Famiglia

No all’espulsione degli immigrati neo-padri

Lo stabilisce una recente sentenza della Corte Costituzionale dall'alto profilo umanitario

di Benedetta Verrini

Lo straniero ?coniugato e convivente? con una donna in stato interessante e fino ai sei mesi successivi alla nascita del figlio non potrà più essere sottoposto a provvedimento di espulsione dallo Stato italiano. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, in una sentenza (la numero 376/2001) destinata a creare non poche conseguenze nel mondo degli extracomunitari, che potranno giovarsi ora della dichiarazione d?incostituzionalità dell?art. 17, comma 2, lettera D, della legge 6 marzo 1998, n. 40 (già sostituito dall?art. 19, comma 2, lettera D, del D.Lgsl. 25 luglio 1998, n. 286, intitolato ?Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell?immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero?), il quale non prevedeva tale opportunità. Si tratta di una pronuncia di alto contenuto umano e sociale, che adegua alla tutela della maternità, nel senso che già coinvolge la madre e il nascituro, anche la figura del marito-padre, ritenuto indispensabile al momento costitutivo del nucleo familiare. Le considerazioni del giudice costituzionale si sono rivolte, nel caso specifico, alla necessità di non fare mancare alla puerpera il sostegno basilare del coniuge, nel delicatissimo periodo che precede e accompagna il parto. Inutile sottolineare, infatti, che l?alternativa alla decisione della Consulta sarebbe stata mettere la madre in condizione di seguire il marito straniero nell?espulsione, ovvero affrontare il momento della nascita da sola e privata della sua assistenza. La sentenza apre perciò un capitolo nuovo nella storia del fenomeno immigratorio. Se, da un lato, l?attuazione della conseguente modifica legislativa troverà ostacolo applicativo solo nelle ribadite ragioni di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, conferenti al Ministro dell?Interno il potere di disporre comunque l?espulsione, dall?altro, consente di accedere, per il tramite del riconoscimento dell?unione coniugale dell?immigrato, al più vasto serbatoio di tutele che riguardano il minore e, intorno a lui, la funzione familiare.


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