene, sta portando a nuove riforme, applicate senza grancassa. E l’Egitto -dice il presidente a ‘La Repubblica’- ha fatto da apripista, ora ci seguono altri paesi: la Giordania, la Tunisia, il Marocco”. ”Ma vedete -avverte Mubarak- non saranno le riforme da sole a spegnere la fiamma che divampa in Medio Oriente. Li’ c’e un vulcano, pronto a esplodere: al cuore c’e’ la questione israelo-palestinese”. Una questione in cui l’Italia ”ha un ruolo da giocare -considera il presidente eiziano- Il vostro primo ministro Berlusconi e’ un buon amico di Sharon, mi ha assicurato che e’ pronto ad aiutare. Bisogna assolutamente rompere lo stallo”, rileva poi, dicendosi convinto che ”il muro non liberera’ gli israeliani dalla necessita’ di negoziare”. Quanto all’Iraq, il presidente egiziano ricorda di aver chiesto ”agli Stati Uniti di astenersi dal dichiarare che non accettano l’Iraq come paese musulmano: il messaggio all’intero mondo islamico -sottolinea- sarebbe devastante”.


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