Famiglia

Fondi etici, la tempesta non lascia danni

Dopo il caso Parmalat interviene Marco Avoledo, responsabile marketing dei fondi Nextra: «Rilanciamo e cerchiamo un pubblico più ampio per i prodotti socialmente responsabili»

di Ida Cappiello

L?onda lunga degli scandali finanziari è arrivata fino al risparmio gestito. Nextra, la più grande sgr italiana, è coinvolta nell?inchiesta giudiziaria su Parmalat attraverso l?accusa al suo ad, Giovanni Landi a un suo collaboratore di concorso in aggiotaggio. La sgr di Banca Intesa ha in portafoglio quattro prodotti socialmente responsabili: tre gestioni multifondo, lanciate circa un anno fa, e un fondo Etf quotato in Borsa. Nel sito internet della banca si trova l?elenco delle tre gestioni, ma il link alla descrizione non è attivo, mentre l?Etf non viene nominato. Un caso, oppure, in un momento così critico, il futuro di questi prodotti è incerto? L?abbiamo chiesto al responsabile marketing della società, Marco Avoledo, persona di grande competenza professionale che tuttavia non ha potuto spiegare il mistero, nemmeno con l?aiuto dei colleghi di Banca Intesa. «Confermiamo l?interesse per la finanza etica e puntiamo a diffondere i prodotti presso un pubblico più ampio dell?attuale», spiega a Vita Avoledo. Cui va riconosciuto, assieme all?azienda che rappresenta, il merito di avere accettato di rispondere alle nostre domande solo un paio d?ore dopo la notizia dell?iscrizione dell?ad della società nel registro della procura milanese. Ma la vita della sgr era difficile già da qualche tempo: la forte esposizione sui titoli Parmalat, infatti, ha generato una fuga di sottoscrittori di fondi per 1,500 miliardi di euro, solo a gennaio. Fuga che però non ha toccato i prodotti etici, premiati invece da una buona redditività (tra il 2 e il 5% a seconda della tipologia). Il caso caput mundi Anche la Banca popolare di Lodi, presente nella finanza etica con il fondo Roma Caput Mundi e una gestione multifondo, è finita nel mirino della magistratura, con il numero uno Giampiero Fiorani accusato, pure lui, di aggiotaggio. Vedremo tra breve se i risparmiatori volteranno le spalle a Bipielle Fondicri, la sgr del gruppo. Al momento non c?è nessun segnale negativo, rassicura il direttore generale Luigi Bossi, il quale conferma l?impegno sulla finanza responsabile: «Noi andiamo avanti, soprattutto perché il nostro cavallo di battaglia, il fondo Roma Caput Mundi, va molto bene: viaggiamo verso i 100 milioni di euro, di cui un terzo arriva da nuove sottoscrizioni. La gestione multifondo invece è più debole, e stiamo studiando come rilanciarla ». In dieci con il bollino Dunque, il socially responsible sembra al riparo dalle cadute di immagine dei protagonisti della finanza. Ma al di là delle situazioni estreme, una cosa è certa: la fase dei fondi etici annunciati e poi messi in un cassetto è definitivamente chiusa. Tutti i principali attori del credito, ormai, si sono messi il distintivo (dieci hanno almeno un ?bollino? di Assogestioni, la E maiuscola), ma lo sviluppo riguarderà solo chi ci investe sul serio, per gli altri non c?è futuro. «Io credo sinceramente che il salto di qualità del risparmio etico non potrà che venire dal mondo della solidarietà», dice Luca Mattiazzi, direttore di Etica sgr. « è su quel terreno che bisogna lavorare: enti non profit, religiosi, ong, sindacati, in prospettiva i fondi pensione, insomma soggetti collettivi, già consapevoli ma che ancora devono fare le proprie scelte in tema di risparmio». Per le banche convenzionali, allora, qual è la strada? Credere nel prodotto, sia pure di nicchia, o lasciar perdere. Qualcuno ci ha pensato e rilancia. SanpaoloImi, ad esempio, il più grande gestore di fondi etici in Italia, vuole ripartire da un fondo nuovo, il Serenissima, caratterizzato da un parziale ritorno alla devoluzione rispetto al socially responsible puro. Gianluca Manca, gestore del comparto azionario nella sgr San Paolo Wealth Management, spiega perché. «Il fondo, partito a gennaio, devolverà una percentuale delle commissioni di gestione a interventi di recupero e valorizzazione della città di Venezia. Abbiamo pensato a un segnale di impegno sociale su un obiettivo condivisibile da tutti, per dare un messaggio più immediato ai clienti, soprattutto i ?neofiti? del settore».


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