Non profit

La sfida di una grande realtà di Torino Fondazioni, ora investiamo sui giovani

Intervista ad Andrea Comba, presidente della Fondazione Crt. "Anni fa avrei detto che il nostro obiettivo era il patrimonio culturale".

di Francesco Maggio

Un?intervista ad Andrea Comba, ordinario di Diritto internazionale all?Università di Torino e presidente della Fondazione Crt, era già in programma due anni fa. Eravamo ormai giunti alle ultime fasi, c?era stabilire solo la data dell?incontro quando, in quei giorni di fine 2001, il ministro dell?Economia, Giulio Tremonti licenziò la sua famosa riforma. Intuite subito le avvisaglie di tempesta che si profilavano all?orizzonte, Comba preferì rinviare l?intervista. Con una promessa, però: che quando sarebbe tornato il sereno ci saremmo sicuramente incontrati. Promessa mantenuta. E sebbene, quando andiamo a fargli visita, Torino sia investita da una vera e propria bufera di neve, nel suo studio in via XX Settembre il tempo volge decisamente al sereno.
“è stata una battaglia particolarmente impegnativa quella che ci ha portato alle sentenze della Corte Costituzionale”, esordisce, “e devo dare atto al presidente dell?Acri, Giuseppe Guzzetti di aver svolto egregiamente il suo ruolo perché è riuscito a dare alla battaglia una forte connotazione ideale. Ora, però, che alla questione è stata messa la parola fine, possiamo tutti guardare al futuro con fiducia e, personalmente, avverto fino in fondo l?onore e l?onere che la sentenza 300 ci affida, ritagliandoci il ruolo di realtà ?organizzatrici delle libertà sociali?”.
Vita: Qual è, in proposito, il ruolo della Fondazione Crt?
Andrea Comba: Un ruolo sempre più da protagonista nello sviluppo socio-economico del proprio territorio di riferimento. Basti pensare che dieci anni fa, quando fui nominato presidente della fondazione, le erogazioni annue erano pari a 18 miliardi di vecchie lire. Nel 2003 sono state di 75 milioni di euro, ben otto volte di più. Ma al di là delle cifre, pur importantissime, ciò che sostiene la sentenza n. 300 della Consulta ha per noi una duplice valenza: in primis, di carattere istituzionale, nel senso che noi siamo soggetti privati e come tali dobbiamo organizzare le libertà sociali. Ma vuole pure dire che nostro compito è anche quello di agevolare la creazione di tutti quei corpi intermedi che devono gestire il bene comune, gli stessi di cui parla la dottrina sociale della Chiesa.
Vita: Come si riflette questo in concreto sull?attività della fondazione?
Comba: Qualificando sempre meglio la nostra attività erogativa. Mi riferisco, per esempio, ad alcuni progetti che abbiamo sostenuto di recente e che hanno assorbito complessivamente ben 35 milioni di euro: il progetto Lagrange a sostegno della ricerca scientifica; il progetto ICT per favorire la diffusione delle tecnologie multimediali nelle scuole del Piemonte e della Valle d?Aosta; il progetto Isacco per promuovere l?associazionismo dei piccoli Comuni che in Piemonte costituiscono il 90% del totale; il progetto Mestieri reali che mira a diffondere il patrimonio di capacità professionali che si sono create nei cantieri di restauro delle residenze sabaude. La nostra attività erogativa vuol essere sempre più mirata e per questo abbiamo deciso di suddividerla in tre filoni: i finanziamenti a progetti di terzi, progetti di natura culturale, sociale cui la fondazione a volte aderisce in uno stadio già avanzato di realizzazione; i progetti che promuoviamo direttamente noi; le erogazioni cosiddette ?a pioggia? che continuano a rivestire una grandissima importanza per la stessa sopravvivenza di tante organizzazioni non profit.
Vita: Che idea si è fatto in questi dieci anni al vertice della Fondazione Crt dello stato di salute del non profit?
Comba: Devo dire che la mia opinione è cambiata nel tempo, con l?accrescersi dell?esperienza. All?inizio ero convinto che la fondazione dovesse sostenere solo grandi interventi. Oggi mi rendo conto di quanto sia importante ascoltare e sostenere anche le piccole e piccolissime realtà del Terzo settore. Si tratta di un mondo che in Piemonte comprende oltre 5mila organizzazioni, che ha una vitalità incredibile e che costituisce un?enorme ricchezza sociale in diversi campi di intervento.
Vita: Come guarda alla rinascita delle fondazioni trainata dalle fondazioni di origine bancaria?
Comba: Con grande interesse, anche perché per decenni la figura giuridica delle fondazioni è stata invisa al nostro legislatore. Credo inoltre che le fondazioni di origine bancaria, disponendo di patrimoni solidissimi, possano a loro volta promuovere la nascita di nuove fondazioni. La Fondazione Crt, per esempio, ha finanziato totalmente la nascita di una fondazione antiusura a Torino e coinvolto nel progetto alcuni funzionari in pensione della Cassa di risparmio di Torino che, a titolo volontaristico, mettono a disposizione la loro esperienza e competenza.
Vita: Cosa manca ancora alle fondazioni di origine bancaria per fare bene fino in fondo il proprio ?mestiere??
Comba: Devono accentuare la loro indipendenza, la loro capacità propositiva, il loro stimolo allo sviluppo sociale e non essere solo di supporto a progetti di terzi.
Vita: C?è un progetto al quale è particolarmente legato?
Comba: Se questa domanda me l?avesse fatta qualche anno fa, le avrei risposto il restauro di Stupinigi, di Palazzo Madama, del castello del Valentino. Oggi non sono convinto che risponderei così. Ciò che oggi più mi affascina è puntare sui giovani, metterli in condizione di fare esperienza all?estero, di giocarsi le proprie chances. Sì, quello che adesso più mi preme è investire sulle generazioni future.

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