Salute

Aids: un antimalarico utile nella cura

La clorochina è una possibile risposta alla resistenza dei farmaci antiretrovirali. La scoperta degli infettivologi della Cattolica di Roma

di Benedetta Verrini

Il tradizionale farmaco antimalarico, la clorochina, sembra poter restituire efficacia alla cura contro l?AIDS in caso di resistenze ad alcuni farmaci come gli inibitori della proteasi: è questo che emerge dallo studio in vitro condotto dagli infettivologi dell?Università Cattolica di Roma, Antonio Savarino e Roberto Cauda e oggi pubblicato sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes. Il lavoro è stato condotto presso l’Istituto di Clinica delle Malattie Infettive della Cattolica di Roma, dove il gruppo coordinato dal prof. Roberto Cauda, ordinario di Malattie Infettive, ha ora dimostrato che la clorochina non solo è in grado di esercitare effetti antivirali, ma è anche in grado di ripristinare la sensibilità ad alcuni farmaci antiretrovirali, quali gli inibitori della proteasi (ampiamente utilizzati negli attuali cocktails terapeutici), nel caso in cui l?HIV divenga resistente e non risponda più ad essi. La mortalità dovuta all?AIDS è notevolmente diminuita, almeno nei paesi occidentali, grazie alle terapie basate sull?uso di cocktail di farmaci antiretrovirali. Tuttavia, le resistenze ai farmaci sono un problema molto importante nell’infezione da HIV. Si può definire abbastanza semplicemente la resistenza come la perdita di sensibilità del virus nei confronti dell’effetto inibitorio di un farmaco. Il virus, esposto all?azione di un farmaco, reagisce modificando il proprio corredo genetico (mutazione) in modo tale che queste variazioni gli consentano di continuare a replicarsi anche in presenza del farmaco o dei farmaci pertanto la resistenza è un importante fattore contribuente al fallimento terapeutico. Da recentissima ricerca condotta dall?International AIDS Society tra gli infettivologi statunitensi ed europei emerge infatti che il problema della gestione della resistenza dell?HIV è ai primi posti tra le preoccupazioni del medico nell?organizzare la terapia per la persona con HIV. Occorre inoltre sottolineare che il problema della resistenza del virus ai farmaci non interessa solo le persone già sottoposte a terapia, ma sempre più frequentemente si registrano casi in cui anche soggetti naive (cioè non ancora sottoposti a terapia) si sono infettati con virus resistente: dati recenti indicano che in Europa sia circa il 10% percentuale di pazienti naive con virus resistente agli antiretrovirali. Lo studio pubblicato oggi sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes, auspicabilmente, potrebbe apportare dei miglioramenti alle terapie attualmente in uso fornendo indicazioni sull?utilità dell?impiego della clorochina contro l?infezione da HIV. Questo vecchio farmaco antimalarico ed antinfiammatorio potrebbe infatti trovare interessanti applicazioni anche per l?infezione da HIV. È quanto sostiene Antonio Savarino, titolare di contratto di ricerca presso l’Istituto di Clinica delle Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: “è forse la prima strategia che potrebbe portare un giorno a vincere le resistenze di HIV ai farmaci antiretrovirali, anche se va sottolineato che questi sono dati di laboratorio, ottenuti su un numero limitato di isolati virali, e dovranno essere confermati da studi futuri prima di poter pensare ad un?applicazione clinica”. Secondo il Prof. Cauda, Direttore dell?Istituto di Clinica delle Malattie Infettive della Cattolica, “alla luce dei dati attuali, se confermati, non è da escludersi che la clorochina possa in futuro rivelarsi un’arma complementare e sussidiaria alle terapie antiretrovirali attualmente in uso?. Non è superfluo, infine, ricordare che la clorochina ha un bassissimo costo, il che potrebbe rivelarsi molto utile per il trattamento dell?infezione da HIV (in associazione ai comuni farmaci antivirali), specialmente nei paesi in via di sviluppo, con risorse economiche limitate. Questo studio pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista fornisce ulteriori conferme di lavori precedentemente condotti negli Stati Uniti presso il Mount Sinai di New York (cui partecipò lo stesso Savarino) e che avevano permesso di evidenziare come la clorochina sia in grado di inibire la replicazione di HIV, sia in laboratorio sia quando veniva somministrata a pazienti. Queste ricerche contribuirono inoltre a chiarire il meccanismo di azione anti-HIV della clorochina che consisterebbe in un blocco della glicosilazione di HIV a livello cellulare, evento questo importante nella replicazione virale. La clorochina potrebbe inoltre trovare interessanti applicazioni anche in altre malattie virali, come sostiene lo stesso gruppo di ricercatori della Cattolica in un articolo recentemente pubblicato sul supplemento Infectious Diseases della rivista medica The Lancet, dove il dott Savarino, in collaborazione con esperti italiani e stranieri, tra cui il prof. Cauda e il prof. Antonio Cassone, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive Parassitarie ed Immunomediate dell?Istituto Superiore di Sanità, ha elaborato una teoria secondo cui la clorochina potrebbe avere un ruolo nella terapia di alcune infezioni virali, sia perché dotata di un notevole spettro di attività antivirale, sia per i suoi interessanti effetti antinfiammatori.


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