Volontariato

Banche:i numeri senza futuro

Una ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà porta a galla i problemi del sistema creditizio. Ecco le cifre

di Redazione

Le banche italiane dopo la riforma del 1994? Ancora in mezzo al guado, nel complesso prive di un?identità forte, che hanno fortemente eluso la possibilità concessa dal nuovo Testo unico bancario di creare un rapporto partecipativo con imprese non finanziarie. Per altro verso, risultano ampiamente sfruttate le possibilità di ripianare le situazioni di crisi delle imprese attraverso la conversione dei crediti bancari in capitale proprio. Quanto agli accordi di Basilea2, questi rischiano di ridurre sensibilmente l?esposizione complessiva nei confronti delle piccole e medie imprese, così come peraltro sta già avvenendo nel resto d?Europa: da una recente indagine sui 37 maggiori gruppi bancari europei, risulta infatti che dal 1995 al 2001 gli impieghi sono scesi dal 49,2% al 43,9% . Una dinamica, questa, che potrebbe avvicinare sempre più il nostro sistema a quello americano dove il finanziamento alle piccole e medie imprese è da sempre appannaggio delle banche di non grandi dimensioni e dove le pmi ricorrono frequentemente all?equity. A dirlo è lo studio Banche italiane: tra economia reale e utopie finanziarie realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà e presentato a Milano nel corso di un convegno, il 30 gennaio scorso. Un?indagine da cui emerge anche che, nonostante le aggregazioni degli ultimi anni (alla fine del 2002 il sistema bancario risultava composto da 814 banche, di cui 17 maggiori e 764 piccole) la distanza tra le maggiori banche italiane e quelle europee non si è ridotta, ma permangono due fattori strutturali di debolezza: il primo riguarda gli assetti proprietari che, per la maggior parte dei gruppi nazionali, sono affidati ai più importanti intermediari finanziari spagnoli, francesi, olandesi e tedeschi; il secondo consiste nel fatto che gli istituti di credito nazionale non sono mediamente muniti di un governo societario stabile, ma sono potenzialmente condizionati dalla politica gestionale seguita dai propri azionisti stranieri, orientata all?attuazione di aggregazioni su scala europea. Info: www.sussidiarieta.net


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