Welfare

Gli over 60 a rischio

Nell’Ue, il 10% dei nuovi malati di aids ha più di 50 anni. In Africa, il prezzo dei farmaci scende a 38 cent al giorno. Ma la discriminazione resta. Nel 40% dei Paesi. E a Milano

di Carlotta Jesi

Quest?anno a celebrare la giornata mondiale di lotta all?Aids, ci saranno 5,3 milioni di persone in più. Sono i sieropositivi del Sudafrica, lo Stato con più persone colpite dal virus al mondo, che il 19 novembre scorso hanno ricevuto una storica notizia: il loro governo ha deciso di distribuire i farmaci antiretrovirali a tutti i malati di Aids. A tappe forzate per un Paese in cui ha accesso alle cure solo l?1% di chi ne avrebbe bisogno: 150mila sieropositivi entreranno in terapia entro la fine del prossimo anno. E i buoni risultati raggiunti nel 2003 non finiscono qui. Due cocktail a 38 cent al dì C?è da festeggiare il via libera all?esportazione di farmaci generici anti Hiv tra Paesi poveri che il Wto ha deciso il 30 agosto 2003 suscitando grandi speranze sotto l?Equatore, dove vive il 95% dei malati di Aids della Terra. E c?è da rallegrarsi anche per l?accordo firmato in ottobre dalla fondazione dell?ex presidente americano, Bill Clinton con quattro aziende indiane e sudafricane che producono farmaci generici: venderanno nei Paesi poveri due cocktail dei principali farmaci anti Aids a 38 cent al giorno a persona. Il prezzo più basso mai raggiunto finora. Che impatto avrà tutto questo sull?avanzare dell?Hiv che infetta 6mila adolescenti al giorno e che, solo in Italia, abita nel corpo di 150mila persone, di cui un terzo risiede in Lombardia? È presto per dirlo. L?unica cosa certa è che ci sono ancora molti fronti su cui combattere l?infezione. A cominciare dalla Cina. Paese che ha sottovalutato troppo a lungo il virus (le stime ufficiali oggi riconoscono appena uno 0,1% degli adulti infetti) e che, secondo le Nazioni Unite, entro il 2010 si troverà a gestire quasi 300mila orfani dell?Aids e 10 milioni di infetti. Discriminazione a Milano Sieropositivi che si troveranno ad affrontare il principale problema con cui oggi convivono i malati dei Paesi ricchi, compresi i quasi 700 nuovi infetti l?anno e i 25mila sieropositivi di Milano: la discriminazione. Sul posto di lavoro, a scuola, in famiglia. La denuncia la Lila, che ha raccolto l?esperienza, pubblicata in questa pagina, di una donna sieropositiva. E lo conferma il direttore del programma Onu sull?Aids, Ben Plumley: «Il 40% dei Paesi del mondo non ha ancora adottato leggi anti discriminatorie per proteggere chi è stato infettato dal virus dell?Hiv». Una malattia che è sempre meno un?esclusiva di tossicodipendenti e omosessuali e sempre più un virus che mette a rischio tutti. Meno contagi tra i tossici I dati raccolti dal ministero della Sanità parlano chiaro. Non solo, nel 2003, è aumentata la percentuale di infezioni acquisite per via sessuale, il 13% contro il 10 del 1993, ma oggi, in Italia, la percentuale di eterosessuali che si ammala di Aids è superiore a quella dei tossicodipendenti: 38% contro il 37. Delle 4mila persone che hanno scoperto di essere sieropositive nel 2003, inoltre, la maggior parte ha contratto il virus per via eterosessuale: il 70% delle donne e il 30 degli uomini. Anziani a rischio L?età media di chi scopre di essere sieropositivo? In continuo aumento: sale a 40 anni per gli uomini e a 36 per le donne, rispetto ai 29 e 24 anni del 1995. E non mancano i casi di ultra 60enni che si ammalano di Aids. Tanto che, secondo l?Onu, in America e nell?Unione europea il 10% di nuovi di casi di Aids si registra tra persone con più di 50 anni. Una categorie a rischio tanto quanto i giovani. Le speranze di un vaccino per curare i 46 milioni di sieropositivi che si contano nel mondo, fra cui si contano 3.600 bambini italiani? Lontane, purtroppo. Per colpa del virus, che continua a mutare. Ma anche dei governi che, nella lotta all?Aids, investono troppo poche risorse. Come dimostra il Fondo globale per la lotta all?Aids, la malaria e la tubercolosi che, secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, avrebbe dovuto gestire 10 miliardi di dollari l?anno. A tre anni dalla sua fondazione, ne ha in cassa appena 3,3. Da farsi bastare fino al 2008.


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