Famiglia

Il rating etico, una buona soluzione

Il presidente della Banca popolare di Milano dice la sua sulla crisi dei bond. «Investimenti a rischio zero non esistono. E il “fai da te” elimina la percezione dei rischi».

di Francesco Maggio

Sono giorni difficili per la reputazione delle banche, che in questo momento è al minimo storico». Si era espresso così poche settimane fa Roberto Mazzotta, presidente della Banca popolare di Milano, al convegno su Fondazioni e banche prossime venture organizzato dalla Fondazione CdO per la sussidiarietà. Oggi rimane dello stesso avviso ma, accogliendoci nel suo studio milanese in piazza Meda, subito ci tiene a precisare: «Questo gran martellare sulle banche fa male al Paese. La centralità del sistema bancario nel sistema economico del Paese è determinante. Certo, se si è arrivati a certe degenerazioni bisogna fare chiarezza, accertare le responsabilità e sanzionarle duramente. Ma attenti a fare di tutta l?erba un fascio». E&F: Presidente, quali sono i grandi nodi che il sistema bancario oggi deve sciogliere? Roberto Mazzotta: La grande domanda che il mondo bancario deve porsi è come riconquistare una buona reputazione nei confronti dei risparmiatori e delle imprese. Ma attenzione a dire che le banche sono obbligate a rimborsare tutti i risparmiatori. Innanzitutto perché non tutti i risparmiatori sono uguali, vedo oggi in giro troppi ?creduloni postumi?. E poi, non dimentichiamoci che le banche non sono entità metafisiche, sono di proprietà di altre migliaia di risparmiatori, la banca non usa denari propri ma di altri e quindi mi colpisce molto la benevolenza di alcuni banchieri quando mettono a disposizione soldi per effettuare rimborsi. Detto ciò, non c?è dubbio che ci sono state gravi carenze. E&F: Quali le principali? Mazzotta: Soprattutto dal punto di vista della comunicazione e dell?informazione che le banche devono dare ai risparmiatori e agli imprenditori. Non esistono operazioni a rischio zero, questo è evidente, ma la banca deve fornire informazioni puntuali, non deve mai trasferire ai clienti rischi propri. E&F: Questo ha finito per screditare i corporate bond che possono, al contrario, essere uno strumento finanziario importante per la crescita delle imprese? Mazzotta: Proprio così. Il mercato delle obbligazioni emesse dalle imprese è un mercato fondamentale per lo sviluppo economico, aggiuntivo all?intermediazione bancaria, che rischia di essere fortemente appannato. E&F: Come se ne esce? Mazzotta: Quanto successo insegna una cosa: mentre da un lato va sempre più sviluppato questo comparto della finanza, dall?altro la lezione è che deve crescere il ruolo degli intermediari. Il ?fai da te? non dà la percezione corretta del livello di rischio che si corre, non tutti i risparmiatori hanno una competenza finanziaria particolarmente spiccata. Oggi è confermata l?importanza del mercato obbligazionario ma è evidente che il collegamento con lo sviluppo deve essere governato, principalmente, attraverso le strutture di risparmio gestito dai professionisti. E&F: La fiducia nei bond però si ricostruisce anche attraverso la qualità dei titoli emessi, il rating assegnato loro. Ma se le agenzie di rating si dimostrano ?fragili?, che valore assume il rating? Mazzotta: è una questione aperta. Le banche farebbero bene a comunicare ai clienti che collocano solo titoli da un certo rating in su. Il rating, inoltre, non è uno strumento di affidabilità assoluta, le strutture che gestiscono un portafoglio non possono fidarsi solo del rating, devono cercare notizie sull?azienda, sugli amministratori dell?azienda. E&F: Il rating etico può essere d?aiuto in tal senso? Mazzotta: Direi proprio di sì. Faccio un esempio: i banchieri di 50 anni fa non conoscevano il rating, non sapevano cosa fosse il venture capital, non avevano idea di cosa fosse ciò che può essere definito solo con parole inglesi. Eppure questi banchieri hanno fatto la ricostruzione italiana. Questo per dire che il merito di credito era all?impresa, all?investimento ma anche alla persona. E&F: Ma la conoscenza della ?persona? implica un rapporto molto diretto con la comunità di riferimento. Oggi le banche sono in grado di instaurare un simile rapporto? Mazzotta: Non tutte. Ogni banca deve capire qual è il suo segmento di mercato, la sua identità. Per esempio, la Bpm sta attraversando una fase di trasformazione profonda. Negli anni passati, operando a Milano, aveva dato uno spazio molto ampio ai finanziamenti concessi ai grandi gruppi e aveva centralizzato fortemente i suoi centri decisionali. Oggi stiamo tornando a specializzarci e a rivolgerci al nostro mercato tipico che è quello dell?imprenditorialità di territorio che comporta un decentramento decisionale. E&F: Cosa pensa di questo gran parlare che si fa oggi di etica nel mondo della finanza? Mazzotta: Io faccio una constatazione: da un lato, fioriscono i convegni dedicati all?etica nella finanza, dall?altra aumenta la quantità di scandali finanziari. Quando l?etica diventa un argomento che le imprese ritengono indispensabile comunicare, allora secondo me bisogna stare all?erta. E&F: Che futuro immagina nel medio-lungo periodo per il sistema bancario italiano? Mazzotta: Il nostro ?pollaio domestico? deve scegliere tra due strade: quella americana e quella giapponese. Negli Usa, dopo lo scandalo Enron, si è deciso di voltare pagina intervenendo con il bisturi per estirpare il marcio che c?era nel sistema. In Giappone si è tenuto tutto chiuso in una pentola e ci sono voluti 12 anni per cominciare a uscire da una situazione di stallo. E&F: Il suo auspicio? Mazzotta: Avere un sistema istituzionale forte, capace di reggere la sfida del bisturi senza nevrastenie e senza girotondi, sapendo che così il nostro non sarà più un sistema che potrà essere difeso a livello domestico ma sarà aperto a livello continentale


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