Mondo
Ogm: la Cina vicina alla ratifica del Protocollo di Cartagena
Il superimportatore di soia transgenica dice basta: con l'adesione al protocollo tutelerà la biodiversità. Greenpeace: "Gli Usa smettano di ostacolare il processo di ratifica"
La Cina, il maggiore importatore al mondo di Ogm, ha annunciato che ratificherà presto il Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza. Ne dà notizia l’organizzazione Greenpeace, che chiede a Stati Uniti, Canada e Argentina di smettere di ostacolare il processo di ratifica e seguire l’esempio della Cina e degli altri 87 Paesi che hanno finora ratificato il Protocollo.
“Si tratta del primo accordo internazionale legalmente vincolante che disciplina il movimento transfrontaliero di Ogm e per noi è il primo passo per tutelare la biodiversità” afferma Federica Ferrario, responsabile Ogm di Greenpeace.
La Cina ha importato lo scorso anno la quantità record di 20 milioni di tonnellate di soia: più del 70%, secondo gli esperti, geneticamente modificata.
“L’importazione di soia Ogm è una grossa minaccia alla diversità genetica della soia cinese” sottolinea Ferrario non vorremmo che si verificassero episodi di contaminazione come è successo in Messico con il mais Ogm importato dagli Usa”.
Greenpeace ricorda che gli Stati Uniti hanno fatto ricorso al Wto contro le regole sulla biosicurezza introdotte dalla Cina e hanno fatto pressione (insieme al Canada) sul Messico perché firmasse, lo scorso ottobre, un accordo trilaterale sugli Ogm. Secondo questo accordo, in netto contrasto con il Protocollo di Cartagena, il Messico consentirebbe l’importazione di carichi di mais, con percentuali Ogm anche del 5%, senza nessuna etichettatura.
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